Sabato, 16 Gennaio 2016 19:20

"Un pensiero per Piero": Piero Fiordigigli nel ricordo di un collega

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Riceviamo e pubblichiamo un ricordo di Piero Fiordigli, il giovane aquilano morto giovedì scorso, scritto da un suo amico e collega di lavoro.

A volte capitano degli eventi che ti fanno riflettere. Un momento dopo senti il bisogno di fissare quei momenti su carta, in modo da mantenere il più a lungo possibile il ricordo e anche di condividerlo con qualche altro.

Mi riferisco alla morte suicida di un ragazzo che conoscevo in quanto dipendente della ditta con cui lavoro da oltre venti anni.

Questo giovane non stava bene già da qualche tempo, ma ne sono certo, nei periodi in cui era impegnato lavorativamente, si sentiva meglio, ed affrontava la vita con più coraggio.

Lascia compagna, figli, e genitori in totale sconforto. Si poteva fare qualcosa? Conoscevamo tutti il suo disagio.

Cosa fare? Una cosa è certa, ne sono convinto e lo ripeto: quando era impegnato nel lavoro, sicuramente era più forte, più reattivo.

Ora, la mancanza di lavoro non è colpa di nessuno in particolare, ma possiamo fare qualcosa, ognuno di noi? E anche, il silenzio che ci circonda nei momenti  di difficoltà a cosa è dovuto? Non riusciamo ad ascoltare più i segnali che ci mandano le persone che ci circondano, siamo troppo impegnati a recitare il ruolo di protagonisti nella nostra vita per perdere tempo a fare gli attori non protagonisti, o le comparse nelle vite degli altri, eppure i grandissimi film hanno grandissimi attori non protagonisti ed anche splendide comparse.

Riusciamo a non far sentire gli altri abbandonati? A dar loro un punto di riferimento, una certezza, oppure alla prima vera occasione dimostriamo inaffidabilità alla quale consegue il disorientamento negli altri?

Un ultimo pensiero con il quale vorrei ricollegare la nostra situazione cittadina, l'idea di città, il lavoro che manca e lo sguardo al futuro: il silenzio più assordante non sta tra i palazzi, ma tra di noi.

Siamo troppo presi ad ottenere il massimo, a non subire torti, a far valere questioni di principio e di rispetto, per percepire le conseguenze del nostro operato e cioè il non andare avanti, il ritardare, il bloccare, il danneggiare gli altri.

Dovremmo essere più consapevoli di quello che facciamo e più attenti alle conseguenze delle nostre azioni sugli altri, attenti a valutare se il nostro agire corrisponde ad un abbraccio o ad uno schiaffo in faccia.

Raddrizziamo un mattone e raddrizziamo un comportamento, ricostruiamo una casa e ricostruiamo un rapporto, demoliamo un muro e condanniamo una disonestà.

Solo se affronteremo il più possibile con correttezza ed onestà il da farsi, saremo garantiti dal non fare torti a nessuno, e se non faremo torti non creeremo disagi.

Ci sono risorse sufficienti per fare tutto e farlo bene, compreso non lasciare nessuno solo, compreso dare la dignità di un lavoro ai nostri, che magari non tutti lo sanno ma è quel poco che vale tanto.   

Ciao Piero

Un collega

Ultima modifica il Domenica, 17 Gennaio 2016 01:13
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