All'Aquila, nei due anni successivi al sisma del 6 aprile 2009, si sono verificati meno suicidi e più nascite, e si è registrato un abuso di alcool, con particolare riferimento alle donne che hanno aumentato l'uso del doppio rispetto agli uomini. Ci sarebbe stata, rispetto al periodo precedente al terremoto, un'impennata nell'uso di cannabis e tabacco tra i giovani.
La "foto" della situazione emerge da una "lunga e complessa ricerca", condotta nel biennio successivo al terremoto del 2009, del servizio psichiatria dell'ospedale San Salvatore del capoluogo abruzzese, diretto da Alessandro Rossi: "l'articolata analisi verrà pubblicata nel prossimo numero della rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione", specifica l'ufficio stampa della Asl 1.
Quelli relativi a nascite, suicidi, uso di droghe leggere e alcool non sono gli unici dati interessanti emersi: ci sarebbero stati, infatti, miglioramenti nell'immediato delle funzioni motorie dei malati di Parkinson - forse generate da una "fuga" da situazioni pericolose - e anche le persone affette da disturbi psichici sarebbero state meno colpite perché l'emergenza post-sisma ha fatto venir meno la loro condizione di 'diversi' sul piano sociale.
Ci sono state più nascite e meno suicidi, le donne adulte (rispetto agli uomini) hanno abusato molto più di alcol, i giovani anche di cannabis e tabacco, sono aumentate malattie cardiovascolari e cefalee.
Il lavoro, che comprende più di 30 articoli, frutto di una analisi che porta la firma del professor Alessandro Rossi, professore ordinario di psichiatria dell'università dell'Aquila e direttore del servizio psichiatria dell’ospedale San Salvatore, del suo gruppo di ricerca e di Paolo Stratta, psichiatra del dipartimento salute mentale.
Nel prossimo numero speciale della rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione verrà pubblicata un'ampia rassegna di tutti gli studi condotti all'Aquila nel post-sisma. Studi che si muovono su un terreno molto difficile: "in alcuni casi forniscono risposte e in altri le ipotizzano o le suggeriscono, cercando di far luce su conclusioni in parte sorprendenti.
L'aumento delle nascite, per esempio, si spiegherebbe parzialmente con quello che gli autori dello studio chiamano capitale sociale", si legge nella nota della Asl. In parole semplici, un fenomeno di solidarietà collettiva (tutti aiutano tutti) innescato dal terremoto. L'atto della procreazione, in questo contesto, avrebbe inoltre avuto la valenza di un'auto-guarigione dopo un'esperienza devastante. E' anche verosimile un cambiamento delle priorità e dei valori di fronte ad un evento che ha messo in serio pericolo la vita. Il numero di suicidi, nei due anni successivi al sisma, è stato inferiore rispetto al periodo antecedente all'evento tellurico. Non è del resto la prima volta, osservano gli studiosi, che ciò si verifica durante eventi catastrofici e guerre; anche la riduzione dei suicidi potrebbe in parte spiegarsi col descritto fenomeno della solidarietà reciproca di massa che si mette in moto dopo eventi devastanti.
Il disturbo post traumatico da stress ha avuto le maggiori ripercussioni sulla popolazione considerata impropriamente "normale" (oltre 37%) rispetto a quella che aveva già problemi psichici. La ragione? I soggetti con malattie psichiche sarebbero stati più protetti dal sistema di cure in atto e probabilmente da un venir meno, in una situazione di emergenza, della loro condizione di emarginati e diversi sul piano sociale. Più vulnerabili le persone con oltre 50 anni, tendenzialmente più il gentil sesso. Nelle donne adulte si è registrato un abuso di alcol in misura doppia rispetto alla popolazione maschile. Per quanto riguarda i giovani, in un campione di 1.078 soggetti (età 16-30 anni, di cui il 40% già con sofferenza mentale) è stato rilevato un abuso di alcol, cannabis e tabacco. Si è inoltre osservato che la religione ha aiutato ad affrontare meglio il post trauma.
"Benché questi studi possano avere una certa rilevanza, presentano alcuni limiti dovuti alle precarie condizioni in cui si sono trovati gli operatori della sanità ed i ricercatori aquilani - sottolinea Rossi - I professionisti della salute mentale sono di solito poco coinvolti nei processi di triage immediatamente dopo un disastro naturale per l’ovvia precedenza delle cure fisiche e mediche. Inoltre mancano evidenze nel lungo termine cosicché, anche se sono passati sei anni dell’evento, i riscontri sono limitati a due anni o poco più".