Martedì, 22 Novembre 2016 13:52

Gran Sasso, Lolli: "Impianti si faranno, non sono l'unico strumento di sviluppo"

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"La notizia principale di questa conferenza stampa sta nelle persone che partecipano: Regione, Comuni e Parco nazionale Gran Sasso-Monti della Laga marciano compatti e uniti, nella stessa direzione".

Parole del vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli che, stamane, ha convocato i giornalisti a Palazzo Silone per mettere un punto alle polemiche seguite alla notizia del pacchetto di osservazioni prodotte dal Ministero dell'Ambiente in sede di valutazione ambientale strategica del Piano del Parco, pubblicato in agosto dall'Ente dopo decenni d'attesa [Leggi l'approfondimento].

Accanto a lui, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, il primo cittadino di Pietracamela Michele Petraccia, il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, il presidente del Parco Tommaso Navarra, il responsabile del servizio tecnico urbanistico e territoriale Alfonso Calzolaio e la direttora generale di Regione Abruzzo, Cristina Gerardis.

In premessa, Lolli ha tenuto a ribadire che nessuno pensa che gli impianti sciistici siano la soluzione per lo sviluppo del Gran Sasso: "Il destino, la vocazione stessa della nostra montagna è di essere un prodotto molto più ampio, ed esclusivo per un territorio assai vasto; dunque, si sta lavorando per una valorizzazione a tutto tondo: ecco i 2.5 milioni per la strutturazione della rete sentieristica - ha ricordato il vice presidente della Giunta regionale - e, più in generale, i 20 milioni per le attività di promozione turistica".

Lo sviluppo del Gran Sasso passa per diverse attività, "e dentro - evidentemente - c'è anche lo sci da discesa e la valorizzazione delle due stazioni Pietracamela-Prati di Tivo e Campo Imperatore-Monte Cristo. Sul punto - ha tenuto a ribadire Lolli - vogliamo si faccia esattamente quanto già deciso molti anni anni fa: dunque, il collegamento Monte Cristo - Fossa di Paganica - Scindarella".

Interventi già previsti nel Piano d'Area approvato più di dieci anni fa con l'accordo di Regione Abruzzo, Parco e Comune dell'Aquila. Qui sta il nodo, però: nelle osservazioni, il Ministero dell'Ambiente contesta che il Piano d'Area non sia stato 'calato' nel Piano del Parco per una globale approvazione. E rimarcando che la formazione del Piano e del Regolamento del Parco dovrebbero procedere in contemporanea, così non è stato, gli uffici romani prescrivono che ogni singolo intervento previsto, dunque anche gli impianti di collegamento, venga sottoposto a valutazione d'incidenza ambientale e che  comunque, dovessero non essere compatibili con le Zps, si potrebbe soltanto sostituire l'esistente, come accaduto con le Fontari.

"Vorrei essere chiaro: se non si realizzano gli impianti previsti - l'affondo di Giovanni Lolli - non saremo in grado di tenere viva la stazione di Campo Imperatore: è impossibile, infatti, metterla in economia con un impianto di arroccamento dalla capacità limitata. Negli anni passati, è stato il Comune dell'Aquila a cofinanziare il Centro turistico: oggi, però, le nuove norme introdotte lo impediscono. Senza un altro accesso, insomma, la stazione dovrebbe chiudere".
E se accadesse, si domanda Lolli, "come si potrebbe parlare di sviluppo alternativo di una montagna che, a quel punto, sarebbe 'violentata' da 6 impianti già abbandonati, cui si aggiungerebbero Fontari e Scindarella oltre alla funivia, all'albergo e alle altre strutture? Quale altro sviluppo si potrebbe immaginare? Ripeto: marciamo compatti per realizzare quanto già previsto".

Dunque, il vice presidente della Giunta regionale ha indicato la strada da percorrere: "Primo, è necessario approvare il Piano del Parco: non avendolo fatto negli anni passati, sulla nostra montagna normano ancora norme di salvaguardia chiarissime e stringenti che impediscono, ad esempio, di realizzare nuovi impianti e, sul punto, abbiamo sbattuto il grugno col progetto per le nuove Fontari. Finalmente, siamo sul punto di approvarlo", ha sottolineato Lolli. "Seppure restiamo convinti non andasse fatto, l'abbiamo sottoposto a Vas e in sede di valutazione strategica sono state prodotte le osservazioni del Ministero che richiama, tra l'altro, come non siano stato richiamato esplicitamente il Piano attuativo: ebbene, le osservazioni ci permettono di precisare che l'attuazione sta già dentro al Piano e, in merito, allegheremo la cartografia che mostrerà chiaramente il Piano attuativo".

A quel punto, una volta approvato il Piano del Parco, gli impianti dovranno essere sottoposti a valutazione ambientale: "Il Piano attuativo ha già la Vinca - ha specificato Lolli - i singoli impianti verranno sottoposti invece a valutazione, come prevede la norma: l'intervento più delicato è l'impianto Fossa di Paganica-Scindarella, farà la Vinca al Comune dell'Aquila e poi la Via in Regione. Come noto, operiamo in un'area Sic: andremo a precisare, dunque, quali sono le norme compensative che verranno messe in opera essendo il terreno a protezione speciale. Non si tratta di una procedura brevissima, ma questa è la strada e noi parlemo con gli atti, seguondo scrupolosamente i dettami della legge".

Lolli si toglie infine qualche sassolino dalla scarpa: "Le critiche sono sempre legittime e bene accette - ha ribadito - a condizione, però, che ci sia onestà intellettuale. Il centrodestra - ha aggiunto, riferendosi alla conferenza stampa tenuta ieri dal senatore Fabrizio Di Stefano (Forza Italia - ha governato a livello nazionale e locale e non ha mosso una paglia: non hanno trovato un euro, per lo sviluppo del Gran Sasso, e non hanno fatto avanzare d'un centrimetro le procedure. Dunque, prima di criticare dovrebbero, almeno, chiedere scusa per il tempo perso".

Navarra: "Entro fine novembre, chiuderemo l'iter d'approvazione del Piano del Parco"

Il presidente del Parco Nazionale Gran Sasso - Monti della Laga ha assicurato che, entro la fine del mese, verrà chiuso l'iter d'approvazione del Piano del Parco. "E' necessario intendersi sulla fase in cui ci troviamo: il Parco, tra i più grandi e antropizzati d'Europa, avrebbe dovuto adottare il Piano entro i sei mesi successivi alla sua Istituzione, datata 1995", ha ricordato. "D'altra parte, il provvedimento porta con sé una zonizzazione in diverse aree, con misure di salvaguardia diverse e, come tutti i piani regolatori, ha la funzione di favorire lo sviluppo, anche economico, del territorio, compatibilmente alle vocazioni del Parco. Invece, sono passati 21 anni e, fino ad oggi, nulla si era mosso con la conseguenza che sono a tutt'oggi in vigore norme di salvaguardia pensate dal legislatore soltanto per i primi mesi e che impongono un regime stringente di divieto che ha portato, nel tempo, alla reazione delle popolazioni che, oramai, vivono il Parco come una sorta di gabbia".

Tra l'altro, ha tenuto a specificare Navarra, pure si assecondasse la richiesta di parte della popolazione di uscire dal Parco, le aree Sic resterebbero un problema essendo imposte a livello comunitario, non dal Parco.

"Per questo, quando mi sono insediato - ha proseguito l'avvocato teramano - ho assunto l'obiettivo prioritario di istruire il Piano del Parco, così da liberare dai vincoli il 70% del nostro territorio: soltanto così avremo la zonizzazione delle aree a maggiore e minore vincolo di tutela e potremo affrontare il problema dei Sic. E come detto, entro la fine di novembre rimetteremo alla Regione la chiusura del provvedimento: abbiamo risposto ad oltre 500 osservazioni, in questi mesi, figurarsi se ci preoccupiamo di rispondere alle questioni poste dal Ministero".

 

Cialente e l'appello al Governo: "Non si ceda alle lobby, a vecchi interessi che nulla hanno a che fare con le esigenze delle popolazioni"

"Tocca a me la parte più politica e meno diplomatica", ha detto Cialente. "I pessimi dati che abbiamo sul Parco, su quello che ha reso al territorio, sono da ricondurre al 'congelamento' imposto dalla mancata approvazione del Piano che ricordava Navarra. Le norme di salvaguardia hanno reso impraticabile qualsiasi ipotesi di sviluppo che pure sta scritta nella storia di un Parco tra i più antropizzati d'Europa".

Le responsabilità della mancata gestione - ha aggiunto il primo cittadino - "sono da attribuirsi a persone che hanno nome e cognome noto: hanno fatto del Ctgs una vacca da mungere, portando il Centro turistico sull'orlo del baratro. Ora, lo stiamo salvando ma lo sviluppo del Gran Sasso è un pezzo importantissimo del rilancio del comprensorio. Chiediamo soltanto di essere messi nelle condizioni di poter competere con altri territori, con quei pezzi d'Italia, costieri e montani, che hanno fatto dei turismi un elemento fondamentale di sviluppo economico".

Dunque, Cialente ha rivendicato di aver rilanciato - "con Giovanni Lolli, e con gli altri" - l'idea di investire sulla nostra montagna, "e di aver ottenuto un investimento di 40 milioni che - ha ribadito - non finanzieranno soltanto gli impaianti, ma la rete sentieristica, il ripristino dell'albergo e dell'ostello, i sottoservizi a Fonte Cerreto e così via. Rivendico a me stesso, inoltre, di aver posto la questione politica del Parco che, credo, abbia determinato l'accelerazione che stiamo raccontando: qui, si gioca il futuro d'un pezzo dell'appennino centrale e del nostro vivere le aree interne".

Poi, il segnale al Governo: "Mi rivolgo al Ministro dell'Ambiente, al sottosegretario De Vincenti e al premier Renzi: non vorrei che dentro al Ministero si muovessero vecchie lobby, vecchi interessi che conducono battaglie che nulla hanno a che fare con i territori e con le esigenze delle popolazioni. Far prevalere gli interessi delle lobby significherebbe farsi male: in questo momento, il Paese ha bisogno di tutto eccetto che dell'ennesima rissa. Da parte mia, difenderò il territorio fino alla morte, qualsiasi cosa accada", la promessa.

 

Gerardis: "Approvare il Piano del Parco, significa riappropriarsi del territorio"

In relazione al 'rapporto' col ministero dell'Ambiente, "abbiamo avuto una grande attenzione, in questo periodo, a raccordarci con loro", ha stemperato i toni la direttora generale di Regione Abruzzo. "Lo dico non per contraddire il sindaco Cialente - ha specificato Gerardis - ma per spiegare che abbiamo lavorato per fare piena chiarezza sulle procedure tecniche da seguire. Per esempio, sul tema della trasformazione delle aree Sic in Zsc, una volta approvato il Piano. Ebbene, gli uffici del Ministero hanno evidenziato che questo è il momento giusto perché la Regione attui, in maniera concreta, le volontà espresse programmaticamente più di 10 anni fa, con il Piano d'Area".

"L'approvazione del Piano - ha aggiunto Gerardis - significa per la Regione riappropriarsi del territorio, dice cosa vuole farne: a valle, poi, verranno le procedure ambientali sugli impianti. Con tempi certi: la recente riforma Madia, infatti, concentra in 5 mesi la durata massima di tutte le pratiche di valutazione ambientale".

 

Pietrucci: "La Regione ha finalmente segnato una vera svolta"

"La Regione ha dato finalmente una svolta sullo sviluppo e la valorizzazione della montagna, attraverso finanziamenti e procedimenti legislativi definiti: tra gli altri, l'individuazione del Gran Sasso come primo distretto turistico, il rilancio di Appennino Parco d'Europa, il progetto di legge Reasta sulla rete sentieristica, gli investimenti sul freeride e sulle piste ciclabili. Nessuno può negarlo".

Pietrucci, poi, ha voluto sottolineare di nuovo "l'unità d'intenti col parco: si marcia uniti finalmente, abbiamo avuto troppe incomprensioni in passato". E ha ricordato anche "la grande generosità dei cittadini che, riuniti nel comitato 'Save Gran Sasso' e mossi da un sentimento di affetto per la montagna, stanno raccogliendo le firme per raggiungere, in fondo, il nostro stesso obiettivo. Percorriamo strade diverse, che non si escludono: vedremo quale sarà la più veloce, per raggiungere l'obiettivo comune che rappresenta, finalmente, la volontà unanime della città".

 

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Novembre 2016 09:35

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