Sabato, 09 Settembre 2017 14:51

Morrone, si alzano le voci di dissenso al progetto di rimboschimento in deroga

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"Ho convocato una riunione per individuare un percorso istituzionale che porti rapidamente al rimboschimento delle aree colpite da incendi".

Lo annunciava il 23 agosto scorso il governatore Luciano D'Alfonso, a pochi giorni dal primo innesco sul Monte Morrone che scatenerà un disastro ambientale senza precedenti, con più di 3mila ettari di superficie boschiva andati in fumo e le fiamme non ancora domate del tutto; il primo a parlare di rimboschimento era stato l'assessore regionale con delega alle aree interne, Andrea Gerosolimo, a 5 ore dalla notizia dei primi incendi, il 20 agosto: "Superata la fase dell'emergenza e misurati gli ettari di bosco incendiato, ci attiveremo affinché sia possibile un sollecito rimboschimento anche in deroga alle norme vigenti", prometteva.

Ripristinare e valorizzare il patrimonio forestale regionale "con la massima celerità" è l'obiettivo dichiarato dalla giunta D'Alfonso che, in effetti, ha convocato una riunione sull'argomento per mercoledì prossimo, 13 settembre, alle ore 16 nella sede regionale di Pescara. "Non possiamo permettere che i piromani, le persone superficiali e i delinquenti devastino le bellezze naturali dell'Abruzzo", ha ribadito il governatore. In realtà, la legge quadro sugli incendi - la numero 352 del 2000 - stabilisce che non si possa piantumare nuovo verde con spesa di fondi pubblici prima che siano passati 5 anni dal rogo, per combattere la spirale perversa tra incendi e interventi di rimboschimento che, per alcuni, potrebbe avere armato le mani responsabili del "disegno criminoso" che ha sconvolto il Morrone, come l'ha definito il procuratore capo di Sulmona Giuseppe Bellelli che sta indagando sui roghi. Tuttavia, D'Alfonso intende superare i paletti imposti dalla legge facendo appello al Ministero dell'Ambiente che, con specifica autorizzazione per le aree protette statali o regionali, potrebbe approvare l'intervento qualora vi siano "documentate situazioni di dissesto idrogeologico" o per la necessità riconosciuta di "tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici".

Parliamo di un'opera che potrebbe costare almeno 150milioni di euro che il governatore intende prelevare dai fondi che il Governo dovrebbe garantire all'Abruzzo col riconoscimento dello stato d'emergenza.

A pochi giorni dalla riunione, tuttavia, si moltiplicano le voci di dissenso all'idea della Regione di procedere in deroga al rimboschimento. Il Consiglio comunale di Sulmona ha votato all'unanimità un ordine del giorno proposto dalla minoranza che sostiene sia necessario "favorire un naturale e fisiologico ripristino della vita del Morrone, anche e non solo al fine di evitare speculazioni di qualsiasi natura". Anche la maggioranza al governo di Pratola Peligna si è espressa in modo chiaro avverso il rimboschimento ribadendo la necessità di proteggere "la resilienza dell'ecosistema; riteniamo che sia indispensabile evitare di imporre dinamiche ecologiche, le conifere resinose utilizzate nelle operazioni di rimboschimento, che potrebbero mostrare una certa vulnerabilità a nuovi attacchi degli incendi", ha chiarito la maggioranza che sostiene la sindaca Antonella Di Nino. "Rileviamo in aggiunta, e non ci pare aspetto secondario anche se calato al di fuori degli aspetti scientifici, che bisogna contrastare con forza, e dissuadere, quanti sono interessati in maniera fraudolenta agli appalti post-incendio legati alle operazioni di rimboschimento", ha spiegato il sindaco di Pratola Peligna. "L’intervento antropico non può sostituirsi alla resilienza ecosistemica ma deve limitarsi solo a favorire la sostituzione del bosco di conifere che non si trova nel proprio habitat e a contrastare i rischi ambientali, primo fra tutti il rischio idrogeologico, conseguenti all’incendio".

Ne sono convinte anche le associazioni ambientaliste. "Il rimboschimento semmai sciaguratamente deciso rappresenterebbe un gravissimo errore, da ogni punto di vista", si legge in una nota del WWF. "Il primo errore è stato già quello di parlarne a roghi in corso perché annunciare una simile intenzione avrebbe potuto (e non si può escludere che ciò sia realmente accaduto) indurre i piromani a intensificare la propria azione. Il secondo quello di escludere il Parco Nazionale della Majella dal tavolo del 13. Un errore ancora più grande sarebbe quello di dare seguito a quegli incauti annunci, sia dal punto di vista naturalistico che da quello economico. Ci sarebbe infatti un enorme spreco di risorse a danno e non in favore della montagna".

Come il WWF ha già avuto modo di scrivere in un comunicato del 28 agosto scorso, un bosco artificiale si riconosce immediatamente per avere alberi tutti uguali, della stessa altezza e più o meno alla stessa distanza l'uno dall'altro; "un ambiente poco attrattivo, monotono e penalizzante dal punto di vista dello sviluppo della biodiversità, del tutto improprio in un'area naturalistica di pregio. La ripresa naturale della vegetazione, anche se richiede tempi più lunghi, ha tutt'altro aspetto, 'naturale' appunto, e garantisce, attraverso una accentuata biodiversità vegetale, la presenza di numerose e diversificate specie animali. Che oggi si parli di rimboschimento significa soltanto che non siamo stati capaci di imparare dagli errori del passato e che peraltro vogliamo rischiare di far rinascere la spirale perversa fiamme/ripiantumazione che la legge vuole combattere".

Servirebbero, piuttosto, interventi puntuali di messa in sicurezza, ovviamente con ingegneria naturalistica, a fronte di eventuali criticità in relazione al dissesto idrogeologico; "per il resto occorre lasciare che la natura faccia il suo corso e niente altro. Più che mai in un Parco Nazionale".

"Avviare processi di rimboschimento anticipato crea occasione, per grandi aziende private, di mettere le mani sulla nostra montagna e lucrare sulla nostra tragedia, e costituisce di fatto un precedente inquietante, un 'circolo vizioso' appetibile anche per la criminalità organizzata, in un momento peraltro in cui le indagini sono in corso per individuare, speriamo presto, i responsabili di un simile scempio", hanno aggiunto gli attivisti del collettivo AltreMenti Valle Peligna. Che si sono detti favorevoli - piuttosto - ad una "gestione partecipata, condivisa e dal basso della fase post emergenziale e della messa in sicurezza delle frazioni pedemontane di Sulmona e del paese di Roccacasale. In questo processo vanno coinvolti in prima persona i cittadini e le tante organizzazioni che in queste due settimane si sono adoperate, con i propri volontari, a supportare i soccorsi nella costruzione di linee tagliafuoco e nella sorveglianza autoorganizzata delle zone a maggiore rischio".

I cittadini della Valle Peligna, in questa situazione emergenziale, son riusciti a dar prova di unione e amore per il proprio territorio - ha rivendicato il collettivo - "sebbene la stessa prova non sia venuta dalle Istituzioni. Per accompagnare la gestione condivisa, proponiamo una serie di iniziative di formazione sul bosco, affinché tutta la cittadinanza acquisisca le conoscenze necessarie per dare un contributo fattivo alla fase post-incendio. Siamo stati tutti colpiti dalla tragedia del nostro Morrone in fiamme, ma, forti anche dell'esperienza acquisita sul campo come volontari, siamo convinti che la fase che si va aprendo va gestita con lucidità, razionalità e preparazione, senza cedere alle lusinghe di un rimboschimento anticipato o alle promesse di possibili posti di lavoro. Siamo contenti che anche il Consiglio Comunale di Sulmona, con un ordine del giorno proposto dalla minoranza, si sia espresso contro il rimboschimento e speriamo che l'Amministrazione Comunale porti avanti fino in fondo questa posizione in tutti i tavoli tecnici e istituzionali a cui sarà invitata a intervenire. La montagna, la nostra montagna, è un bene comune e pertanto va tutelato e salvaguardato da chi vuole speculare con soldi pubblici: lasciamo al Morrone fare il suo corso naturale di ripresa, lasciamo che la natura usi la sua resilienza per ricostruire, e meglio, ciò che l'uomo ha distrutto".

AltreMenti esprimerà chiaramente questa posizione anche durante l'assemblea che si terrà martedì 12 settembre alle ore 17:30 in Piazza XX Settembre a Sulmona, "autoconvocata dal basso per avviare e definire le modalità di gestione della fase post emergenza incendio. Saremo in piazza insieme a tanti singoli cittadini e realtà che come noi si sono attivate durante l'incendio del Morrone. Inivitiamo tutta la cittadinanza a intervenire".

Ultima modifica il Sabato, 09 Settembre 2017 19:04

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