“Ci siamo svegliati perché sentivamo il lamento flebile di una signora. Non ci siamo subito resi conto che aveva bisogno d’aiuto, perché la voce era strozzata dal fumo che si era sprigionato nel Map dove viveva. Quando siamo usciti di casa abbiamo capito cosa stava accadendo”. E’ il racconto di Valentina Castellani, inquilina dei moduli abitativi provvisori di Monticchio dove, nella mattinata di ieri, si è sviluppato un principio di incendio.
“Per fortuna, nonostante fossero storditi, sono riusciti a svegliarsi e a spegnere le fiamme. Pensare che hanno anche un bambino. E’ andata in corto circuito la scatola dell’impianto elettrico istallata sotto i lavandini delle abitazioni. Non è la prima volta. Già l’anno scorso, a gennaio del 2012, un incendio aveva distrutto quattro appartamenti. E si era scatenato per gli stessi motivi. I Vigili del fuoco controllarono, allora, tutti gli impianti e ci dissero che non erano a norma perché le scatoline sono troppo piccole rispetto a quello che vi è convogliato, dalla lavatrice alla lavastoviglie. Non lo hanno messo per iscritto, però, ce lo hanno detto a voce. Si innescano delle scintille anche se gli elettrodomestici sono spenti e, quindi, c’è il rischio continuo di incendi perché i Map non sono affatto ignifughi. Anzi, è tutto costruito in legno e plastica. Non ci sono neanche gli estintori”.
In altre parole, 68 famiglie vivono ogni giorno con l’angoscia: “questi moduli sono delle trappole, non solo per gli impianti. Per dire, gli inquilini della mia palazzina, al piano di sotto, quando piove hanno infiltrazioni d’acqua nelle prese di corrente. Si limitano a non usarle. Dopo l’incendio dell’anno scorso, vennero a dirci di non accendere mai due elettrodomestici contemporaneamente. Vennero a dirci che avrebbero provveduto alla messa in sicurezza di tutte le abitazioni. E invece… “
Lascia interdetti che alcune famiglie che vivono nei Map preferiscano non denunciare quanto sono costrette a sopportare per paura di essere, di nuovo, sfollate: “la cosa che mi ha colpito, è stata la titubanza di alcuni nel chiamare i Vigili. E’ già accaduto che abitanti dei moduli che hanno avuto dei problemi abbiano chiesto di non fare verbali perché significa, nella maggior parte dei casi, essere costretti a lasciare l’abitazione per andare altrove. Come è successo ieri mattina: la famiglia che viveva nel Map dove si è sviluppato il principio di incendio è stata già trasferita a Bazzano. Qui vivono delle persone anziane, famiglie con bambini che hanno il timore di dover cambiare di nuovo vita dopo aver vissuto nei campi, negli alberghi, nelle caserme, prima di ritrovarsi a Monticchio. La gente è costretta a scegliere tra l’incolumità e l’ennesima diaspora. Chi dobbiamo ringraziare? Chi ci ha costretti a dormire con un occhio aperto ed uno chiuso?”
Ogni mattina, racconta Valentina, quando passa lo scuolabus i bambini piangono. Non vogliono andare a scuola. Stamane erano tutti in silenzio, con gli occhi sbarrati, come a non voler disturbare. Possibile che dopo l’incendio dell’anno passato nessuno sia intervenuto? Possibile che le famiglie che vivono nei Map di Monticchio debbano convivere con l’angoscia? Le paure che ci ha raccontato Valentina sono le stesse degli sfollati dai moduli di Cansatessa e di Arischia. Costretti a ricominciare ancora, nuova vita e nuove abitudini. Senza alcuna certezza. Avrebbero bisogno almeno di risposte.