"Non ci siamo proprio. Servono soldi nuovi, soldi freschi. Lo sforzo fatto, soprattutto grazie a Fassina e Legnini, ci aiuta solo nell’immediato, perché con la soluzione adottata la ricostruzione non si ferma. Ma si tratta di un’anticipazione di cassa sulle risorse del decreto emergenza, quel miliardo e 200milioni ottenuti grazie alla battaglia parlamentare e all’approvazione del mio emendamento. In sostanza, quelle risorse diventano soltanto disponibili subito invece che spalmate in 6 anni, sono risorse anticipate. Ma rimangono invariate, senza ulteriori finanziamenti”.
La tensione è palpabile. La senatrice Stefania Pezzopane non riesce a nasconderla. Nella Legge di stabilità varata dal governo Letta, infatti, non c'è un euro in più per la ricostruzione. "Il Governo non sta mantenendo le promesse", sospira a NewsTown l'assessore alla ricostruzione, Pietro Di Stefano. "Nell'ultima riunione romana, avevano assicurato lo stanziamento di 1miliardo e mezzo oltre ai fondi già assicurati con il decreto 43. Così, si poteva operare tranquillamente nel prossimo periodo anche se le risorse non sarebbero state comunque sufficienti. Quanto sta accadendo non è accettabile".
Cosa sta accadendo? L'esecutivo ha permesso una anticipazione di cassa sul miliardo e 200 milioni stanziato con il decreto 43 del giugno 2013. Nulla di più. Nessuna risorsa aggiuntiva per la ricostruzione dell'Aquila e dei comuni del cratere. Il piano di finanziamento prevedeva lo stanziamento di 200milioni l'anno, dal 2014 al 2019, con l'aggiunta di 100milioni per l'anno corrente. Ora, arriveranno 500 milioni l'anno nel biennio 2014/2015 e 300milioni nel 2016. Insomma, la ricostruzione non si ferma ma non c'è alcuna certezza per il futuro. Altro che miliardo l'anno per alimentare la speranza di farcela entro il 2019. "Così si ricostruisce solo la periferia", è sbottato il sindaco Massimo Cialente.
“Ora - incalza la Pezzopane - attendo di approfondire la relazione tecnica per verificare meglio le procedure previste. Ma quanto inserito nella legge di stabilità è assolutamente insufficiente. Non solo mantengo la mia interrogazione e sto raccogliendo le adesioni di tanti senatori, ma soprattutto appena avrò il testo del ddl approvato dal governo preparerò appositi emendamenti". L'ultima speranza di strappare qualcosa al governo Letta. Intanto, si prepara la mobilitazione: "Ho già concordato con il sindaco Cialente di incontrarci venerdì anche con i sindaci degli altri comuni, i sindacati e le categorie produttive. E’ necessario organizzare le iniziative da intraprendere e la mobilitazione necessaria. Anticipando il miliardo e 200 milioni partono altri progetti, ma in pochi mesi si consumeranno queste risorse e rimarremo a secco. Va riaperta la questione in Europa sulla Cassa depositi e prestiti – conclude Pezzopane – e bisogna prendere fondi nuovi dalle risorse della coesione territoriale. Il ministro Trigilia batta un colpo".
In altre parole ricomincia la battaglia istituzionale, in Parlamento. E la speranza è che gli onorevoli abruzzesi, di centro destra e centro sinistra, possano lavorare insieme per approvare emendamenti capaci di dare risposte al nostro territorio. D'altra parte, la maggioranza è espressione delle larghe intese. In particolare, la senatrice Stefania Pezzopane dovrà fare squadra con la concittadina Enza Blundo così da presentare delle modifiche alla Legge di stabilità intorno a cui raccogliere anche il consenso dei 'cittadini' pentastellati. Altrimenti, non potrà esserci altro invito ai nostri parlamentari se non quello di non votare un provvedimento che rischia di dare il colpo di grazia alla ricostruzione. "Il cuore della nostra città e dei nostri borghi, con queste scarse risorse, continueranno ad essere fermi, desolatamente vuoti e tristi ancora per molti anni", l'accorato appello di Angelo Taffo, presidente regionale Confartigianato. "Chiediamo ai parlamentari abruzzesi un intervento radicale e deciso". Una richiesta che deve essere di tutti.
Stamane, il sindaco Massimo Cialente ha diffuso il testo di una lettera inviata alle massime autorità del Governo. Ecco il testo integrale:
Gentile Presidente,
prendo atto con dolore, estrema mortificazione ed infinita preoccupazione per il futuro della mia Città, che il Governo italiano, composto da uomini e partiti che in questi drammatici quattro anni non hanno fatto altro che rassicurare le popolazioni del cratere che la ricostruzione dell'Aquila sarebbe stata questione nazionale prioritaria, con il varo della legge di stabilità, ha di fatto interrotto e rinviato ai futuri anni la ricostruzione della Città.
Come in certe scene drammatiche di film, in cui in una cordata che arrampica su una parete rocciosa, si decide di tagliare la fune dell'alpinista che ha perso l'appiglio, lasciandolo precipitare, il Governo italiano ha deciso che questo pezzo d 'Italia venga lasciato morire.
Da una settimana, le ragazze ed i ragazzi delle scuole superiori sono in mobilitazione ed hanno organizzato una grande manifestazione, alla quale hanno partecipato dipingendo le loro guance con i colori della città: il verde ed il nero. Questi giovanissimi altro non chiedono se non di rivedere presto la loro città; molti di loro non hanno neanche avuto il tempo di conoscerla ma sanno bene che, senza una città, non si ha neanche un'identità.
Sono ragazze e ragazzi che sto incontrando in questi giorni in assemblee; mi colpiscono per la grande maturità e la consapevolezza che le sofferenze vissute ogni giorno in una città virtuale hanno fatto loro acquisire.
Mi chiedono cosa stia facendo per dare loro una speranza nel futuro e la possibilità di organizzare o almeno sognare un progetto di vita nella loro terra.
Temo che quanto le sto dicendo forse Lei non lo possa comprendere appieno perché la profondità del dramma che stiamo vivendo non può essere compresa realmente da chi non vi è immerso. Avevo sottoscritto un patto con il Governo Monti, patto ribadito anche con Lei e con il nuovo Governo. Lo Stato ci aveva chiesto un piano di ricostruzione: fatto!
Ci aveva chiesto un cronoprogramma della ricostruzione: fatto e concordato!
Un piano che prevedesse la ricostruzione della Città e dei borghi nel giro di 10/12 anni dal sisma; un tempo lunghissimo se si vuole salvare una città e la sua storia secolare.
Consci delle difficoltà del Paese, ci siamo mossi per trovare formule che permettessero di ricostruire senza impegnare eccessivamente le risorse di un'Italia che sappiamo essere in difficoltà. Abbiamo, pertanto, suggerito di aprire un negoziato con l'Europa per cambiare norme sbagliate: non è accaduto niente!
Il Suo Governo non ha fatto nulla se non dirci, con questa legge di stabilità, di sospendere la ricostruzione a partire dal mese di marzo 2014.
Tutto questo perché Lei sa bene che essendo riusciti grazie anche all'impegno del Ministro Barca, nel precedente Governo, a creare una macchina “virtuosa” con il finto finanziamento che ci è stato concesso, che altro non è se non la riconferma del precedente miliardo e due, in una sorta di gioco delle tre carte, il solo Comune dell'Aquila ha già approvato progetti per 650 milioni che attendono solo il contributo definitivo.
Entro dicembre, potremmo arrivare sicuramente all'approvazione di progetti per altri 300 milioni di euro, un miliardo e due entro il mese di marzo.
Ma la Ricostruzione si fermerebbe allora, se pure il Comune dell'Aquila dovesse prendere tutti i soldi sottraendoli ai comuni fratelli del Cratere.
E' lo stop alla Ricostruzione!
Ribadisco quindi che il Suo Governo ha tagliato la corda lasciandoci precipitare, facendo molto peggio del Governo del Regno di Napoli che nel 1703 seppe ricostruire la Città, ancora più bella.
Forse è facile per Lei ed i Suoi Ministri, tagliare questa corda; siamo pochi “montanari”, soli, visto che la Regione Abruzzo, a cominciare dal suo imbelle Presidente, non ha mai levato la sua voce a nostra difesa.
Chiaramente, potremmo essere forti della nostra storia, del fatto di essere uno dei centri storici più importanti d'Italia, ma purtroppo so che in questo imbarbarito Paese, la storia , la cultura, la dignità dei singoli, non vale più nulla.
Per ottenere il miliardo e due, in un unica somma, peraltro già spesa nei fatti, fui costretto a compiere un atto pesante per un uomo dell'Istituzione quale credo di essere; fui costretto per protesta a spogliarmi della fascia da sindaco ed ammainare il tricolore dagli edifici pubblici, fortemente criticato anche dal Presidente della Repubblica che non mancò di farmi conoscere la sua indignazione.
Col senno di poi credo di essermi sbagliato a fidarmi delle Sue rassicurazioni.
Domani terremo un'assemblea con tutti i sindaci dei comuni di questo sfortunato pezzetto d'Italia; probabilmente decideremo di tornare a Roma per esprimere più che la nostra protesta, la nostra mortificazione ed indignazione.
Domani, dovremmo decidere anche come comunicare e soprattutto spiegare alla nostra Gente che la ricostruzione si bloccherà.
Io non intendo farlo; Le chiedo di venire Lei a dirlo ai miei concittadini e soprattutto, alle giovani e ai giovani del Cratere. Gli studenti aquilani mi dicevano ieri che, in testa al corteo, vorranno esserci loro, in migliaia, perché il futuro della Città è il loro futuro e non vogliono e non possono aspettare altri 15/ 20 anni per rifare L'Aquila.
Non possono accettarlo e non vogliono emigrare.
Sono preoccupato per loro, e vorrei provare a farli desistere perché tre anni fa, nella manifestazione romana, il Governo Berlusconi lasciò che le forze dell'ordine ci picchiassero, anche a sangue.
Mi scusi se lo dico francamente, ma vista la sensibilità che il Suo Governo ha mostrato in queste settimane, temo che potrebbero essere picchiati oggi, anche le ragazze ed i ragazzi di 15- 16 anni.
Con la mortificazione di essere un cittadino italiano abbandonato dal Paese, La saluto distintamente.
L'Aquila, 17 ottobre 2013
Il Sindaco Massimo Cialente