E' l'ultima pagina di una storia gloriosa, con un finale che non avremmo voluto raccontare.
L'Aero Club dell'Aquila è praticamente fallito; il 20 settembre scorso, infatti, la Corte d'Appello ha intimato all'associazione il pagamento di quasi 4 milioni di euro al Comune dell'Aquila a chiusura di un contenzioso lungo undici anni. Per essere esatti, il club deve all'Ente poco più di 3 milioni e 600 mila euro, i compensi per il primo grado di giudizio (25mila euro) e per l'appello (32mila euro) oltre agli importi forfettari. A quanto si apprende, l'associazione - però - non possiede più nulla e, dunque, non potrà che dichiarare fallimento, a meno di pagare una somma che, tuttavia, pare davvero proibitiva.
Il contenzioso è storia intricata.
Nel 2006, il Tar rigettò il ricorso dell'Aero Club che "si era opposto alla decisione dell'amministrazione comunale di rientrare in possesso del sedime aeroportuale" racconta Corrado Ruggeri, presidente del club fino al 2003. "L'Ente ha provato in ogni modo ad addivenire ad un accordo, proponendo di lasciare all'associazione la gestione degli spazi costruiti: la sede, la foresteria, i piazzali, l'hangar; il Comune sarebbe rientrato in possesso del sedime per avere modo di organizzare altre attività". Non c'è stato modo di accordarsi. Dunque, a seguito del pronunciamento del Tar "che riconosceva il pieno diritto dell'Ente di rientrare in possesso del suo bene, l'amministrazione avviò l'iter per il rientro in possesso dello scalo; tuttavia, l'Aero Club continuò a rifiutarsi d'adempiere alla sentenza, sebbene il Comune - già nell'aprile 2007 - avesse informato l'allora presidente Puglieri che, non fossero andati via, avrebbero dovuto riconoscere un canone di locazione stabilito". Non è stato mai versato un euro.
L'amministrazione comunale, intanto, aveva avviato l'iter giuridico per rientrare in possesso dell'aeroporto che si è concluso nel dicembre 2009. "A quel punto, l'Ente ha chiesto all'Aero Club di versare i canoni dovuti per il periodo di occupazione abusiva, intimando il pagamento di 3 milioni e 700 mila euro circa: è iniziato allora un altro procedimento giudiziario che ha portato alla sentenza di I^ grado depositata nel giugno 2011, con la condanna dell'associazione al versamento di quanto richiesto, al ricorso in appello del club e, finalmente, al dispositivo dei giorni scorsi che ha scritto la parola fine sulla vicenda".
Come detto, però, l'Aero Club - sebbene si tratti di voci non verificate - "si sarebbe spogliato di ogni bene" aggiunge Ruggeri, "intestandoli ad altra associazione, portanto avanti le sue attività a Fossa. Così fosse, si aprirebbe un altro capitolo della vicenda, col Comune dell'Aquila che potrebbe intentare un ulteriore procedimento giudiziario".
Sta di fatto che non sembrano esserci alternative al fallimento. "E' il de profundis per un'associazione che è costata fatica, dedizione e impegno ai soci che l'hanno fondata, nel 1958, e che ne hanno portato avanti le attività. Ci vollero dieci anni per ottenere dal Comune la concessione del terreno dove costruire l'aeroporto, con la firma di una convenzione di durata biennale, tacitamente rinnovabile, per la somma di mille lire al mese. Dal '68, l'Aero Club ha lavorato duramente per realizzare lo scalo: fino al 2003, con le presidenze di Francesco Pace, dell'avvocato Mario Marinucci e mia - rivendica Ruggeri - l'aeroporto è cresciuto in modo esponenziale, diventando punto di riferimento nazionale per l'aviazione. Non resta più niente, di questa lunga storia".
Ruggeri è stato presidente fino al 2003, fino alla decisione dell'allora presidente dell'Aero Club d'Italia Giuseppe Leone di commissariare l'associazione aquilana, "un commissariamento farsa" lo definisce l'ex consigliere comunale dell'Aquila, "deciso perché erano in troppi a venire a prendere il brevetto in città".
"Fin quando ci sono stati presidenti aquilani - continua Ruggeri - l'Aero Club è stato un fiore all'occhiello del territorio, con migliaia di persone che arrivavano a Preturo, anche dall'estero, per praticare il volo a vela, per le splendide esibizioni di aeromodellismo e così via. Con Paglieri e col successore Di Giuseppe è stato distrutto il patrimonio costruito in tanti anni di lavoro. L'unico errore che mi rimprovero - riconosce Ruggeri - va imputato al mio avvocato"; all'epoca del commissariamento, infatti, l'ex consigliere comunale presentò ricorso: il legale, però, scrisse che era istruito dal presidente dell'Aero Club, e Ruggeri non lo era più. Per questo venne respinto.
"Mi spiace sia finita così, come aquilano e come appassionato di aeromodellismo" aggiunge il consigliere comunale Luigi Di Luzio, in veste di socio dell'Aero Club all'epoca di Ruggeri più che di amministratore. "Auspico che la Giunta comunale si impegni a riportare in auge un aeroporto che non è mai stato destinato ai voli commerciali ma che dovrebbe tornare, invece, alle funzioni che svolgeva fino a qualche anno fa". Che potrebbero completarsi, aggiungiamo noi, con l'auspicata destinazione dello scalo a punto di riferimento di Protezione civile per il centro Italia.