All'età di 86 anni è morto Marco Pannella, all'anagrafe Giacinto.
Le condizioni del leader radicale si erano aggravate ieri pomeriggio, quando era stato ricoverato presso una struttura ospedaliera. Negli ultimi giorni le sue funzioni vitali erano peggiorate.
Dallo scorso marzo si erano intensificate le notizie su un aggravamento delle sue condizioni: lottava da tempo con un tumore ai polmoni e uno al fegato.
Nato a Teramo (che pochi giorni fa lo aveva insignito della cittadinanza onoraria) e da sempre legato all'Abruzzo, Pannella è stato tra i fondatori, nel 1955, del Partito radicale dei democratici e dei liberali, poi divenuto semplicemente Partito radicale.
E' stato tra i più longevi personaggi politici italiani della Prima Repubblica - deputato dal 1976 al 1992 - e anche negli ultimi anni, quando aveva lasciato le maggiori cariche del partito ma continuava a fungere da ideologo del mondo liberale italiano.
Protagonista di battaglie per i diritti civili già dagli anni Settanta, è noto per le sue pratiche di lotta nonviolenta, come gli scioperi della fame e le disobbedienze civili, e volta alla promozione di importanti campagne che hanno cambiato il volto del Paese, come quella sul divorzio, a favore dell'aborto, per la liberalizzazione delle droghe leggere, per i diritti dei detenuti, solo per citarne alcune.
Se ne va un fiero sostenitore del paradigma antiproibizionista, battagliero coriaceo e uomo apprezzato da più parti della politica italiana. (m. fo.)
Il ricordo di Cialente
"Con la scomparsa di Marco Pannella comincia a chiudersi una fase storica dell'Italia che, dalla seconda metà del Novecento a questi ultimi giorni, ha visto il nostro Paese entrare, con fatica, nel novero di quelli moderni, facendo, nel solco dei valori dell'occidente, della libertà, dell'uguaglianza e dei diritti di cittadinanza la base del vivere civile e del progresso".
Queste le parole con cui il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ricorda il leader radicale.
"Marco Pannella ha condotto battaglie di grande modernità, modernizzando la cultura del Paese, nei sentimenti popolari, nelle abitudini, negli interessi del "quieto vivere" ed esercitando fino in fondo il vero ruolo di un leader politico, quello cioè di indicare percorsi nuovi e originali, trasformando ed emancipando la coscienza di intere collettività. I visionari delineano strade che i saggi, poi, percorrono. Marco Pannella, - ha proseguito Cialente - accanto a questo, ha avuto un altro pregio, raro. Il coraggio di affermare le proprie idee e di battersi sempre per esse. Ho avuto il privilegio di vivere con lui, nel 1990, l'esperienza di "Convenzione Democratica", la famosa lista della Genziana. Esperimento avanzatissimo, allora non compreso, che prefigurò, con anni di anticipo, quella che poi sarebbe divenuta l'alleanza dell'Ulivo. Anche allora L'Aquila fu laboratorio politico, come lo era stata per la nascita della prima giunta comunale di centro sinistra. Una strana alchimia di questa città, capace di esprimere comunque, di volta in volta, avanzati blocchi di classe dirigente politica, spesso avanguardia culturale in Italia. Un'esperienza indimenticabile, molto formativa, che mi fece conoscere un modo completamente diverso di essere e di vivere la politica. Negli anni successivi, soprattutto nella mia esperienza parlamentare, ho nuovamente incontrato molte volte Marco, mi sono sentito con lui telefonicamente, a volte anche con sinceri, leali, decisi scambi di opinione. Ricordo anche quando, dopo il sisma, volle tenere all'Aquila, nel tendone di piazza Duomo, divenuto in quel periodo agorà della città, l'assemblea del Partito Radicale. Come tanti italiani anch'io mi sento di ringraziare questo abruzzese tenace, visionario, capace di grandi sogni e di ammettere le proprie debolezze, in primis quel suo tabagismo che ostentava simpaticamente. In questo momento, però, non posso non ricordare un episodio in cui lo sentii soprattutto amico, con un atteggiamento paterno. Quando, nel gennaio 2014, in seguito al pesantissimo attacco mediatico che, a livello nazionale, si scatenò su di me e sulla mia famiglia, per due avvisi di garanzia ad altrettanti miei stretti collaboratori, decisi di dimettermi, la sera successiva Marco mi chiamò a casa. Fu una telefonata di solidarietà affettuosa, di incoraggiamento, di rinnovata stima, di analisi politica precisa di quello che mi stava capitando ma, anche, un severo richiamo alle mie responsabilità. Marco Pannella è stato un grande italiano – ha concluso Cialente - e mi fa piacere pensare che è l'Abruzzo, la sua Teramo, che lo ha regalato all'Italia".
Pezzopane: "Ha cambiato l'Italia con diritti civili"
"Marco Pannella, un uomo grande, un grande uomo. Forse quello che più ha contribuito a cambiare il Paese nel campo dei diritti civili. Sono orgogliosa di averlo conosciuto, di aver discusso con lui, di aver imparato cose da lui. Fu capolista nel 1990 di Convenzione Democratica, la lista della Genziana dove sono stata eletta consigliere comunale a L'Aquila. Con me furono eletti anche l'avvocato Antonello Lopardi, Massimo Cialente, Giorgio Iraggi, Paolo Aloisi e l'indimenticabile Luciano Fabiani. Poi Pannella si dimise ed entrò Cecco Peppe in Consiglio. Ma mai dimenticherò quei mesi di straordinaria politica e di mia formazione. Sono stata di nuovo con lui recentemente a Parigi al Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana dove, nonostante il grave stato di salute, si muoveva come un leone. Grazie Marco Pannella, per esserci stato sempre". Lo scrive in una nota la senatrice del Pd Stefania Pezzopane.
Il cordoglio di Pierpaolo Pietrucci
Esprimo cordoglio e grande tristezza per la scomparsa di Marco Pannella, abruzzese e leader politico che ha attraversato da protagonista la vita politica italiana degli ultimi decenni. Sono stato iscritto al Partito radicale, e conoscevo Marco.
Si poteva, tanti lo sono stati, essere in disaccordo con lui, ma gli va riconosciuto un ruolo di primissimo ordine nel panorama della nostra democrazia, che per definizione è pluralismo e confronto. Attraverso le sue prese di posizione, gli intelligenti modi di lotta e di espressione, ha saputo portare all’attenzione dell’opinione pubblica temi e contraddizioni inerenti il funzionamento stesso del sistema democratico che altrimenti, con tutta probabilità, sarebbero rimasti in ombra. Assieme al Partito radicale, di cui è stato per lungo tempo l’incarnazione, ricordiamo le battaglie sul divorzio e l’aborto, per i diritti dei detenuti, per la depenalizzazione dell’uso personale delle droghe leggere, per la libertà scientifica, quelle contro gli abusi e i malfunzionamenti del sistema democratico imputabili dallo strapotere dei partiti.
A volte precursore e a volte provocatore, Pannella è stato una figura necessaria, di cui sentiremo la mancanza. Come c’è da sentire la mancanza del confronto, del dialogo, dello scontro, dell’arricchimento che deriva dalle diversità delle opinioni e dell’anticonformismo necessario.
Il messaggio di Giuseppe Di Pangrazio
“L’Abruzzo ha perso uno dei suoi figli migliori. Marco Pannella con la passione e la determinazione che metteva in ogni sua impresa, era un tutt’uno con i diritti civili, con la non violenza e per la libertà”.
A dirlo è il Presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio.
“Marco era un simbolo della Terra d’Abruzzo,che interpretava pienamente con il suo carattere audace e tenace, dolcemente forte. Consigliere regionale all’Emiciclo nel corso della Quinta Legislatura, nel 2014 ho avuto l’onore di conferirgli la medaglia Aprutium, nel corso di una seduta solenne dell’Assemblea regionale, per il suo lungo magistero di Uomo e di Politico impegnato in tante battaglie in difesa della democrazia – ricorda Di Pangrazio - Non potrò mai dimenticare l’incontro privato nel mio ufficio. Un incontro carico di umanità e ricordi che hanno percorso ogni angolo della nostra regione: una sorta di dichiarazione d’amore incondizionato per l’Abruzzo, di cui ricordava luoghi e volti delle tante persone che con lui hanno condiviso lotte e speranze. Interpretando il pensiero dell’Assemblea che rappresento, mi inchino davanti alla storia di Marco Pannella, davanti all’uomo, al cittadino illustre della nostra terra”.