Tre vicende degli ultimi giorni, pur diverse tra di loro, pongono in realtà le stesse domande di fondo: esiste un'idea di città, quali strumenti e quali azioni politiche si intendono mettere in campo per realizzarla e, soprattutto, c'è davvero una classe dirigente, o almeno una parte di essa, capace di avere uno sguardo sul presente che vada oltre gli slogan, le convenienze elettorali, il mantenimento dello status quo?
Se lo chiede il movimento di Articolo 1 che pone, appunto, tre interrogativi. Il primo, riguarda la polemica sulla 'Grande Pescara'. "A prescindere dall'improvvida esternazione di Cantagallo, non si può essere così miopi da pensare che la nascita della 'Grande Pescara' sia vicenda che riguarda solo la costa e che possa non avere conseguenze sul futuro della Regione", sottolineano i 'democratici e progressisti'. "Quale idea c'è dell'Abruzzo, del futuro delle sue funzioni, delle sue economie e delle sue vocazioni alla luce del nuovo scenario che si verrà a creare? E come si immagina che L'Aquila Città Capoluogo di Regione svolgerà il suo ruolo in quel contesto? A questo la politica deve rispondere, non a Cantagallo o tal Cuzzi".
La seconda questione riguarda la presentazione dei primi elenchi di beneficiari del bando 'Fare centro'. "Quello che a noi interessa è ragionare su fondi dedicati e destinati al rilancio economico della città e del territorio, per evitare che vengano ancora utilizzati nel pagamento di affitti, bollette e scrivanie anche a coloro i quali non solo non sono stati svantaggiati dal terremoto ma anzi hanno visto crescere la propria attività. Qui non parliamo di risarcimenti, poiché chi ne aveva diritto li ha già avuti, ma invece di incentivi per l'economia e l'occupazione. In una città che presenta dati drammatici sulla povertà e sulla disoccupazione - soprattutto tra i più giovani - questi interventi devono concentrarsi a limare disuguaglianze immorali e a creare vera occupazione e non possono rischiare di essere utilizzati per aumentare la forbice delle differenze - l'affondo - favorendo ulteriormente posizioni di rendita. E' possibile che si ragioni sulle future annualità valutando i i risultati ottenuti esclusivamente in termini di ricadute occupazionali? Noi crediamo che sia assolutamente indispensabile e lo chiediamo con forza".
La terza vicenda riguarda la nomina del direttore artistico del Tsa. Al di là delle polemiche, "anche in questo caso è urgente e necessario riprendere un ragionamento complessivo sul ruolo e sul futuro delle importanti istituzioni culturali della città, e più in generale sul tema 'L'Aquila Città della cultura'. Servono nomine 'd'immagine' oppure, come noi pensiamo, in un momento cosi delicato, è utile ed indispensabile che si scelga sulla base di un progetto di direzione artistica che detti e metta in campo proposte credibili per il rilancio dello Stabile Abruzzese?".
Su queste e su altre questioni cruciali per L'Aquila la classe dirigente di questa città, nella sua totalità, non può continuare a far finta di niente - sottolinea Articolo 1 - "muovendosi ancora per compartimenti stagni o peggio in una logica di consenso facile o di difesa di rendite di posizione. Continuando ad operare così, alla giornata, si prospetta infatti per L'Aquila un futuro non all'altezza delle sue potenzialità e del suo ruolo. E' ora di guardare davvero 'la città ad occhi aperti'".