Molti degli abitanti dei territori colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso stanno abbandonando (si spera temporaneamente) la propria terra.
In attesa della costruzione dei moduli abitativi provvisori (map), annunciati dalla struttura commissariale e di realizzazione entro la prossima primavera, a causa del freddo è necessario lasciare le tendopoli.
Molti dei circa 3mila sfollati si sono trasferiti nelle strutture ricettive sulla costa adriatica, altri si sono sistemati autonomamente in affitto. Ai proprietari delle tante aziende agricole, è stato detto, verranno consegnati container e moduli abitativi per permettere loro di continuare a lavorare anche nei mesi invernali.
Ma è possibile recuperare strutture provvisorie per permettere agli sfollati che non vogliono abbandonare la loro terra di rimanere nei luoghi colpiti dal sisma? Sembrerebbe molto complicato, perché la struttura commissariale di Vasco Errani ha espresso chiaramente la preferenza, attraverso un'ordinanza dello scorso 3 settembre, di trasferire altrove le persone.
Eppure esistono diverse strutture, ad esempio presenti nei territori aquilani colpiti dal terremoto dell'aprile 2009, che potrebbero essere riutilizzate, per essere impiegate nel dare temporaneamente riparo alle persone rimaste senza casa, impiegando risorse economiche "solo" per smontaggio, trasporto e rimontaggio.
E' il caso delle "casette" in legno messe a disposizione dei dipendenti Anas nel primo periodo del post-sisma aquilano, segnalate a questo giornale da Franco Marulli del sindacato Assocasa di Ugl. Sui terreni del vivaio Anas, sulla Strada statale 17 all'altezza della frazione di Onna, ne abbiamo contate almeno 12.
Abbiamo provato a chiedere (senza successo) all'Anas dell'Aquila se fossero ancora utilizzati e abitati da qualcuno. Ma, come è possibile vedere anche dalle foto, sembrano pressoché vuoti.
Si tratta di "moderni container", con tanto di stanze interne e verande esterne, che da tempo fanno capolino alla Statale. Nel caso fosse confermato "l'abbandono" dei locali, perché non provare a trasferirli per permettere alle persone che non vogliono andare via dai territori terremotati, di rimanere nei paesi? Considerando, poi, che - come scriviamo ormai da giorni - la demografia delle zone terremotate è (fortunatamente) esigua.
Come dire: con dodici casette del vivaio Anas si potrebbero, ad esempio, soddisfare le esigenze di un intero borgo dell'Alta valle del Tronto.
Chissà che, dopo la segnalazione di Assocasa, non intervenga nel favorire questo processo lo stesso governatore dell'Abruzzo Luciano D'Alfonso, egli stesso dipendente Anas e notoriamente vicino agli apicali dell'Azienda nazionale autonoma delle strade. Sarebbe auspicabile.
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