La proposta è arrivata dal consigliere di opposizione Enrico Verini e verrà presto formalizzata in Consiglio comunale: "perché ricostruire le case popolari e le 'case parcheggio' del comune in una città che, tra qualche anno, avrà un inevitabile surplus abitativo? Sostituiamo quelle abitazioni, con parte del già esistente piano C.a.s.e. Risparmieremo, daremo un senso agli alloggi costruiti dopo il terremoto e non ingolferemo la città di nuovo cemento".
"Ai cittadini che avevano riscattato le case popolari", spiega il consigliere di Futuro e Libertà, "diamo il denaro per l'acquisto equivalente. Ci guadagnerebbero tutti, eccetto quelli che hanno messo gli occhi sugli appalti per la ricostruzione dei palazzi".
Una proposta destinata a far molto discutere e subito accolta da Emanuele Imprudente, capogruppo di L'Aquila Città Aperta: "Concordo pienamente con la proposta del collega consigliere Enrico Verini in merito al futuro delle cosiddette case parcheggio e delle case popolari di proprietà del Comune. Proposta che, a mio avviso, andrebbe estesa anche alle case Ater. Si tratta, infatti, di edifici per lo più gravemente danneggiati dal sisma e, pertanto, soggetti in molti casi a procedure di demolizione e ricostruzione. Edifici che, inoltre, sono ubicati spesso in quartieri realizzati negli anni Sessanta-Settanta e ormai bisognosi di seri interventi e programmi di riqualificazione".
"Coloro che, prima del sisma, abitavano in questi alloggi, essendo questi ultimi in categoria E, sono attualmente assegnatari di unità abitative del progetto Case", sottolinea Imprudente. "Ebbene, concordo con la proposta di Verini rispetto alla possibilità che tali assegnazioni divengano definitive, in modo da produrre un duplice vantaggio. In primo luogo economico, poiché, dati gli elevatissimi costi di gestione dei complessi Case e Map, a fronte dell’incertezza circa il loro futuro utilizzo, si avrebbe una partecipazione ai costi di gestione, se non altro per le spese condominiali, e si troverebbe una soluzione, almeno parziale, circa la loro destinazione. Inoltre si impedirebbe ulteriore consumo di territorio, favorendo, a fronte di questa scelta, la riqualificazione di diversi quartieri, con la realizzazione di aree verdi e di servizi, parcheggi, scuole o luoghi di aggregazione. Queste zone, infine, potrebbero rendersi disponibili per le delocalizzazioni".
Immediata la reazione di Pio Rapagnà, coordinatore regionale del 'Mia Casa Abruzzo': "La proposta lanciata su Facebook dal capogruppo di Futuro e Libertà, condivisa da altri consiglieri e che verrà formalizzata in Consiglio comunale, di non ricostruire le case popolari dell'Aquila danneggiate dal sisma e dare agli assegnatari dell'edilizia residenziale pubblica gli alloggi del progetto C.A.S.E. in una delle 19 New Town, è improponibile e inattuabile in quanto frutto di una 'riflessione' che è fuori da ogni contesto legislativo e giuridico e non è nella disponibilità dei 'soggetti proponenti' e del medesimo Consiglio comunale".
"La 'ricostruzione pesante' della Edilizia Residenziale Pubblica Sovvenzionata regionale". chiarisce Rapagnà, "attiene ad altri soggetti attuatori, come il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche e la medesima Ater, scelti ed individuati in base a Leggi, Ordinanze e finanziamenti nazionali, mentre alcuni 'spregiudicati' Consiglieri comunali dell'Aquila, trascorsi ormai 4 anni e 6 mesi dal terremoto, propongono 'addirittura' di non ricostruire. La competenza della ricostruzione 'pubblica' è in parte dello Stato, in parte dell'Ater ed in parte degli Assegnatari ed Inquilini che per la realizzazione delle loro abitazioni hanno 'contribuito' attraverso una Legge 'di scopo' come quella che ha istituito la GES.CA.L (Gestione Case Lavoratori), con l'impegno e il 'patto costituzionale', da parte dello Stato, di poter accedere, attraverso l'uso del risparmio popolare, alla proprietà dell'abitazione e al 'futuro' riscatto".
Il Mia Casa sta lottando da anni, e quotidianamente, per la ricostruzione degli edifici di Edilizia Residenziale Pubblica, regionale e comunale, che a sentire Rapagnà "non ha niente a che vedere con le Case su palafitte del Progetto C.a.s.e. poiché queste non si configurano come 'Edilizia Residenziale Pubblica Sovvenzionata' ma come 'ricovero provvisorio' al posto delle tende, in attesa della ricostruzione dell'Aquila, del Centro Storico e degli edifici residenziali pubblici e privati. Ecco una nuova 'irrazionale stravaganza' che giustifica l'urgenza da parte del Consiglio regionale di approvare una Legge Ordinaria per la ricostruzione, la quale dovrà razionalizzare, semplificare, assumere e coordinare le innumerevoli Ordinanze della Protezione civile e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i tanti Decreti del Commissario delegato - nonché Presidente della Regione - Gianni Chiodi, gli 'Atti' del sindaco e del Comune dell'Aquila e le 'Convenzioni' tra soggetti attuatori della ricostruzione".
La vicenda, evidentemente, è destinata a sollevare un polverone di polemiche. Già dalla discussione in seno all'assise consiliare: "il Mia Casa ed i cittadini direttamente chiamati in causa nella loro qualità di vittime sacrificali", l'affondo di Rapagnà, "sono pronti al confronto e, anche, se necessario, allo scontro non solo delle idee, ma anche delle competenze e delle responsabilita', comprese quelle 'pesantissime' del recente passato amministrativo".