Lunedì, 09 Dicembre 2013 20:03

Aeroporto, anche lei assunta e già licenziata: "Mi sono sentita presa in giro"

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Carla, il nome è ancora una volta di fantasia, è un'altra dei sessanta lavoratori assunti dalla Xpress il 7 novembre e licenziati già il 29 dello stesso mese durante il periodo di prova presso l'Aeroporto dei Parchi.

La terza, dopo le altre due testimonianze raccolte da questo giornale (1, 2), a cui è stato detto di tornare a casa. Anche sul suo caso non entriamo nel merito del licenziamento, previsto nel contratto a tempo indeterminato durante i due mesi di prova, ma dal racconto emergono ancora una volta particolari non proprio chiari.

"Il licenziamento - racconta Carla - era nell'aria dato che ho fatto presente all'azienda alcune cose che non andavano e mi sembra che loro siano più interessati ad un gruppo di persone che dica solo 'sì signore'. La cosa che ho trovato più ingiusta è che hanno fatto firmare a tutti un contratto come autista-facchino anche se poi c'era chi stava lavorando nell'ufficio tecnico come ingegnere, chi nello studio legale da avvocato, chi in quello contabile. Tutti autisti facchini lì dentro, anche se dovrebbero avere qualifiche diverse visto le mansioni che stanno svolgendo. Ma gli organi competenti al controllo, mi chiedo, dove sono? L'ispettorato del lavoro non controlla queste cose?".

Newstown in una intervista ad un altro ragazzo licenziato, aveva già raccontato di alcune mansioni molto particolari affidate ad assunti presso lo scalo 'Giuliana Tamburro' a Preturo (Aq). Carla ce le conferma: "Io svolgevo mansioni di ufficio come le altre sei ragazze, i ragazzi invece li hanno messi a fare lavori di ogni genere, anche di carpenteria, ma senza che gli sia stato dotato nessun caschetto, tuta da lavoro o altro che abbia a che fare con la sicurezza sul lavoro. Lavoravano con i loro panni. L'unica cosa che ci hanno dato è una felpa con il nome dell'azienda il primo giorno".

Ma a parte i lavori di manutenzione in cosa consistevano quelli d'ufficio? "Durante il periodo in cui sono stata a Preturo abbiamo fatto una prima parte di formazione riguardante le quotazioni che l'azienda utilizza per fare le segnalazioni aeree per spedizioni merci, la loro principale attività. All'inizio stavamo sotto la supervisione di altre persone perché logicamente non eravamo in grado di farlo, dato che venivamo tutti da altre esperienze. Io ho un altro background e le persone che erano lì con me erano laureate in lingue o giurisprudenza, e di persone che sapevano realmente cosa stavamo facendo non ce n'erano".

Carla segnala anche come le strutture dello scalo in cui sono ospitati gli uffici non siano ancora adeguate, probabilmente il motivo per cui, agli assunti, sono stati fatti svolgere lavori di manutenzione: "Lavoravamo al secondo piano. L'unico accesso è una scala in ferro in cui non ci si entra neanche in due, non so quanto a norma. All'inizio i ragazzi hanno dovuto montare le scrivanie perché non c'erano. Siamo stati un mese senza riscaldamento anche quando ha nevicato perché i condizionatori non erano stati ancora messi. Nel secondo piano l'unico bagno disponibile, unico per uomini e donne, e senza antibagno come previsto da legge, era dentro l'ufficio amministrazione in cui eri costretta a passare. Non c'era un posto dove mettersi a mangiare a parte il bar al piano di sotto che però è cosa diversa".

Anche le condizioni di lavoro per Carla non sono state delle migliori: "Ci hanno fatto firmare un contratto da 38 ore settimanali e ci hanno detto che avremmo dovute farne quaranta. Il venerdì infatti per contratto avremmo dovuto staccare alle 15 ma dato che i dirigenti lavoravano fino alle 18 eravamo tenuti a restare. A pausa pranzo avevamo un'ora contata in cui eravamo obbligati a timbrare l'uscita per il pranzo e il rientro, e se non eravamo precisi ci minacciavano con lettere di richiamo".

Insomma, Carla insieme ad altre quattro persone tutte operanti nello scalo di Preturo non ha superato il periodo di prova ma ancora non percepisce alcun compenso per il lavoro svolto: "Ad oggi (9 dicembre 2013 ndr) ancora non pagano lo stipendio anche se la Xpress fa riferimento ad un contratto nazionale che impone il pagamento massimo nei primi sei giorni del mese successivo. Mi è stato detto che normalmente l'azienda versa alla metà del mese, vedremo. Io avevo delle spese aggiuntive per lavorare all'Aquila e devo dire che a conti fatti meglio così, dato che quasi non mi conveniva. Ero sotto pagata perché mi facevano fare un lavoro che per contratto è ad alta retribuzione ma risultava come un settimo livello con un contratto da autista facchino. Mi sono sentita presa in giro".

E quantomeno Carla ha lavorato all'Aquila. Le destinazioni degli altri, assunti anche grazie al contributo regionale di 880mila euro del bando "lavorare in Abruzzo 3", sono state Verona, Milano linate, Bologna, Cagliari, Catanzaro, Reggio Calabria: "Firmato il contratto sono dovute andare fuori -racconta sempre Carla - ma non hanno nessun punto d'appoggio e non gli viene pagata neanche la trasferta perché si tratta di un dislocamento".

Insomma tutte cose che la Xpress dovrà chiarire meglio a questo punto lunedì prossimo, giorno in cui - come ha dichiarato ad Abruzzoweb Giuseppe Musarella, amministratore unico della società - ci sarà la conferenza stampa di presentazione di tutto il lavoro svolto fino ad oggi dai 60 dipendenti assunti dalla società. Il prossimo 19 dicembre poi, sempre secondo Musarella, la compagnia italiana Skybridge decollerà dalla pista dello scalo 'Giuliana Tamburro'.

Ultima modifica il Martedì, 10 Dicembre 2013 09:08

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