Giovedì, 17 Aprile 2014 17:30

Da Porta Barete a 'Ju trono de spade', la rappresentazione dell'identità all'Aquila oggi

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Uno-studente-21enne-aquilano-che-vuole-rimanere-anonimo prende il video della sigla della fortunata serie televisiva Games of thrones e ci sostituisce le immagini dell'Aquila prese da Google Earth.

Il risultato che ne consegue è molto evocativo, in quanto l'analogia con la fortunata serie dell'HBO, immerge il capoluogo abruzzese in una dimensione fortemente epica come quella dei libri di George R.R. Martin da cui la serie è tratta.

Nel sommarietto informativo sotto il palyer, il ragazzo spiega ironicamente: "Poteri ed intrighi nella Conca Aquilana, tutti alla conquista de 'Ju Trono de Spade'......e voi, siete pronti a giocare?" denotando una visione piuttosto disincantata della situazione politica presente all'Aquila, simile a quanto accade nel Trono di spade.

Ma c'è di più. Perché L'Aquila non è una città 'normale' e come alcuni studiosi insegnano, bisogna guardare anche fuori l'inquadratura, al contesto, e mettere in relazione il testo con altri testi.

"Ju trono di spade" allora, come tanti altri lavori simili realizzati dopo il sisma - e forse in parte inconsapevolmente - incarna l'attuale voglia di identificazione nella città (ancora) assente, che sta dimostrando una buona parte del popolo aquilano.

Una voglia di identificazione che sta prendendo sempre più forma in questa fase in cui, nel centro, stanno riaprendo i primi palazzi storici ad opera della sovrintendenza.

Lo dimostrano le molte presenze alla riapertura di Palazzo Cappa Camponeschi o gli articoli di giornale - e i click sul web - che hanno accompagnato il ritorno alla luce della facciata della Basilica di San Pietro a Coppito.

La stessa passione nel voler riappropriarsi dell' identità sospesa è dimostrato dall'interesse pubblico suscitato dalla vicenda di Porta Barete. Comunque la si veda infatti, la narrazione della porta trecentesca proietta verso una passata, ma presente, possibile bellezza in lotta contro il brutto e l'assenza di significato che ci circonda.

Bisogna riconoscerlo: Con il video-spot sulla Porta, Monsignor Antonini - facendo qualcosa di simile allo studente 21enne - ha stimolato fortemente il sentimento di identità di cui stiamo parlando. Come? Mostrando ciò che ha immaginato, e poco importa se abbia o meno valore architettonico quando si è sulla dimensione dell'immaginario.

La stessa tensione simbolica è presente, come non mai, nella curva sud dello stadio Fattori, tendenzialmente frequentata dalla classi più popolari. bandiera nuova aq Qui, si sono moltiplicate le bandiere e gli stendardi raffiguranti i simboli della città come purtroppo oggi ancora non sono tornati ad essere.

Ma forse è proprio questo il punto sull'identità. Le opere monumentali in questa fase, stanno passando dal "non-sono-più" del terremoto al "ancora-non-sono-tornate-ad-essere" della ricostruzione appena accennata. E' già qualcosa.

Prima c'era solo la storia nostalgica dell'essere stato, ora questa sembra iniziare piacevolmente a cortocicuitare con quella dell'essere di nuovo.

Insomma nonostante nella cattedrale del Duomo, come in quasi tutti i paesi del Cratere, sta nascendo l'erba, qualcosa si inizia a muovere. Barlumi di ricostruzione, in cui la dimensione simbolica e quella materica si inseguono per creare dal nulla un big bang di significato che da forma di nuovo ad un'identità. Perché l'identità - si spera - muta sempre, ma ha bisogno di simboli, figure epiche, storie forti, rappresentazioni e racconti su cui basarsi.

Nell'epoca digitalizzata del web e del linguaggio innovativo delle serie tv, il video dello studente-aquilano-21enne-che-vuole-rimanere-anonimo è un prisma prezioso incastrato tra il cemento, che moltiplica la visione della ricostruzione e ne da atto.

 

Ultima modifica il Giovedì, 17 Aprile 2014 20:00

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