Regole cambiate in corso d'opera, quando i giochi, ormai, sembravano fatti; procedure burocratiche lunghe, cervellotiche e poco trasparenti; ma anche un'azione diplomatica poco incisiva esercitata dall'Italia nelle sedi competenti e probabilmente vendette trasversali consumate alle spalle del nostro Paese per ragioni incoffessabili.
La bocciatura, anzi, il rinvio dell'iscrizione della Perdonanza Celestiniana nella lista dei Beni Immateriali Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco ha a che fare tanto con la farraginosità e l'opacità dei protocolli previsti dagli organismi internazionali quanto con lo scarso peso politico dell'Italia in termini politici.
A illustrare e riassumere le ragioni dell'esclusione sono stati il professor Francesco Sabatini (colui che per primo, nel 2010, avanzò la proposta di candidatura), il presidente e il vice presidente del comitato promotore, rispettivamente Walter Capezzali e Maria Teresa Letta, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e l'estensore del dossier presentato all'Unesco, il professor Ernesto Di Renzo.
E' stato proprio Di Renzo, presente a Windhoek, in Namibia, il 4 dicembre scorso, quando il Comitato intergovernativo dell'Unesco ha disposto il rinvio dell'iscrizione, a ricostruire quando accaduto: "La candidatura" ha spiegato Di Renzo "è stata rinviata affinché il dossier possa essere rivisto in alcune sue parti secondo le nuove indicazioni date dall'Unesco. Si tratta di parti che non sono state ritenute sufficienti a motivare l'iscrizione non perché il dossier fosse stato redatto in modo superficiale o incompleto ma perché, nel frattempo, erano passati tre anni dalla sua presentazione e in questo lasso di tempo l'Unesco ha rivisto le procedure e la modulistica, non solo dando nuove direttive procedurali ma rendendole retroattive".
Le obiezioni e le richieste di integrazione avanzate dall'Unesco, hanno tenuto a sottolineare Di Renzo e Sabatini, sono arrivate, fino a un certo punto, in tempo utile perché il Comitato promotore potesse predisporre le dovute correzioni. Fino al novembre 2015, quando l'Evaluation Body incaricato di fare la valutazione finale, ha mosso due rilievi mai emersi nei precedenti step valutativi. Entrambi, sono stati resi noti ad appena una settimana dalla riunione del Comitato Intergovernativo a Windhoek.
Le osservazioni riguardavano la presunta scarsa illustrazione di due dei cinque requisiti richiesti per il riconoscimento della candidatura: R2 (contributo della Perdonanza al "dialogo, alla promozione e al rispetto per la diversità culturale e la creatività umana"); e R5 (procedimento di inventariazione non sufficientemente condiviso con le Comunità detentrici del bene immateriale in questione).
Dato il poco tempo a disposizione per presentare le controdeduzioni, la delegazione chiamata a rappresentare l'Italia a Windhoek - composta dal rappresentante del ministero degli Esteri Alessandro Costa (Primo Segretario dell’Ambasciata italiana a Pretoria, la sede diplomatica più vicina a Windhoek), dalla rappresentante del Mibact, Dott.ssa Elena Sinibaldi, e dallo stesso Di Renzo - aveva messo in conto di rispondere alle obiezioni dell'Organo di valutazione in sede assembleare ma qui si sono verificati altri "eventi avversi" (come li ha definiti Cialente).
L’azione della delegazione italiana e l’operato di due oppositori
La procedura dei lavori assembleari prevede che abbiano diritto di parola solo i membri del Comitato intergovernativo (formato da 24 paesi che vi permangono per la durata di un biennio) e che l’esposizione dei casi in discussione sia affidata a uno di tali membri, i quali possono tuttavia dare la parola a soggetti esterni.
La delegazione italiana a Windhoek ha preso contatti con i 24 membri del Comitato, per fornire in fase preassembleare informazioni sui punti controversi e per individuare almeno due membri disposti a introdurre (in chiave favorevole) la discussione e a far intervenire un portavoce della parte interessata.
In questa serie di colloqui la delegazione ha riscontrato un largo consenso alla candidatura proposta dall’Italia e ha individuato nei rappresentanti della Turchia e della Grecia i due “presentatori ufficiali” delle motivazioni che avrebbero dovuto portare al superamento delle criticità individuate dall’Organo di Valutazione (nella terminologia del consesso detti “emendamenti”).
È stato esaminato per primo il caso dei rilievi sul Criterio R5, affidato al rappresentante della Turchia, e il dibattito, nel quale è stata data la parola al Dott. Costa, si è concluso con voto favorevole alla tesi italiana. Prima del passaggio ai rilievi sul criterio R2 si è inserita nel dibattito la rappresentante del Belgio, la quale a lungo e con toni molto aspri ha sollevato obiezioni sul Criterio R3, che non era in discussione, al punto che è stata richiamata al rispetto della coerenza da parte del Presidente.
Giunto il momento in cui si sarebbe dovuto discutere l’“emendamento” sul Criterio R2, il rappresentante della Grecia ha solo informato di aver fatto da tramite ad esso, non ha svolto argomentazioni e non ha dato la parola alla rappresentanza italiana: giunti al voto, il rappresentante greco si è astenuto e l’esito della votazione è stato negativo per un solo voto.
Ci sarebbe da interrogarsi sulle ragioni di questa improvvisa astensione della Grecia e sul comprortamento irrituale del rappresentante belga: semplice casualità o incidente provocato ad hoc, rientrante in una strategia preordinata per mandare tutto all'aria?
Domande alle quali è difficile rispondere.
Per ora quel che si sa è che il dossier dovrà essere presentato di nuovo entro il mese di marzo. Per avere più chance di vittoria, però, l'Italia potrà presentare solo una candidatura. E dato che le richieste sono molte, entro il prossimo 22 gennaio la commissione Unesco italiano e gli uffici ministeriali competenti dovranno decidere se riproporre, in maniera unitaria e convinta, la Perdonanza - così come si è affrettato a rassicurare, subito dopo il rinvio, il Mibact - oppure se puntare su altre candidature. Scenario per ora remoto, per non dire improbabile, ma, dati i recenti accadimenti, non del tutto impossibile.
Da parte dei membri del comitato promotore c'è un certo ottimismo: "Quando la presidente del Comitato intergovernativo dell'Unesco" ha affermato Di Renzo "ha decretato il rinvio della candidatura, ha anche detto che invitava caldamente l'Italia a ripresentare la candidatura della Perdonanza. La palla ora passa alla commissione nazionale Unesco. Se la canddiatura sarà riconfermata, l'iscrizione avverrà nel novembre 2017. E' importante che l'Italia presenti una sola candidatura e non candidature plurime".
"So" ha concluso Di Renzo "che, da parte del ministero, in particolare da parte del segretario generale Anna Pasqua Recchia, c'è molta attenzione, disponibilità e sensibilità nei riguardi della candidatura della Perdonanza. La decisione che verrà presa, tuttavia, è collegiale perché ci saranno anche membri di altri ministeri. Possiamo solo augurarci che tutti abbiano la stessa sensibilità espressa dal Mibact".