Negli ultimi giorni molto scalpore ha destato un fatto di cronaca che lambisce uno degli spazi sociali nati all'Aquila dopo il terremoto del 2009: l'Asilo Occupato, in viale Duca degli Abruzzi.
Tutto nasce da un articolo del giornalista de Il Messaggero, Marcello Ianni, che venerdì scorso ha pubblicato un articolo - ripreso da gran parte delle testate aquilane - riguardante due giovani denunciati per aver spacciato sostanze stupefacenti in occasione di serate all'Asilo Occupato. In poche ore il popolo web aquilano si è scatenato, tra richieste di sgombero e post a difesa della struttura, o di chi in questi anni l'ha animata. Occorre fare chiarezza in relazione ai fatti di cronaca che sono stati riportati, perché sul web sono circolate anche informazioni non rispondenti a verità.
Innanzitutto, l'indagine svolta dalla Squadra mobile dell'Aquila, diretta dal dirigente Maurilio Grasso, ha portato - almeno finora - a due denunce, come detto, nei confronti di due giovani, rispettivamente di Latina e L'Aquila. Non è stato arrestato nessuno, come riportano le voci virtuali che girano in questi giorni su Facebook, e soprattutto non risulta ad ora nessuna perquisizione all'interno dell'ex asilo nido di viale Duca degli Abruzzi, come erroneamente scritto (e poi rettificato) da alcuni organi di stampa.
Le denunce sono scattate in base a pedinamenti, intercettazioni telefoniche e, non ultime, testimonianze di alcuni giovani consumatori. In base a queste ultime, l'acquirente acquistava le sostanze stupefacenti sempre dalla stessa persona: la giovane aquilana denunciata. Nelle intercettazioni pubblicate sul Messaggero, inoltre, la stessa per telefono chiedeva all'acquirente di recarsi all'entrata dell'Asilo per ottenere le sostanze in suo possesso in cambio di denaro.
Come ha riportato Abruzzoweb, infine, sappiamo che l'inchiesta - che parrebbe essere ancora aperta - è risalente a più di un anno fa. Anche in questo caso, dunque, vengono smentite alcune voci che girano, e che parlano di persone colte recentemente all'interno dell'Asilo Occupato in flagranza di reato.
Nel giorno stesso della pubblicazione delle carte dell'inchiesta sul Messaggero, i collettivi e i singoli cittadini che animano l'Asilo Occupato hanno smentito categoricamente il coinvolgimento degli attivisti nei fatti di cronaca sopra riportati. L'edificio, di proprietà del Comune dell'Aquila e fino al gennaio 2011 abbandonato, ha visto negli ultimi cinque anni e mezzo l'attraversamento di numerosissime iniziative politiche, sociali, culturali, ricreative e musicali.
L'Asilo ha vissuto diverse fasi, attraversate da altrettante "anime" ed "espressioni", anche favorite dal gran numero di spazi presenti all'interno della grande struttura (circa mille metri quadri di superficie, per 9mila metricubi di cubatura). Nei prossimi mesi l'anima di quell'edificio cambierà ancora, anche perché è partito, dopo anni, l'iter per la ristrutturazione del palazzo, classificato B, e a breve dovrebbe essere affidato l'appalto (la prossima seduta della commissione di gara è fissata per il 30 agosto).
E' apparso per questo in parte strumentale l'accostamento, in alcuni casi tout court, dell'Asilo (e dei suoi animatori) con la vicenda legata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Sebbene fosse prevedibile che una struttura "occupata", lambita da un fatto di cronaca, potesse essere fortemente attaccata da chi l'ha sempre attaccata (in primis gli esponenti del centrodestra cittadino), è bene ricordare che la diffusione delle sostanze stupefacenti in città è, secondo alcuni studi, aumentata nel dopo-sisma, anche a causa della situazione in cui versa il tessuto sociale della comunità. Un fenomeno generalizzato, insomma, in tanti luoghi pubblici e privati della vita cittadina.
Basti pensare ad altri fatti di cronaca emersi negli ultimi anni, come per il presunto spaccio allo Chalet della Villa Comunale (edificio anch'esso di proprietà comunale), in cui fu coinvolto il gestore [leggi l'articolo]. In quel caso però nessuno - aggiungiamo noi giustamente - chiese l'immediata chiusura. Né sui social, né sui banchi della politica.