Sulla spaccatura del centrodestra scaturita dall'ultima seduta del Consiglio comunale si è scritto diffusamente. A rompere definitivamente i già precari equilibri in seno alla maggioranza, lo ricordiamo, il voto favorevole all'allargamento del progetto Sprar ai minori non accompagnati da parte di Forza Italia e L'Aquila Futura, che hanno condiviso l'ordine del giorno presentato dai consiglieri de Il Passo Possibile Elia Serpetti e Paolo Romano.
Nonostante le dichiarazioni di unità e coesione, in questi giorni lo scambio d'insulti e accuse reciproche tra le forze di maggioranza è stato costante, con la frangia forzista-futurista che, da un lato, ha tentato di minimizzare la spaccatura della maggioranza sottolineando la coerenza dell'azione amministrativa posta in essere; dall'altro ha giustificato agli occhi del proprio elettorato l'apertura sul tema dell'accoglienza ribadendo posizioni securitarie e restrittive in fatto di politiche migratorie. Proprio alla luce delle dichiarazioni e affermazioni degli esponenti dei due partiti in questione, è bene chiarire alcuni aspetti riguardanti il progetto Sprar, il sistema di accoglienza secondario che, nonostante al centro delle cronache, è stato rappresentato in modo superficiale se non scorretto.
Prima di entrare nel merito del progetto Sprar rivolto ai minori stranieri non accompagnati e del progetto Sprar attivo all'Aquila dal 2011, è bene accennare al quadro dell'accoglienza nel nostro paese. In Italia l'apparato è organizzato secondo una governance multilivello. Parallelamente alle politiche migratorie nazionali, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) demanda alla rete degli enti locali competenze circa la realizzazione di progetti d'accoglienza integrata sul territorio. Per attivare il sistema gli enti locali presentano, autonomamente, sulla scorta di appositi bandi, i progetti di accoglienza per richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria che vengono sottoposti all'esame di una Commissione di valutazione, con la possibilità di utilizzare le risorse finanziarie messe a disposizione dal Ministero dell'Interno attraverso il Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, vincolato all'erogazione di contributi in favore dei suddetti enti locali. Il Ministero dell'Interno fornisce le linee guida, dove sono specificati i cirteri e le modalità di presentazione delle domande per l'accesso degli enti locali fino alla ripartizione annuale del Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo (FNPSA).
Le recenti disposizioni di partecipazione ai bandi Sprar (2016) prevedono la cosiddetta "clausola di salvaguardia" che in sostanza rende esenti i Comuni rientranti nella rete dell'accoglienza di secondo livello - o che intendano aderirvi - dall'attivazione di ulteriori forme di accoglienza. Nello specifico, se un Comune sceglie di partecipare allo Sprar e raggiunge la quota di riferimento - pari a 2 o 3 richiedenti asilo rifugiati o destinatari di protezione sussidiaria ogni mille abitanti - non sarà tenuto ad implementare il sistema di accoglienza mediante l'apertura di altre strutture, come i Cas, ordinate dalla Prefettura. A livello territoriale, gli enti aderenti garantiscono interventi che superano la distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo, attraverso il lavoro di un'equipe multidisciplinare formata da insegnanti, psicologi, avvocati, assistenti sociali, misure di informazione, asssistenza e orientamento che accompagnano i beneficiari dal momento del colloquio con la Commissione territoriale competente alla valutazione delle richieste d'asilo, fino all'inserimento lavorativo.
Altra cosa è il progetto Sprar rivolto ai minori stranieri non accompagnati (MSNA). Grazie alla recente approvazione (2017) del DDL Zampa su proposta di riforma del sistema di tutele nei confronti dei minori stranieri non accompagnati elaborata nel 2013 dalla Onlus Save The Children, i minori stranieri che arrivano in Italia senza genitori o figure adulte di riferimento non potranno essere respinti. La legge definisce, altresì, una nuova filiera per l'accoglienza dei MSNA e una nuova regia in capo, anche in questo caso, al Ministero dell'Interno secondo due fasi: la primissima accoglienza in strutture governative dedicate all'identificazione dei minori (in cui il tempo di permanenza massima è 30 giorni) e il successivo trasferimento nel sistema di seconda accoglienza in centri che aderiscono al Sistema per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) diffusi su tutto il territorio nazionale. Relativamente all'attivazione dello Sprar per i MSNA, il meccanismo ricalca quello già illustrato per lo Sprar adulti - presentazione di progetti da parte degli enti locali, possibilità di accesso al FNPSA e di controllare le quote per comune - , mentre per quanto riguarda le misure di accoglienza, il sistema di tutele per minori non accompagnati prevede la possibilità di accogliere nell'ambito dei progetti Sprar tutti i minori stranieri, non solo i richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria - ai quali è tuttavia riconosciuta una priorità - come è stato più volte ribadito in questi giorni da Forza Italia e L'Aquila Futura.
Indipendemente dalla presenza nel territorio comunale di un progetto Sprar adulti già attivo, come nel caso dell'Aquila, per l'estensione dello stesso ai minori non accompagnati è necessario presentare (in due date fisse, il 29 marzo e il 30 settembre) un progetto ex novo presso il Ministero dell'Interno, previa approvazione da parte del Consiglio comunale e la partecipazione ad una gara europea per l'affidamento del progetto.
Con il voto dell'assise, venerdì scorso, il Comune ha manifestato interesse ad estendere ai minori il progetto Sprar esistente ma, al momento, non è stato redatto alcun progetto. Sebbene circa 30 persone, dopo aver seguito un corso obbligatorio di formazione, grazie ad un percorso autonomamente promosso e portato avanti da numerose associazioni del territorio - tra cui Arci e Rete Solidale L'Aquila - e al finanziamento dal parte del CsvAq per la parte seminariale dei convegni, abbiano già ottenuto l'idoneità allo svolgimento del ruolo di tutore volontario per minori stranieri non accompagnati e il Tribunale per i minori dell'Aquila stia procedendo, proprio in questi giorni, alle prime assegnazioni. A dimostrazione di come, nonostante l'immobilismo dell'amministrazione comunale, privati cittadini e associazioni abbiano scelto di muoversi spontaneamente.
Lo Sprar all'Aquila
Dal 2011 il Comune dell'Aquila è entrato a far parte, quale ente titolare, del progetto Sprar, affidandone la gestione, tramite gara europea, al Comitato territoriale Arci. Attualmente sono accolte in tutto 36 persone di cui 21 all'Aquila, 15 a Castel del Monte, dove il Comune, dopo aver messo a disposizione un centro di accoglienza temporanea, ha deciso poi di aderire autonomamente allo Sprar, e 15 a Pizzoli. Si tratta di ragazzi giovanissimi che sono entrati nella vita della città partecipando a progetti teatrali e musicali, raccontando le loro esperienze nelle scuole così come nelle aule dell'Università, partecipando a corsi di formazione che, ad alcuni di loro, hanno insegnato un mestiere.
Nel corso di questi sette anni, un buon numero di beneficiari usciti dal progetto è riuscito a stabilizzarsi sul territorio: circa il 40% dei beneficiari ha lasciato il progetto "per integrazione", trovando uno sbocco lavorativo nel settori della ristorazione e dell'edilizia in particolare. Alla buona riuscita del progetto in termini di integrazione, si aggiungono le ricadute positive sul territorio anche in termini di investimento che il progetto realizza. Circa il 40% delle risorse viene dedicata al personale, l'equipe multidisciplinare che segue i beneficiari durante la loro permanenza nell'ambito del progetto; il 10% ricade sul territorio attraverso il fitto delle abitazioni prese in locazioni da privati e un 25% circa attraverso l'acquisto del vitto, dell'abbigliamento e dei generi di prima necessità.
Nonostante ciò, le amministrazioni comunali, quali enti titolari, non si sono mostrate particolarmente attente nel promuovere la continuazione del progetto. La precedente giunta Cialente infatti, dopo un primo rinnovo nel bando pubblicato a ottobre 2013 per il triennio 2014/2016, ha deciso di riconfermarlo e finanziarlo fino al 2019 ma, in quest'ultimo caso, anzichè procedere a gara europea per il riaffidamento ufficiale al Comitato territoriale Arci si è avvalso di proroga tecnica. Da allora, per la mancata partecipazione del Comune dell'Aquila alla predetta gara per il riaffidamento, si sono susseguite altre due proroghe tecniche, per coprire il 2017 e il 2018.
Con l'arrivo della attuale amministrazione la situazione non è cambiata. Anzi, il lavoro delle figure professionali impegnate nell'ambito del progetto, è reso ancora più difficile dalla mancata erogazione dei contributi relativi al 2017 (circa 150.000 euro). Il prossimo 30 giugno scadrà anche la terza proroga tecnica, e, ad oggi, non risulta che il Comune dell'Aquila, in particolare l'assessorato delle Politiche Sociali, competente in materia, abbia provveduto ad indire la nuova gara per procedere al riaffidamento ufficiale del progetto Sprar.
Considerando, inoltre, che l'assessore competente, Francesco Bignotti, avrebbe manifestato volontà di non procedere al rinnovo della proroga tecnica, la domanda sorge sponatanea: cosa accadrà il prossimo il 30 giugno? Si consideri anche che la quarta proroga tecnica su un progetto di tre anni potrebbe risultare rischiosa, alla luce di svariati pareri in merito da parte dell'Anac, secondo i quali "la proroga tecnica degli affidamenti dei servizi SPRAR è legittima per il tempo necessario alla concessione del nuovo finanziamento e all’espletamento della procedura di gara per la scelta del nuovo affidatario".
Si spera che il voto favorevole del Consiglio comunale sull'accoglienza dei minori non accompagnati, possa servire anche a mettere fine all'immobilismo rispetto al Progetto Sprar già attivo.