"In Italia, i Piani di protezione civile sono ancora solo virtuali e si rivelano poco operativi in caso di emergenza". Lo ha detto stamane, a L'Aquila, il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto, intrattenendosi con i giornalisti a margine della cerimonia di conferimento del Premio di Laurea Avus (Associazione vittime universitarie del sisma).
Una denuncia che fa seguito alle parole di Fabrizio Curcio, da un anno a capo della Protezione civile. Curcio, nei giorni scorsi, ha spiegato al Corriere della Sera come si stia insistendo, con le Regioni, "sui piani del territorio che dovranno andare a completare il programma nazionale per il rischio sismico". Ad oggi, soltanto la Calabria e l'Umbria lo hanno consegnato, "poi stiamo lavorando con Piemonte, Valle d'Aosta, Friuli e Lombardia".
Nonostante il drammatico sisma del 2009, anche in Abruzzo non si è ancora provveduto ad istruire il piano. "Ancora non lo abbiamo. Ogni Regione deve fare la sua parte", ha ribadito Curcio che, ai tempi del sisma, era un tecnico della Protezione civile.
"Oggi, in Italia non conosciamo ancora lo stato di sicurezza dei nostri centri storici - ha aggiunto stamane Francesco Peduto - non sappiamo se sono sicuri e soprattutto quali siano le condizioni in cui versano gli edifici. Bisognerebbe iniziare a mettere in sicurezza il patrimonio edilizio italiano dando priorità alle scuole, agli ospedali ma a tutti gli edifici che ospitano l'amministrazione pubblica allargandoci all'intero patrimonio edilizio storico e non solo. Le loro condizioni di sicurezza non le sappiamo - ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi - anche perché non abbiamo il Fascicolo del Fabbricato equivalente ad una sorta di libretto pediatrico dello stato di salute degli edifici".
Peduto ha dunque ricordato, "per l'ennesima volta", che il 50% delle vittime "lo abbiamo per comportamenti sbagliati durante l'evento sismico. Le persone non sanno come comportarsi durante un terremoto o alluvione o frana".