Martedì, 10 Settembre 2013 20:28

"Un tetto non basta". Il caso di Silvano, segregazione nella città che cambia

di 
Riprese e Montaggio Lisa D'Ignazio

La sensazione che hai parlando con Silvano Parisse, aquilano di 44 anni, è che sia stato estromesso dal concetto di cittadinanza.
La sua storia è simile a quella di tanti altri, indigenti e disorientati nella città che cambia: niente reddito e fondi per il sociale tagliati.

Una volta c'era il centro storico, la sua comunità, la vita sociale e la densità di luoghi e relazioni. Un lavoro, anche a nero, per sfangare la giornata e mangiare si riusciva a trovare. Oggi Silvano, come altri, dopo il lungo soggiorno alla Guardia di Finanza, da assistito, si trova ad abitare in un monolocale del progetto case a Preturo, abbandonato lì senza reddito e col frigorifero vuoto. Una situazione che definire precaria è un eufemismo.

"Stamattina presto, come tutti i giorni, ho preso l'autobus per andare a L'Aquila, a cercare lavoro", inizia a raccontare ammettendo, implicitamente, che dove vive, per lui, non è L'Aquila. "E' salito il controllore e mi ha fatto la multa. Posso anche stracciarla, gli dicevo, perché tanto non ho un soldo. Non è possibile, rispondeva lui, invece è così", racconta fissandomi negli occhi col suo sguardo profondo.

Effettivamente è pressoché impossibile vivere così: potrebbe suscitare meraviglia agli occhi di molti, ma è ciò che sta accadendo a sempre più persone.

I servizi sociali del Comune stanno seguendo Silvano. Per qualche problema ancora da chiarire, però, il sussidio dell'una tantum - che gli avrebbe dato un po' di respiro, come ad altri nuclei familiari indigenti - per ora a lui non è spettato.
Ovviamente è iscritto all'ufficio di collocamento ed in graduatoria per un posto al Comune, ma intanto non ha idea di come pagare le bollette: "questo pensiero non mi fa dormire la notte".

Non lontanto dal suo appartamento c'è il carcere delle Costarelle: "ci sono già stato ma non voglio tornarci, ho già sbagliato una volta. Ma se mi lasciano morire di fame, l'unica cosa che mi rimarrà sarà rubare".

A Silvano piacerebbe tornare a fare l'idraulico "ma per adesso qualsiasi cosa rientri nelle mie capacità mi sta bene". Qualche tempo fa, ad esempio, gli è stato richiesto l'utilizzo del computer ma non ha mai imparato ad usarlo. Senza questa competenza, e senza neanche avere un indirizzo e-mail, è ancora più difficile cercare lavoro. In un mondo sempre più digitalizzato, sarebbe suo diritto accedere ad un corso per l'utilizzo base del personal computer. Perché, oltre l'isolamento sociale, anche quello informatico è altrettanto aberrante e pone, qui a L'Aquila nel 2013, il tema del digital divided, una questione che andrebbe affrontata, seriamente.

Abitare a L'Aquila, oggi, è anche abitare a Preturo. Solo che i servizi sono troppo scarsi e la popolazione di indigenti cresce a causa dell'assenza di reddito e occupazione, proprio come accade in tante altre città divorate dalla crisi. Sarebbe allora il caso di iniziare a capire come combattere la segregazione prima che alcuni progetti Case diventino roventi banlieue o, peggio ancora, i poveri – come si suol dire - comincino a farsi la guerra tra loro.

*Servizio video a cura di Lisa D'Ignazio

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Settembre 2013 17:44

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