Sei scuole di Teramo rischiano la chiusura a causa di indici di vulnerabilità troppo bassi.
E' quanto emerge dall'elenco reso pubblico dal sindaco Maurizio Brucchi, che ha illustrato ufficialmente gli indici di vulnerabilità sismica degli istituti teramani.
Dall'elenco vengono fuori indici che, nella maggior parte dei casi, risultano inferiori allo 0,5.
Tra gli edifici con l'indice più basso c'è anche la scuola Molinari, dove sono stati trasferiti gli alunni della Savini e della San Giuseppe dopo la chiusura: l'istituto ha un indice pari allo 0,11.
Male anche la De Jacobis, che ha lo 0,08, la Fornaci Cona (0,15), la Piano della Lenta (0.15), la San Berardo (0,178) e la San Giorgio (0,079).
Dalle verifiche è emerso anche come le scuole in mattoni, come ad esempio quella di Sant’Atto (0,59), abbiano reagito meglio alle scosse rispetto a quelle in cemento armato risalenti agli anni Sessanta e Settanta, come la Fornaci-Cona. Il problema, ha spiegato Brucchi, sarebbe dovuto proprio alla composizione del cemento armato.
Nell’elenco fornito dal Comune manca ancora una scuola: la Michelessi, mentre le uniche due ad essere risultate in classe A sono il micronido La Casetta sul fiume e l’elementare di Villa Vomano.
"Sono quattro notti che non dormo" ha detto il primo cittadino "mi sento addosso la responsabilità di prendere delle scelte importanti. Questi dati" ha aggiunto Brucchi "sono necessari per completare la programmazione fatta con l'ufficio speciale per la ricostruzione - ha continuato Brucchi - e che si basa sulla realizzazione di un polo nell'area della San Giuseppe-vecchio stadio per circa 700 ragazzi e di un secondo nell'area vicina alla D'Alessandro con altri 700 posti in strutture modulari da 250 posti".