Rischia di saltare la candidatura della Perdonanza Celestiniana a Patrimonio Immateriale dell'Unesco.
Come noto, il dossier era stato presentato - una prima volta - nel 2015: il Giubileo aquilano era l'unica candidatura avanzata dall'Italia per l'anno a seguire, e si respirava grande ottimismo; invece, il Comitato intergovernativo dell'Unesco, riunito in Namibia, all'ultimo momento chiese ulteriori approfondimenti su un paio di questioni e non ci fu il tempo materiale per istruire la pratica con i chiarimenti richiesti. Sul punto, torneremo. Venne disposto, comunque, il rinvio dell'iscrizione. Si tentò di nuovo nel 2016, ma il Comitato Direttivo della Commissione Nazionale italiana per l'Unesco scelse di presentare la candidatura unica dell'arte dei pizzaiuoli napoletani che, nei giorni scorsi, ha ottenuto l'ambito riconoscimento. Si disse, allora, che la Perdonanza Celestiniana sarebbe stata l'unica candidatura italiana per l'anno 2018, col dossier della 'Cerca e cavatura del tartufo. Conoscenze pratiche e tradizionali' idoneo quale proposta secondaria. A marzo scorso, quindi, è stato depositato, di nuovo, il dossier. Tuttavia, è emerso che la proposta del Giubileo aquilano è stata rinviata di un altro anno, al 2019; in effetti, navigando il sito dell'Unesco si evince che la Perdonanza non è più candidata a patrimonio immateriale 2018 e figura, tra l'altro, in una lista d'attesa che tiene in conto ulteriori 8 proposte italiane per il 2019, compresa la 'Cerca e cavatura del tartufo'.
NewsTown è venuta in possesso di un documento [potete leggerlo qui] che, fino ad oggi, è stato tenuto riservato e che dimostra come il Comune dell'Aquila fosse stato avvertito del rinvio già nel giugno scorso, il giorno 16 per essere precisi; si tratta di una lettera inviata il 4 dicembre scorso, dieci giorni fa, dal Segretariato generale del Mibact (Ufficio Unesco) all'Ufficio Perdonanza ed Eventi del Comune dell'Aquila e, per conoscenza, al presidente della Commissione Nazionale italiana per l'Unesco Franco Bernabé.
Non sono chiari i motivi del rinvio: a quanto si è potuto apprendere, l'Unesco avrebbe deciso di privilegiare, per il 2018, le proposte di candidatura dei paesi così definiti 'emergenti'. Lo ribadiamo, però: i motivi non sono affatto chiari. Preoccupa, però, ciò è scritto d'altro, nella missiva: la funzionaria del Mibact, infatti, fa presente che il dossier di candidatura dovrà essere aggiornato all'anno corrente dell'invio e, dunque, rivisto, vagliato e presentato entro il 30 marzo 2018.
E qui sta il nodo. Leggiamo dalla missiva: "Questo ufficio, non avendo più ricevuto comunicazioni da parte della rappresentatività della comunità e delle Istituzioni aquilane in relazione al prosieguo dell'attività istruttoria così come dell'aggiornamento delle attività di salvaguardia relativamente all'Elemento in oggetto (la Perdonanza, appunto), a partire dallo scorso mese di giugno, evidenzia che ai fini della valutazione del processo istruttorio e dei contenuti tecnico scientifici richiesti dalla Convenzione Unesco, sarebbe necessario ottemperare all'aggiornamento puntuale ed esaustivo della documentazione richiesta in sede di valutazione da parte degli organismi Internazionali coinvolti"; viene aggiunto che l'ufficio "conferma la disponibilità a supportare la comunità coinvolta nella candidatura [...] evidenziando al contempo i limiti delle tempistiche procedurali". Il 30 marzo 2018, come detto.
Insomma, dal mese di giugno - dalla comunicazione del rinvio della candidatura, per essere chiari - il Comune dell'Aquila non ha più interloquito con l'ufficio del Mibact che si occupa dei riconoscimenti Unesco, non si è più interessato all'argomento, facendo correre via del tempo prezioso per lavorare all'aggiornamento del dossier.
La missiva recapitata al Comune dell'Aquila sembra proprio smentire, tra l'altro, le parole dell'assessore Sabrina Di Cosimo che, polemizzando a distanza con l'ex sindaco Massimo Cialente, aveva dichiarato - parole sue - come "l'Amministrazione comunale" non avesse, "nella maniera più assoluta, abbandonato alcun progetto finalizzato al riconoscimento della Perdonanza Celestiniana quale patrimonio immateriale dell'Unesco"; e invece, dal giorno dell'insediamento ad oggi, nessuno si è più occupato del dossier.
E i tempi stringono: per poter consegnare il documento entro il 30 marzo 2018, lo stesso va discusso e approfondito col Ministero e, dunque, passato alla valutazione in sede di Consiglio direttivo della Commissione italiana per l'Unesco; insomma, dev'essere pronto alla fine di gennaio, al massimo ai primi giorni di febbraio. E considerato che siamo alle porte delle festività natalizie, con gli uffici pubblici ministeriali che resteranno chiusi almeno fino all'8 gennaio, va da sé che la candidatura è davvero a rischio, considerato pure che ci sono altre 7 proposte.
A confermare le nostre preoccupazioni è il professor Ernesto Di Renzo, docente all'Università 'Tor Vergata' di Roma, antropologo e ricercatore, membro del comitato promotore la candidatura della Perdonanza ed estensore materiale del dossier presentato all'Unesco nel 2015. Di Renzo non era a conoscenza del rinvio della candidatura della Perdonanza, l'ha appreso da news-town. "A seguito del rinvio del dicembre 2015, non siamo stati più coinvolti nel progetto", ci ha spiegato. A confermarlo Walter Capezzali che, in seno al comitato, era il referente dell'Unesco: "Da inizio 2016, il dossier è stato affidato esclusivamente, e direttamente, alla interlocuzione tra Mibact e Comune dell'Aquila che l'hanno elaborato per ripresentarlo, di nuovo, nel marzo 2017".
"C'è sempre uno sfalzamento di un anno tra la proposta e il riconoscimento, che avviene l'anno successivo", aggiunge Di Renzo; "l'arte dei pizzaiuoli, inserita nella lista del Patrimonio immateriale dell'Unesco qualche giorno fa, era stata candidata a marzo 2016. Ora, per ripresentare il dossier Perdonanza Celestiniana il lavoro va concluso - indicativamente - entro la fine di gennaio: va dato il tempo al Ministero di perfezionarlo, vagliarlo e inviarlo, quindi, al segretariato a Parigi. A quanto mi dice, però, da L'Aquila non è arrivata alcuna risposta alle sollecitazioni del Ministero. E poi, non è chiaro chi dovrà occuparsi di fare cosa".
In effetti, l'assessore Di Cosimo ha chiarito che un nuovo impulso dovrebbe arrivare con la costituzione del comitato Perdonanza: ma il comitato promotore della candidatura del Giubileo aquilano a Patrimonio Unesco, in realtà, è ben altra questione. Sta di fatto che siamo a metà dicembre, e di nomine non se ne parla ancora. Ciò che sappiamo è che il dossier, come detto, è stato presentato nel marzo 2017 dal Comune dell'Aquila di concerto col Mibact, escludendo di fatto il comitato promotore, e che la referente aquilana dell'Unesco era stata indicata nella funzionaria comunale Luana Masciovecchio; la lettera del 4 dicembre scorso è stata inviata proprio a lei. Come intenda organizzarsi l'amministrazione entrante, non è dato saperlo.
Di Renzo non si capacita della decisione dell'Unesco di rimandare - di nuovo - la candidatura della Perdonanza, sebbene abbia accolto il dossier nel marzo 2017; "la motivazione non è spiegata, è probabile sia indicata nella lettera che il Ministero ha inviato al Comune dell'Aquila nel giugno scorso; escludo, però, che il dossier non fosse redatto nei modi richiesti: tenga presente che il documento viene discusso e valutato punto per punto, dall'ufficio Unesco dell'Italia e dal Mibact; al momento dell'estensione del dossier discusso in Namibia a fine 2015, ho incontrato settimanalmente i tecnici del Ministero che validavano, di volta in volta, gli elementi di contenuto". Oggi come allora, il dossier - in altre parole - era stato vagliato da Ministero e Unesco.
Si è trattato di una scelta politica, insomma. E sarà politica pure la scelta della candidatura dell'Italia per il 2019, considerato che le proposte sono 8, come detto. "Ora, non vorrei che - mancando una risposta del Comune dell'Aquila - si colga al volo l'occasione per mettere da parte definitivamente il Giubileo aquilano".
In effetti, la vicenda ha assunto contorni piuttosto bizzarri: già la bocciatura del 2015 era avvenuta in un clima piuttosto strano. Ricorderete che l'Unesco aveva rinviato la candidatura poiché, dal giorno della presentazione del dossier, erano state riviste procedure e modulistichje, non solo dando nuove direttive procedurali ma rendendole persino retroattive. Di fatto, non c'era stato il tempo per adeguarsi alle ulteriori richieste. Non solo.
La procedura dei lavori assembleari prevedeva che avessero diritto di parola solo i membri del Comitato intergovernativo (formato da 24 paesi che vi permangono per la durata di un biennio) e che l’esposizione dei casi in discussione fosse affidata a uno di tali membri, i quali potevano tuttavia dare la parola a soggetti esterni. La delegazione italiana in Namibia prese contatti con i 24 membri del Comitato, per fornire in fase preassembleare informazioni sui punti controversi e per individuare almeno due membri disposti a introdurre (in chiave favorevole) la discussione e a far intervenire un portavoce della parte interessata. In questa serie di colloqui la delegazione riscontrò un largo consenso alla candidatura proposta dall’Italia e individuò nei rappresentanti della Turchia e della Grecia i due "presentatori ufficiali" delle motivazioni che avrebbero dovuto portare al superamento delle criticità individuate dall’Organo di Valutazione. I punti controversi, in particolare, erano due; i requisiti R2 (contributo della Perdonanza al "dialogo, alla promozione e al rispetto per la diversità culturale e la creatività umana") ed R5 (procedimento di inventariazione non sufficientemente condiviso con le Comunità detentrici del bene immateriale in questione). Il primo venne affidato al rappresentante della Turchia, e il dibattito, nel quale fu data la parola al responsabile del Ministero degli Esteri Alessanddro Costa, si concluse con voto favorevole alla tesi italiana.
Prima del passaggio ai rilievi sul secondo punto, però, si inserì nel dibattito la rappresentante del Belgio, la quale a lungo e con toni molto aspri sollevò obiezioni su altre questioni. Giunto il momento in cui si sarebbe dovuto discutere, dunque, il rappresentante della Grecia informò soltanto di aver fatto da tramite, non svolse argomentazioni e non diede la parola alla rappresentanza italiana: addirittura, al momento del voto decise di astenersi e l’esito della votazione fu negativo per un solo voto.
Una serie di strani eventi avversi, senza dubbio. Così come fu strano che la delegazione italiana era composta da sole tre persone: il rappresentante del ministero degli Esteri Alessandro Costa, come detto, inviato dal Sud Africa in tutta fretta, la delegata del Mibact Elena Sinibaldi ed Ernesto Di Renzo; strano davvero, a sfogliare le foto della proclamazione dell'arte dei pizzaiuoli, in Corea del Sud il 6 dicembre scorso, con la delegazione italiana formata da 11 persone, in prima fila l'ambasciatrice italiana all'Unesco.
E d'altra parte, a differenza della Perdonanza Celestiniana, la candidatura dell''arte dei pizzaiuoli' è filata via liscia, senza intoppi; a dire che l'azione politica esercitata dal Ministero dell'Agricoltura si è mostrata assai più incisiva rispetto a quella del Mibact: dovrebbe far riflettere, se è vero che la candidatura 'di riserva' per il 2018 doveva essere la 'Cerca e cavatura del tartufo', oggi tra le 8 proposte per il 2019.
Biondi e Di Cosimo: "Non c'è traccia della nota arrivata prima del nostro insediamento. Risolveremo anche questo pasticcio di chi ci ha preceduto"
Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e l’assessore alla Cultura Sabrina Di Cosimo - in una nota - hanno sottolineato come la nota arrivata dal segretariato Generale del Mibact del 4 dicembre scorso faccia riferimento “ad una precedente comunicazione che sarebbe arrivata a questo Comune il 16 giugno scorso in cui si chiedeva un aggiornamento, così come già accaduto nel 2017, del dossier della candidatura presso il segretariato di Parigi della Convenzione Unesco”.
Ebbene, “di questa nota nei nostri uffici, nel protocollo dell’Ente, non vi è traccia – spiegano sindaco e assessore – Quindi chi si agita e urla alla luna su Facebook, lo fa per fuggire da una propria responsabilità: quella di aver perso, volontariamente o meno, la nota di giugno”.
“A chi continua ad alimentare il fuoco della polemica, ricordiamo che alla data del 16 giugno mancavano ancora due settimane al nostro insediamento e che, una volta avvenuto, nessuno si è degnato di informarci dell’importante missiva; agli stessi - aggiungono Biondi e Di Cosimo - chiediamo come sia possibile affermare, sui social o su altri media, che lo stesso dossier fosse perfetto salvo poi, qualche giorno dopo, dichiarare che lo stesso andasse migliorato. In ogni caso, gli aquilani possono stare tranquilli: ci adopereremo per risolvere l’ennesimo pasticcio di chi ci ha preceduti e produrremo la documentazione richiesta nei termini previsti, ovvero entro il 30 marzo 2018”.