Martedì, 25 Aprile 2017 21:09

Pescaraporto, le intercettazioni che inguaiano D'Alfonso: i 'nodi' dell'intricata vicenda che coinvolge Regione, Comune di Pescara e Genio civile

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Le intercettazioni che inguaiano Luciano D'Alfonso; l'intricata vicenda del recupero del complesso ex Cofa a Pescara, un'area di 35mila metri quadrati di proprietà della Regione Abruzzo che, per trent'anni, ha ospitato il mercato ortofrutticolo, potrebbe trasformarsi in una brutta grana per il governatore.

Ma andiamo con ordine.

D'Alfonso è iscritto nel registro degli indagati per presunto abuso d'ufficio, e con lui l’avvocato Giuliano Milia, storico legale del governatore, il dirigente del Comune di Pescara Guido Dezio, ex braccio destro del Presidente della Giunta regionale, Claudio Ruffini, già consigliere regionale democrat e segretario particolare di D'Alfonso fino a qualche settimana fa, quando ha presentato le dimissioni in seguito al coinvolgimento nella maxi inchiesta della procura dell’Aquila su alcuni appalti di Regione Abruzzo. Inoltre, sarebbero indagati alcuni funzionari dell’amministrazione comunale di Pescara.

Le indagini condotte dalla squadra Mobile del capoluogo adriatico si sarebbero concentrate sulla pratica urbanistica rilasciata dal Comune sull’ipotesi di recupero dell'area per mezzo di un intervento pubblico-privato. Accanto all’ex Cofa, infatti, era previsto il maxi progetto di Pescaraporto per la realizzazione di un complesso edilizio di 3 edifici di sette piani. E qui sta il primo nodo: Pescaraporto, infatti, risulta intestata a due società minori: Viana, di cui sono azionisti i costruttori Andrea e Luca Mammarella, e Uropa, di cui sono soci Ugo, Roberto e Paola Milia, figli dell'avvocato Giuliano.

La giunta regionale presieduta da D'Alfonso ha deliberato la demolizione delle strutture ricomprese nel complesso alla fine di agosto del 2014, "ai fini di un ormai dovuto risanamento dell'area e della sua contestuale valorizzazione - leggiamo dal deliberato - sia per il raggiungimento degli obiettivi finanziari della Regione, sia per il conseguimento della migliore destinazione del bene e della sua pronta utilizzazione in coerenza con gli obiettivi di sviluppo del territorio e con l'interesse della collettività". Nel provvedimento si specificava che sarebbe stato chiesto al Comune di Pescara di "pervenire ad una intesa finalizzata ad approvare, attraverso Accordo di programma o altro strumento ritenuto idoneo allo scopo, in variante al Prg e ai suoi strumenti attuativi, lo stralcio dell'area dall'ambito del Pp2 - Zona portuale e la sua pianificazione di dettaglio, valutando la possibilità del recupero delle superfici esistenti in luogo dell'indice di utilizzazione territoriale e nel rispetto degli altri contenuti e indicazioni previsti nello strumento urbanistico".

In realtà, la vicenda si trascinava dal 2012.

All'epoca, il dirigente comunale Amedeo D'Aurelio rilasciò alla società Pescaraporto il permesso di costruzione in deroga dei 3 palazzi, scavalcando il Consiglio comunale, con un'interpretazione piuttosto 'estesa' del Decreto Sviluppo del governo Monti. Il parere, tuttavia, venne considerato illegittimo dal Tar che diede torto al Comune e a Pescaraporto che l'avevano sostenuto in giudizio.

A fine 2014, però, il Parlamento approva la Legge di Stabilità che, col comma 271 all'articolo 1 stabilisce come le previste agevolazioni incentivanti nel Decreto Sviluppo si interpretino nel senso che "prevalgono sulle normative di piano regolatore generale, anche relative ai piani particolareggianti o attuativi"; la norma - relatrice del provvedimento, la parlamentare abruzzese di NCD Federica Chiavaroli - scavalca il giudizio del Tar, consentendo la possibilità di costruire, appunto, in deroga, ovunque, e così a Pescara. Tra l'altro, il provvedimento ha effetto retroattivo. Nel frattempo, la giunta D'Alfonso ha approvato la demolizione dell'ex Cofa e chiesto al Comune di Pescara di stralciare l'area dall'ambito Pp2.

Quasi un anno dopo, Pescaraporto - forte dell'intervento parlamentare - vince il ricorso in Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar, con la Giunta di Marco Alessandrini, nel frattempo eletto, che si costituisce al fianco della società. Il permesso a costruire del 2012 diventa, dunque, legittimo. E qui sta un altro nodo, della vicenda: il 18 febbraio 2016, il dirigente del Genio civile Vittorio Di Biase e l'ingegnere dell'ufficio tecnico Silvio Iervese (che non risulta indagato) cristallizzano la "situazione di potenziale pericolo" nell’area dell’intervento edilizio - a seguito dell'approvazione del Piano delle alluvioni di Regione Abruzzo - e chiedono al Comune e all’Autorità di bacino "di verificare la regolarità e la compatibilità idraulica delle attività, nonché di accertare la completezza e la validità delle procedure e dei titoli autorizzativi rilasciati, anche in ordine alle effettive condizioni di rischio e ai prioritari requisiti di cautela e di tutela della pubblica e privata incolumità". A distanza di un mese o poco meno però, il 15 marzo, è maturato il dietrofront del Genio.

Su questo, si starebbero concentrando le indagini degli inquirenti che ruotano intorno ad alcune intercettazioni. Infatti, sebbene un altro ricorso al Tar abbia stoppato di nuovo il progetto, col Tribunale amministrativo che ha ribadito come il permesso a costruire dovesse passare necessariamente dal Consiglio comunale, e sebbene l'assise di Pescara abbia bocciato l'ipotesi di costruzioni di Pescaraporto nel febbraio scorso, a cavallo del passo indietro del Genio civile potrebbe essersi configurato il reato di abuso d'ufficio.

Il governatore Luciano D'Alfonso, infatti, avrebbe chiesto al braccio destro d'allora, Claudio Ruffini, d'incontrare l'avvocato Giuliano Milia, direttamente coinvolto nell'affare, per sbloccare la costruzione dei palazzoni da 7 piani. E gli investigatori della squadra mobile di Pescara, guidati dal capo Pierfrancesco Muriana, avrebbero trovato traccia di altri incontri; il primo, risalirebbe all’inizio di marzo e proprio nello studio di Milia, nella doppia veste di legale e di socio della Pescaraporto. Intorno al tavolo, si sarebbero seduti Ruffini e Dezio. Altri due incontri, confermati dall'ex braccio destro di D'Alfonso e Di Biase nei faccia a faccia con gli inquirenti, sarebbero avvenuti negli uffici di presidenza della Regione, a Pescara.

Uno degli indagati avrebbe raccontato che a proporre l’idea di blindare l’edificabilità dei palazzi, facendo cambiare parere al Genio civile, sarebbe stato proprio Milia. Secondo il racconto del testimone, il legale avrebbe consegnato a Ruffini una bozza su cui lavorare: quasi un atto pubblico di indirizzo che sarebbe arrivato, però, dalla mano privata e direttamente interessata dell'avvocato. Anzi, si tratterebbe del vero e proprio atto adottato dal Genio il 15 marzo, e dove Di Biase chiarisce d'aver preso atto "degli specifici accertamenti condotti dalle autorità competenti": l'ingegnere dell'ufficio tecnico Iervese si rifiutò di controfirmarlo. Tra l'altro, il documento del Genio avrebbe aperto un altro fronte d'indagine: che "accertamenti" sarebbero stati svolti, e come, dalle autorità competenti?

La Mobile ha sequestrato i fascicoli in Comune e al Genio civile e tra queste carte ci sarebbe anche la minuta - una nota di poche righe - scritta dall'avvocato Milia e consegnata a Ruffini per arrivare, poi, nelle mani di Di Biase che, poco dopo, darà il via libera al progetto di Pescaraporto.

Intervistato dal quotidiano Il Centro, che ha diffuso la notizia delle intercettazioni, Claudio Ruffini ha confermato di aver fatto da "portalettere; sono andato là (dall'avvocato Milia, ndr) - ha spiegato - ho preso la lettera e poi l'ho data all'ingegner Di Biase. Non sapevo cosa riguardasse di preciso" si è difeso, aggiungendo che D'Alfonso non l'ha informato sul motivo della 'visita' al legale. Lì, Ruffini ha aggiunto di aver trovato Dezio: "E' stato con me, che funzione avesse, però, non me lo sono chiesto". Poi, un passaggio chiave: Milia - spiega Ruffini - gli chiese di consegnare la minuta a Di Biase; e col dirigente del Genio civile c'è stato un altro incontro, perché "non capiva il senso della lettera"; l'ex braccio destra non ricorda, tuttavia, "se i contenuti della minuta e del parere emesso, poi, da Di Biase fossero coincidenti".

L'inchiesta è ancora in corso e non ci si può certo sostituire ai giudici; sta di fatto che pare eticamente e moralmente discutibile che il governatore di Regione Abruzzo abbia chiesto al suo braccio destro di andare dal legale di fiducia, l'avvocato Milia, personalmente coinvolto in un progetto di costruzione immobiliare contestato; pare strano che lì, in studio, si trovasse anche il dirigente del Comune di Pescara Guido Dezio, anch'egli vicinissimo al governatore, e che a Ruffini sia stata consegnata dall'avvocato una minuta da consegnare al dirigente del Genio civile che, qualche giorno prima, aveva ribadito la situazione di potenziale pericolo nell'area dell'intervento edilizio chiedendo al Comune e all'Autorità di bacino "di verificare la regolarità e la compatibilità idraulica". Ancor più strano se è vero che il dirigente, poco dopo, si dirà convinto "degli specifici accertamenti condotti dalle autorità competenti" che, tuttavia, non sono affatto chiari.

In una lettera al direttore del quotidiano abruzzese, D'Alfonso ha inteso sottolineare che "né il codice penale né quello civile prevedono divieti" alla visita di dirigenti regionali e comunali ad un avvocato, se non fosse che, l'avvocato stesso, legale di fiducia del governatore, era direttamente interessato ad un progetto immobiliare cui i dirigenti pubblici hanno prestato particolare attenzione. "In questi 35 mesi di presidenza, ho informalmente consultato più volte il legale di cui sopra, sulle materie più disparate, poiché lo ritengo un professionista di elevatissimo livello", ha aggiunto il governatore; niente di male, ma davvero era necessario consultarlo anche sul mega progetto che coinvolgeva la società dei figli? E' eticamente e moralmente accettabile? Ai giudici spetterà scrivere il resto della storia.

Pettinari: "D'Alfonso venga in Consiglio regionale a spiegare"

"Il Presidente di Regione venga a spiegare il contenuto delle intercettazioni che lo riguarderebbero; lo deve ai cittadini e alle forze politiche presenti in Consiglio regionale. Non servono conferenze stampa, dal gusto discutibile, dove si parla di tutto tranne del merito dei fatti, estremamente gravi, che in questi giorni si leggono sulla stampa".

A chiederlo è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Domenico Pettinari. "Pretendiamo un intervento in aula; siamo stanchi di voli pindarici su parole e parole al solo fine di ingarbugliare all’orecchio dei cittadini le reali notizie che deve fornire. Un buon amministratore deve saper parlare con tutti, anche con l’ultimo dei cittadini che deve poter capire il contenuto delle affermazioni. Al mio sollecito di dare spiegazioni avrebbe detto che lo farà in consiglio, adesso deve mantenere questa parole. Non siamo solo nel campo delle indagini, oggi deve far capire il meccanismo delle decisioni adottate da questo Governo regionale: come si compiono gli atti, in quali sedi si istruiscono e si completano i provvedimenti amministrativi. Sono queste le domande che il M5S pone e porrà al Presidente di Regione e lo faremo esercitando le nostre prerogative di sindacato ispettivo nei confronti dell’organo politico".

Queste notizie - ha aggiunto Pettinari - "ci convincono ancora di più della necessità di segnalare presunte irregolarità all’Autorità giudiziaria, senza paura di essere definiti “denuncisti” come spesso il Governatore ci appella. Continueremo a fare il nostro dovere, in ogni grado istituzionale, perché senza l’opera di accertamento non avremmo mai saputo ciò che oggi emerge dagli organi di stampa in tutta la sua drammaticità e negatività. La politica non dovrebbe delegare esclusivamente alla magistratura il controllo di legalità e la ricerca della verità, ma purtroppo, in questo Paese, la politica sembra aver perso quegli anticorpi necessari per evitare tale ricorso. Noi saremo sempre attenti".

 

Acerbo: "Il di nuovo prescritto e pluri-indagato D'Alfonso si dimetta, intercettazione inequivocabile"

"L'intercettazione in cui D'Alfonso dà indicazione al suo braccio destro Claudio Ruffini di recarsi allo studio dell'avvocato Milia smentisce clamorosamente le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione Abruzzo nella sua conferenza stampa di sabato relativa all'ennesima inchiesta che lo riguarda.
Al contrario di quanto dichiarato dal Presidente - da quanto emerge sulla stampa - è evidente che la riunione presso lo studio del suo avvocato penalista-imprenditore a cui hanno partecipato i due suoi massimi collaboratori, Dezio e Ruffini, era proprio volta a sbloccare il progetto della società Pescaraporto".

La denuncia è del segretario nazionale del Partito della Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo. "D'Alfonso ha mentito sapendo di mentire in conferenza stampa: ha detto di non aver aiutato Milia mentre dall'intercettazione emerge chiaramente il suo ruolo attivo", l'affondo di Acerbo.

"Come ho già ampiamente spiegato, quel progetto edilizio di tre palazzi da 21 metri sul mare ha ricevuto un tale trattamento di favore che dopo aver ottenuto un permesso illegittimo che sono riuscito a far annullare dal TAR è stato sbloccato dal governo Renzi inserendo una norma ad hoc nel maxi-emendamento alla legge di stabilità (relatrice al Senato era casualmente l'attuale sottosegretaria alla giustizia Federica Chiavaroli pescarese). Poi dopo la riunione a cui D'Alfonso ha spedito il suo braccio destro in Regione e la sua longa manus al vertice del Comune è stato miracolosamente sbloccato anche lo stop del Genio civile".

Dunque, la richiesta di dimissioni: "Regione Abruzzo non può essere ostaggio di un personaggio come D'Alfonso e della sua corte dei miracoli. Chiediamo le dimissioni del governatore e invitiamo il PD e i suoi alleati a uscire dal silenzio complice. Il problema prima che giudiziario è politico. Essere garantisti non significa far finta di non vedere che i comportamenti di D'Alfonso sono incompatibili con il ruolo che ricopre", ha concluso Acerbo.

 

Ultima modifica il Martedì, 25 Aprile 2017 23:17

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