Lunedì, 20 Febbraio 2017 16:15

A Sanremo non fiori, ma opere di Marras

di 
Vota questo articolo
(0 Voti)

Con un'insolita bagarre su chi avesse devoluto parti di compenso a cosa, si è concluso il 67mo Festival della canzone italiana; che se ne dica, anche per quest'anno Carlo Conti ha tenuto incollati davanti alla tv circa 10 milioni di spettatori a serata e la sua sostanziosa pagnotta se l'è pure guadagnata. Come si guadagna applausi e consensi dal versante modaiolo per aver sciorinato, serata dopo serata, delle mise una più elegante dell'altra. Ma se il presentatore uomo non è stato una sorpesa confermando, come per le edizioni precedenti, la firma di Salvatore Ferragamo, grosso punto interrogativo per la sua co-conduttrice, l'austera Maria De Filippi che non sbaglia un colpo, tolto lo scivolone della seconda serata col cardigan al ginocchio home wear con pizzo a vista dallo scollo (mise di quando hai la febbre e deve venire il dottore a visitarti che mica ti puoi far trovare col pigiamone): elegante, sobria e soprattutto coerente con l'immagine che vuol dare di sè. Mi è sembrata in sostanza a suo agio anche se di solito tende ad essere molto più casual. Bravo Riccardo Tisci che saluta la maison Givenchy con queste ultime creazioni e brava Maria che gli ha reso giustizia.

Bene i presentatori ma i concorrenti e gli ospiti? Liquidiamo subito la questione ospitate stendendo un triste velo pietoso su Alvaro Soler e Keanu Reeves, evidentemente arrivati a Sanremo con la scusa di una cena di classe delle medie in Italia. Arrivati all'Ariston, i due - sprovveduti nel bagaglio a mano - si sono ritrovati soltanto con l'olio per sistemare la barba, e l'attore statunitense, preso dal panico, se l'è persino messa sui capelli! Non ammetto altre spiegazioni.

Gli altri, belli e bravi; Zucchero è stato solo un buco nero, per qualche minuto abbiamo perso la linea e hanno mandato in onda uno speciale sul Carnevale di Venezia.

Per quanto riguarda i concorrenti eliminati, inizia ad insinuarsi in me il dubbio che Giusy Ferreri con Raige e Giulia Luzi siano stati fatti fuori giusto per non vedere cos'altro avrebbero potuto indossare. Michele Bravi e Lodovica Comello hanno tenuto a rimarcare il fatto che loro sono gggiovani: alla signorina in Vivetta, però, qualcuno dovrebbe dire che il tempo delle produzioni Disney è passato e puoi essere fresca quanto vuoi ma un attimino di contegno te lo devi pure dare. Meglio il giovane vincitore del talent che almeno ci ha provato – almeno fino alle scarpe – con Emporio Armani. In sostanza pure loro presi dallo stesso trip di Alvaro e Keanu, solo che i ragazzi avevano la festa dell'ultimo anno di superiori.

Marco Masini li rincorre a passi da gigante; Francesco Gabbani ha vinto, per sua fortuna si è ritrovato ad una competizione canora ed è stato giudicato per la sua musica che se a qualcuno fosse venuto in mente di fare una media tra come si è presentato e quello che ha cantato, sabato sera invece di festeggiare sarebbe andato a bersi il crodino col gorilla che si è portato sul palco, come nella famosa pubblicità. Ha fatto bene ad inchinarsi alla Mannoia che, invece, gli avrebbe fatto scacco matto stando a questi nostri parametri, perfettamente vestita da Antonio Grimaldi. Perfetta come Paola Turci in pantalone tutte le sere, le prime con giacca portata (avvitata o più morbida) solo con intimo o a nudo, e nell'ultima serata con tuta Stella McCartney nera, semplice ed efficace.

Se tutto il resto non è propriamente noia, si allinea in modo piacevole al contesto con alti e bassi, direi quasi fisiologici, non è possibile che non ci sia una stella cometa che indichi la strada. La stella cometa è Bianca Atzei. Ormai, il nostro livello di confidenza mi permette di confessarvi che la mia visione del Festival è stata pilotata, nonchè motivata, dalle sue apparizioni sul palco. Dove la direzione scenografica non arriva a raccogliere le mie cicliche e annuali lamentele fioristiche, arriva lei che - con un passo - riempie tutto lo schermo. Se non fosse per chi la veste, non saprei neanche chi è la Atzei: senza dubbio, devo riconoscerle il fatto di avermi fatto innamorare di quello che oggi è uno dei miei stilisti preferiti, Antonio Marras, di Alghero, classe 1961.

È stato lui a riportarmi i fiori sul palco dell'Ariston attraverso i meravigliosi abiti indossati dalla cantante anch'essa di origini sarde; dal primo bianco e nero con un mix di soffici tessuti, passando per il crema dell'abito lungo della terza serata, chiudendo di nuovo con il nero tempestato di fiori dai colori vivaci che, a voler essere onesti, non so quanto potesse essere azzeccato per la serata conclusiva ma la mia obiettività si è rifugiata altrove. Direttore artistico della maison Kenzo fino al 2011, Antonio Marras colpisce con le sue creazioni piene di una bellezza quasi senza tempo, inserendovi dettagli mai banali e accostando tessuti e stili diversi che rendono i capi quasi delle opere d'arte, sfera assai cara allo stilista della quale si nutre continuamente; stilista che, nonostante la fama e i successi, resta ancorato alla terra dove vive e dove fa maturare il suo percorso creativo.

Grazie dei fiori Signor Marras, so che il mio appello da qualcuno è stato raccolto e il mio vincitore quest'anno è lei.

Letto 24901 volte Ultima modifica il Lunedì, 20 Febbraio 2017 16:48
Chiudi