“La Regione Abruzzo e Trenitalia continuano a snobbare i diritti dei pendolari abruzzesi”.
A dirlo, in una nota, è la segreteria regionale della Filt Cgil Abruzzo.
“Sono passati pochi mesi (era novembre 2016)” si legge “da quando, in quel di L'Aquila, Regione Abruzzo e Trenitalia hanno finalmente trovato l'intesa per la sottoscrizione di un nuovo Contratto di Servizio, valido fino al 2023, dal valore economico complessivo di 571 milioni di euro”.
“’Una svolta epocale per il trasporto su ferro’. Così si sono pronunciati gli attori principali di quell'accordo all'atto della sottoscrizione, preannunciando ed enfatizzando risposte importanti e significative per i martoriati pendolari abruzzesi. Un contratto che ha (o avrebbe) tra gli obiettivi principali l'incremento della qualità dei servizi, l'entrata in esercizio di nuovi convogli, l'aumento degli standard di puntualità e soprattutto, collegamenti più veloci, in particolare con la capitale”.
“Invece” prosegue la nota “ai problemi già noti riguardanti l'entrata in vigore dei nuovi orari cadenzati sulla Linea Adriatica e il nuovo rapporto di Legambiente - che ha assegnato per il 2016 all'Abruzzo la maglia nera per la vetusta dei treni - si è aggiunta una nuova importante incognita che, se confermata, infliggerebbe un altro duro colpo al trasporto ferroviario della nostra regione, rischiando di isolare una parte importante del territorio abruzzese”.
“Infatti” afferma la Cgil “da qualche giorno circolano voci alquanto attendibili sul futuro "attestamento" nella stazione di Mandela e non più in quella di Avezzano di alcuni treni provenienti da Roma. A dire il vero è un’ipotesi che ufficiosamente era già da tempo nell’aria, suffragata dal fatto che, proprio nella stazione di Mandela, Rete Ferroviaria Italiana sta eseguendo lavori di potenziamento infrastrutturale, aumentando anche il numero dei binari cosa che normalmente, presuppone l'obiettivo di incrementare la capacità di fare incroci, precedenze ed attestamenti (soste) dei treni”.
“Queste sono decisioni” continua la nota “che normalmente si prendono di concerto tra Regione (cui è demandata la programmazione del trasporto regionale su ferro), Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana. Nel caso specifico, quindi, sarebbe stata la Regione Lazio ad aver deciso di tagliare un significativo numero di treni che in partenza dalla capitale e diretti verso l'Abruzzo, si attesterebbero in realtà a Mandela, determinando la penalizzazione e l'isolamento dell'intera Marsica”.
“Tuttavia” osserba la Cgil “su quanto sta accadendo vi sono, a nostro avviso, specifiche e innegabili responsabilità anche della Regione Abruzzo e del relativo Dipartimento regionale Trasporti, Infrastrutture, Mobilità e Logistica, nonché della stessa Trenitalia. E' infatti impensabile e inimmaginabile che, nessuno dei due contraenti, all'atto della sottoscrizione del recente Contratto di Servizio, non sapesse delle concrete intenzioni della Regione di Lazio e di Trenitalia di fermare gran parte dei treni in partenza dalla Capitale a Mandela. Ed è altrettanto impensabile che la Regione Lazio, al fine di razionalizzare i costi del trasporto locale, abbia deciso legittimamente di riorganizzare il proprio servizio interregionale di trasporto su ferro, senza un benché minimo confronto con la regione confinante interessata in maniera significativa da tale razionalizzazione”.
“Fermo restando” conclude la Cgil “che tale decisione che avrà ricadute negative sull’Abruzzo e specificatamente sul territorio marsicano, si conoscerà con precisione solo al prossimo cambio orario, è il caso che da subito tutti i portatori di interesse si mobilitino per evitare ulteriori ed ennesime gravi ricadute sui pendolari di un territorio che ha già seri problemi di mobilità".