Si complica tremendamente l'insediamento di Accord Phoenix.
Prima, la sospensione delle attività imposte dalla Asl a seguito di un accertamento in azienda che aveva ricostrato alcune anomalie da sanare. In particolare, sarebbe stata rilevata la mancata installazione di una balaustra intorno ad una buca del cantiere e l'assenza di percorsi segnalati per i muletti.
Poi, il sequestro dell'area produttiva, coi sigilli apposti dalla Guardia di Finanza per il presunto stoccaggio di rifiuti pericolosi e non - si parla di 105mila chilogrammi di materiale elettronico - seppure non fossero state ancora istruite le dovute autorizzazioni. A dirla in breve, Accord Phoenix avrebbe inoltrato al Servizio gestione rifiuti di Regione Abruzzo una comunicazione di inizio attività parziale, per l'attività del comparto dissemblaggio monitor, "non consente l'avvio delle attività di gestione rifiuti poiché il direttore del lavori ha dichiarato la sola ultimazione delle opere edilizie dei locali del blocco uffici e sala monitor escludendo le aree dove di fatto sono stati rinvenuti stoccati i rifiuti. Lo stesso tecnico ha dichiarato che la pavimentazione interna del capannone non è impermeabilizzata". Per questo, erano finite sul registro degli indagati il presidente del Consiglio d'amministrazione Ravi Shankar, il componente del Cda Francesco Baldarelli e il responsabile della linea produttiva Hansen Jorgen Lundo.
Ora, col sito produttivo ancora sotto sequestro e le promesse assunzioni congelate, arriva notizia che i militari delle Fiamme Gialle dell'Aquila - coordinati dal sostituto procuratore David Mancini - hanno notificato un avviso di garanzia allo stesso Baldarellli con l'ipotesi del reato di truffa.
Accusa ben più grave, e che apre un altro capitolo di questa lunga, e intricata, storia. Stando all'autorità inquirente, infatti, la società avrebbe ottenuto parte del finanziamento da 11 milioni assicurato da Invitalia a valere sui fondi del 4% destinati allo sviluppo econonico sulla scorta di una "fittizia rappresentazione dei presupposti da parte dell'indagato, che avrebbe agito in concorso con altri soggetti al momento sconosciuti".
Lo scrive Il Messaggero, stamane in edicola.
Nella giornata di ieri, gli investigatori avrebbero perquisito l'abitazione e i locali in cui Baldarelli svolge la propria attività professionale. Stando al pubblico ministero, "Baldarelli avrebbe intrecciato una fitta serie di rapporti economici ed istituzionali anche con istituzioni pubbliche al fine di percepire un finanziamento pubblico".
Giulio Agnelli, legale di Baldarelli: "Siamo sbigottiti"
Si dice "sbigottito", l'avvocato Giulio Agnelli, dell'avviso di garanzia recapitato al suo assistito, Francesco Baldarelli.
"Siamo stati oggetto di un controllo della Guardia di Finanza che ha rinvenuto problemi di tipo ambientale ed eravamo al lavoro per sistemare i capannoni", spiega Agnelli, tornando al 20 dicembre scorso e ai sigilli apposti dalle Fiamme Gialle all'area produttiva. "Sono stati commessi dei piccoli errori - riconosce l'avvocato - dovute alla volontà dell'azienda di avvantaggiarsi con l'assunzione degli operai".
Nei prossimi giorni, "si terrà l'incidente probatorio, come richiesto: parliamo di poco materiale elettronico, monitor per intenderci, che per leggerezza erano nel capannone", senza le dovute autorizzazioni a quanto si è potuto apprendere.
"Adesso però, è arrivata un'altra tegola", sottolinea Agnelli: "un avviso di garanzia al dott. Baldarelli con l'ipotesi di truffa in concorso; restiamo francamente sbigottiti. Innanzitutto, non sappiamo in concorso con chi il mio assistito avrebbe compiuto il reato; e poi, Baldarelli non si è occupato dell'istruttoria del progetto presentato ad Invitalia per ottenere il finanziamento, se non da un punto di vista relazionale. Inoltre, non ha alcuna capacità di spesa, non può impegnare neppure un euro dei fondi percepiti, e viene da aggiungere infine che Invitalia ha prodotto una accurata relazione sul progetto, e in seno all'Agenzia nazionale c'è anche la Guardia di Finanza. Davvero, non riusciamo a capire cosa stia succedendo".
Tra l'altro, a Baldarelli sono stati portati via computer e altri apparecchi elettronici e, nella richiesta, spiega a NewsTown l'avvocato Agnelli, "è scritto che si va alla ricerca di informazioni che, verosimilmente, potrebbe portare alla formazione della notizia di reato". In altre parole, si tratterebbe di un sequestro esplorativo: "Se ce lo avessero richiesto, avremmo prodotto tutti i documenti necessari". Come non bastasse, "sono stati sequestrati i documenti dell'azienda e analizzati i personal computer: mi chiedo, se il reato è imputabile a Baldarelli, cosa stavano cercando in azienda?".
"Tengo a ribadirlo: come azienda siamo pronti ad una totale collaborazione con la Magistratura", ribadisce dunque Giulio Agnelli ai nostri microfoni. E sospira, subillino: "Se poi ci fossero altre cose che non riesco a comprendere al momento, allora...".
Fegatelli (Fiom): "Preoccupati per i lavoratori, ma gli organi inquirenti facciano i dovuti accertamenti"
"E' corretto che gli organi inquirenti facciano i dovuti accertamenti; certo, siamo molto preoccupati per i lavoratori".
A dirlo è Alfredo Fegatelli che sottolinea come la Fiom abbia sempre mantenuto un atteggiamento molto distaccato sulla vicenda: "d'altra parte - spiega - il Piano industriale, se si può chiamare così è sempre stato lacunoso".
A questo punto, "diventa prioritario un incontro con la Regione, per capire cosa sta accadendo e dare risposta ai lavoratori: al momento, non conosciamo il destino dei pochi assunti e, soprattutto, non sappiamo cosa ne sarà delle assunzioni promesse; vorremmo capire dalle Istituzioni, e dal Comune dell'Aquila in particolare che ha spinto tantissimo per l'insediamento di Accord Phoenix, quale sarà la sorte di tante famiglie aquilane che avevano riposto speranza nell'azienda".
Fegatelli non è affatto tenero, con la 'politica': "Se avessero prestato ascolto alle perplessità dei sindacati sul Piano industriale, forse non ci troveremmo in questa situazione: invece, le operazioni che si mettono in piedi - troppo spesso - non vedono un reale coinvolgimento delle parti sociali; affrontandole in modo 'solitario', si assumono oneri e onori, meriti e demeriti. Purtroppo, continuiamo a notare una forte approssimazione della politica".
Il segretario provinciale della Fiom allarga poi lo sguardo, alla situazione occupazionale attuale. "Il problema vero è che il 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico non stanno producendo vera occupazione; parliamo di circa 400 milioni di euro, una cifra enorme, che nessun altro territorio ha a disposizione - se non, forse, Campania e Puglia - eppure, tanti lavoratori perdono il posto e non riescono a ricollocarsi, altri non trovano proprio lavoro".
Cisl: "A rischio 130 posti di lavoro"
"La vertenza Accord Phoenix sta prendendo una brutta piega. Il rischio è che saltino 130 posti di lavoro: dipendenti dell'ex polo elettronico, che da mesi sono ormai senza ammortizzatori sociali".
A sottolineare la "grave situazione dell'azienda, che ha sede all'Aquila, anche alla luce del sequestro operato di recente dalla magistratura e della nuova perquisizione della Finanza", sono il Segretario Cisl della provincia dell'Aquila, Paolo Sangermano, e il Coordinatore Fim provinciale, Giampaolo Biondi, che avvertono: "Apprendiamo che i vertici aziendali, tramite i legali di riferimento, hanno chiesto la revoca della misura, pur ammettendo alcuni errori procedurali dovuti alla complessità della legislazione in materia di smaltimento dei rifiuti". Ma il timore, espresso dalla Cisl, è che "lo stop imposto dal sequestro dello stabilimento, nel quale al momento operano solo 23 lavoratori, 11 provenienti dall'ex polo elettronico e 12 neo assunti, possa far sfumare l'intera operazione concordata con le organizzazioni sindacali. L'Accord Phoenix", sottolineano Sangermano e Biondi, "a gennaio avrebbe dovuto dare il via al piano di riassunzioni, che prevedeva il reintegro, entro giugno, di sessanta lavoratori, per arrivare gradualmente, nel prossimo biennio, a coprire la pianta organica, con 129 assunzioni".
Lavoratori che provenivano dalle ex aziende del polo elettronico: Finmek Solution, Intercompel, Fida, PA Service e che da mesi sono in mobilità. "Se dovesse saltare l'intera operazione", dichiarano Sangermano e Biondi, "per le maestranze dell'ex polo elettronico, che da circa un anno non percepiscono alcuni sussidio, non ci sarebbe possibilità di reinserimento nel ciclo produttivo". La Cisl rivolge un appello alla Regione "che a fine dicembre avrebbe dovuto riunire un tavolo di concertazione con azienda e sindacati. Al momento", concludono Sangermano e Biondi, "non abbiamo notizie. Sollecitiamo la Regione ad attivare un confronto immediato sulle sorti dell'azienda e dei lavoratori, visto che a marzo prossimo scadranno anche le ultime mobilità. Questa vicenda colpisce particolarmente in quanto gestita direttamente dalla politica locale, sottoposta a controllo e supervisione di organi pubblici e, pertanto, inspiegabile".
L'inchiesta, avviata dalla Procura su presunti reati ambientali, ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati del direttore generale dell'Accord Phoenix, Francesco Baldarelli, e del responsabile della produzione, Jorgen Hansen.