Dopo diverse apparizioni sui media nazionali - da Chi l'ha visto a Il Manifesto - da parte della famiglia, si torna nelle aule di tribunale sul caso della morte di Antonino Drago, per tutti Tony, 25enne militare siracusano trovato morto nel cortile della caserma dei Lancieri di Montebello a Roma il 6 luglio 2014 [leggi l'articolo].
Tony Drago è noto negli ambienti universitari aquilani perché nel capoluogo abruzzese aveva frequentato Scienze dell'investigazione e aveva vissuto nella residenza studentesca Campomizzi. Secondo le versioni degli inquirenti quella del giovane caporale è un suicidio, ma la famiglia da tempo chiede che venga fatta luce sul caso e che venga riaperto il fascicolo, a causa di diverse incongruenze nella versione ufficiale.
Per questo mercoledì 13 aprile, dalle ore 10, il giudice per le indagini preliminari della Procura della Repubblica di Roma in via Golametto deciderà se archiviare o meno il caso: "Tanti gli elementi che mettono in dubbio la versione ufficiale - scrive in una nota la famiglia - ferite non compatibili con una caduta dall'alto, testimonianze fotocopia dei commilitoni, silenzi, incongruenze, accertamenti poco trasparenti".
"Cosa stava succedendo, in quei giorni, in caserma? Solo un testimone-chiave, intervistato dai giornalisti di Chi l'ha visto?, aveva ricevuto le confidenze di Tony, che gli disse di essere stato aggredito di notte nel suo letto in caserma a fine giugno, e di aver riconosciuto le voci di due suoi commilitoni. Perché non è stato mai condotto un esame tossicologico né un prelievo di tessuti o epidermide? Perché non si sono rispettate le procedure riferibili al reperimento, secondo legge, delle prove all’interno dei luoghi in cui il caporale avrebbe trascorso le ultime ore della sua vita, primo fra tutti il suo armadietto personale? Perché c’è voluto un anno per poter prendere visione degli esiti degli accertamenti tecnici?", si chiedono i familiari del giovane siciliano, che avevano messo in dubbio la versione ufficiale del suicidio con un dossier di 26 pagine presentato ai magistrati romani.
Fuori dal tribunale sarà presente il comitato "Verità per Tony", con persone che arriveranno da diverse parti d'Italia, compresa L'Aquila. Per informazioni sulle partenze dal capoluogo abruzzese è possibile contattare il 340.8061655.
La nota completa dei familiari di Tony Drago
Antonino Drago, giovane caporale dell’esercito italiano, è stato trovato morto la mattina del 6 luglio 2014 nel cortile della caserma dei Lancieri di Montebello di Roma, dove prestava servizio. Tony – così era chiamato da tutti - aveva 25 anni.
La spiegazione della morte del militare siracusano, da subito derubricata da fonti ufficiali come "suicidio", non ha mai convinto amici e familiari, per una lunga serie di incongruenze e aspetti poco chiari emersi subito dalle primissime indagini successive alla tragedia. Per questo, mercoledì 13 aprile il Comitato “Verità per Tony” si ritroverà a Roma, dalle 10, davanti agli uffici della Procura della Repubblica, in via Golametto, per chiedere al Giudice per le Indagini Preliminari - che proprio in quelle ore valuterà la richiesta in merito del Pubblico Ministero - dinon archiviare il caso.
Perché sono tanti gli elementi che fanno dubitare sulla versione ufficiale, come ben dimostrato anche dalle indagini giornalistiche condotte in questi mesi da alcune trasmissioni televisive (su tutte Chi l'ha visto?). A partire dalle testimonianze rese a caldo dai commilitoni, verbalizzate tutte alla medesima ora e in termini perfettamente coincidenti. Per non parlare poi della presenza, sul corpo di Tony, di ferite difficilmente riconducibili alle conseguenze di una caduta dal terzo piano, come una ferita alla testa e profondi graffi sulla schiena vecchi di tre o quattro giorni.
Cosa stava succedendo, in quei giorni, in caserma? Solo un testimone-chiave, intervistato dai giornalisti di Chi l’ha visto?, aveva ricevuto le confidenze di Tony, che gli disse di essere stato aggredito di notte nel suo letto in caserma a fine giugno, e di aver riconosciuto le voci di due suoi commilitoni. Perché non è stato mai condotto un esame tossicologico né un prelievo di tessuti o epidermide? Perché non si sono rispettate le procedure riferibili al reperimento, secondo legge, delle prove all’interno dei luoghi in cui il caporale avrebbe trascorso le ultime ore della sua vita, primo fra tutti il suo armadietto personale? Perché c’è voluto un anno per poter prendere visione degli esiti degli accertamenti tecnici?
Senza avere prima queste risposte, la famiglia del caporale Antonino Drago si oppone all'archiviazione del caso, e per questo il comitato "Verità per Tony" si troverà a Roma, mercoledì, per chiedere a gran voce che si proceda con le indagini e gli interrogatori anche sulla base degli elementi emersi in questi mesi. Perché è difficile non pensare che in quella caserma quella notte sia successo qualcosa, e che Tony sia stato – più o meno volontariamente – ucciso. Da chi? Perché? Il caso non si può archiviare.