Su iniziativa del vice Presidente della Regione, Giovanni Lolli, si è riunita nei giorni scorsi all'Aquila la Commissione tecnica per la messa in sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso. Presenti le istituzioni e gli enti interessati: Laboratori Nazionali del Gran Sasso, INFN, Strada dei Parchi (società privata 'accompagnata, però, dal committente pubblico, il Ministero delle Infrastrutture), Ruzzo Reti, Gran Sasso Acque, Ente regionale per il servizio idrico integrato (ERSI), ASL dell'Aquila e di Teramo, ARTA Abruzzo, Ente Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, Dipartimento per la Salute e Dipartimento Opere Pubbliche della Regione Abruzzo.
Sul tavolo la questione relativa al sistema dei controlli della qualità dell'acqua e alla capacità d'intervenire tempestivamente in caso di anomalie. Al termine della riunione è stato prodotto un Protocollo d'intesa per la gestione delle fasi di comunicazione, autorizzazione e allerta da seguire in caso di presenza di rischi che possano pregiudicare la qualità delle acque per consumo umano provenienti dal bacino del Gran Sasso.
"Stiamo affrontando un problema molto serio", ha sottolineato Lolli stamane, in conferenza stampa; "abbiamo un acquifero importantissimo, il più importante del centro Sud che non fornisce soltanto acqua potabile a due province ma - trattandosi del più alto dell'Appennino - si trova in collegamento con diverse propaggini fino in Campania. Un bene pubblico, dell'intero Paese. Coabita, però, con altri due patrimoni importanti: i Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso, il principale laboratorio di ricerca in Italia, e l'autostrada A24, ancor più strategica a seguito degli ultimi avvenimenti sismici che hanno reso la Salaria meno praticabile".
Una coabitazione che sottende ad una interazione "non corretta": all'origine, non si è agito "come fosse un sistema complesso", ha riconosciuto il vice presidente della Giunta regionale. "Non abbiamo a che fare con una sorgente, bensì con acqua che distilla, direi trasuda, e la captazione avviene su un fronte di parecchie centinaia di metri: per realizzare l'autostrada e i laboratori, l'acqua è stata presa, in diversi punti, e convogliata attraverso un tunnel di cemento armato. Soltanto in seguito, si è passati alla captazione. E' chiaro che, stante le cose, possono esserci delle interferenze. Anni fa, è stato realizzato un investimento importante: piuttosto che realizzare la discussa 'terza canna', si decise di mettere in sicurezza il sistema; tuttavia, il progetto è stato realizzato solo in parte. Dunque, non siamo ancora al livello massimo di sicurezza".
Un piano di definitiva messa in sicurezza richiede un sistema di captazione e trasporto delle acque diverso: "come stabiliscono le norme, l'acqua va captata a 200 metri da eventuali interferenze e fatta scorrere dentro un tubo in acciaio inox che, a differenza del cemento armato, non è poroso e garantisce la totale impermeabilità. Soltanto così saremo al sicuro da ogni possibile interferenza".
INFN e Strada dei Parchi - su sollecitazione del tavolo - hanno dato incarico al professor Guercio, che già aveva predisposto il piano di messa in sicurezza all'epoca del commissariamento, di "fornirne un aggiornamento che verrà poi discusso con le strutture delegati dello Stato: faremo la nostra parte - ha ribadito Giovanni Lolli - ma siamo dinanzi ad un problema nazionale, ed è lo Stato che deve intervenire".
Anche perché l'intervento di messa in sicurezza costerà milioni di euro. "Abbiamo un tempo definito per arrivare a soluzione del problema, la fine dell'anno: al 31 dicembre, infatti, scade la convenzione con la società Ruzzo Reti che gestisce il ciclo idrico del teramano e, al momento, non possiamo istruire una gara per l'affidamento della concessione non adempiendo il sistema ai requisiti di legge; si può concedere una proroga, ma soltanto se dimostreremo che sono in corso attività per mettere l'acquedotto in totale sicurezza. Ecco perché il progetto va presentato all'Istituto superiore dei lavori pubblici o al Provveditorato alle Opere pubbliche, si vedrà, entro la fine dell'anno".
Intanto, le istituzioni e gli enti interessati si sono impegnati a mettere in massima sicurezza possibile l'attuale sistema. "I due episodi registrati nei mesi scorsi non hanno messo in discussione la potabilità dell'acqua distribuita ma ci hanno confermato che un rischio c'è. Per questo, abbiamo elaborato un protocollo d'intesa che ha due scopi; il primo, ampliare il controllo: abbiamo chiesto al Laboratorio di acquistare un secondo spettometro di massa, più evoluto di quello in dotazione, per evitare che - in caso di manutenzione dello strumento - si resti sprovvisti di rilevatore. Uno spettometro è stato acquistato anche dalle società che gestiscono il servizio idrico nelle province di L'Aquila e di Teramo: si tratta di strumenti in grado di comunicare tra loro, con ARTA e ASL, di riconoscere un ampio spettro di volatili di natura organica e chimica e, in caso di criticità, di mettere automaticamente l'acqua a scarico. Il secondo scopo, invece, è regolamentare le attività svolte dai Laboratori e dal gestore autostradale: si tratta di attività complesse che, in alcuni casi, possono comportare l'utilizzo di componenti che, finissero nell'acquifero, potrebbero risultare teoricamente pericolosi per la salute pubblica. In questo senso, già ci sono leggi che stabiliscono principi chiari - ha inteso sottolineare Lolli - tuttavia, abbiamo deciso di andare oltre le norme, studiando una casistica particolare di situazioni, relative a iniziative di manutenzione o a nuovi esperimenti, che debbono essere sempre comunicati alla ASL e all'ARTA".
In caso d'interventi che prevedano l'utilizzo di determinate sostanze - ha aggiunto Emidio Primavera, Direttore del Dipartimento Opere pubbliche, Governo del territorio e Politiche ambientali - "c'è l'obbligo di comunicarne la programmazione 40 giorni prima, così che la ASL, di concerto con l'ARTA, possa entro 30 giorni procedere ad autorizzarli, o meno. Inoltre, se sono previste attività di manutenzione ordinaria e straordinaria che non utilizzino sostanze pericolose ma prodotti per cui sono comunque necessarie delle precauzioni, è prevista una comunicazione 20 giorni prima e l'ASL, in dieci giorni, s'impegna a fornire attività d'indirizzo, controllo ed eventuali prescrizioni". Ovviamente, i termini per ASL e ARTA sono perentori: "nel caso non vengano rispettati, l'autorizzazione si riterrà concessa; non possiamo bloccare le attività dei Laboratori o gli eventuali interventi di manutenzione dell'autostrada".
Si regolamenterà, così, l'attività ordinaria - ha tenuto a specificare Lolli - "considerato che gli eventi dei mesi scorsi, che hanno giustamente allarmato l'opinione pubblica, attengono a situazioni di normale attività. Le emergenze, invece, sono ampiamente regolamentate e disciplinate". Il vice presidente della Giunta regionale ha promesso totale trasparenza: "non possiamo dare l'idea che la vicenda stia sotto una cappa di riservatezza; come Regione, ci ripromettiamo di dare la massima visibilità ai lavori del tavolo e, personalmente, mi sto impegnando - nei limiti umani delle possibilità - a partecipare ad incontri pubblici con associazioni, comitati e cittadini, per dare informazioni e ascoltare le proposte che verranno dai territori".
Blundo (M5S) presenta un'interrogazione urgente in Senato
"Quali lavori di messa in sicurezza sono stati eseguiti sull'intero sistema idrico del Gran Sasso con gli 80 milioni di euro stanziati nel 2003? Perché con questi soldi non si sono sostituite o adeguate le condutture inizialmente costruite in cemento e si è preferito continuare a mettere a rischio la salute dei cittadini?
Sono questi alcuni dei temi contenuti nell'interrogazione che la senatrice Enza Blundo ha indirizzato ai Ministri dell'Ambiente e della Salute: "sulle problematiche del parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga - ha spiegato - prima di considerare ulteriori interventi, occorre fare chiarezza ed è anche per questo che sarò presente al sopralluogo ed all'incontro pubblico nel territorio di Casale San Nicola che si terrà sabato 16 settembre".
"L'impiego di cemento nell'iniziale costruzione delle tubature e dei canali di scolo – ha aggiunto l'esponente pentastellata – non garantisce la corretta gestione e l'effettiva sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso d'Italia, anche alla luce dei numerosi episodi di contaminazione delle acque potabili verificatisi negli ultimi anni. Occorrono interventi definitivi che restituiscano una tutela piena di tutto l'apparato idrico di acqua potabile, evitando anche danni all'ambiente. Nei giorni scorsi, ho evidenziato questi miei timori al vice presidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli che ha attivato un tavolo tecnico regionale per controllare lo svolgimento della manutenzione delle gallerie autostradali ove si trovano le condotte ed i canali di scolo, e l'ho invitato a confrontarsi con esperti che ben conoscono il territorio e hanno valide proposte risolutive".
"Dal governo attendiamo risposte - ha concluso la senatrice - perché occorre non solo creare nuove infrastrutture utili a captare e convogliare in rete in piena sicurezza l'intero potenziale acquifero del Gran Sasso, evitando ogni contaminazione, ma anche attivarsi tempestivamente per avviare un'indagine epidemiologica nell'area geografica servita dall'acquedotto Ruzzo e dalla società Gran Sasso Acque, al fine di verificare la possibile diretta correlazione tra i fattori contaminanti rilevati nelle acque e l'aumento di neoplasie tra la popolazione residente nell'area".