Appuntamento fissato per giovedì 26 ottobre; la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha convocato Ministeri ed Enti coinvolti, le Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, i Presidenti delle Province, le Comunità montane, i sindaci dei territori interessati per discutere del metanodotto Snam Sulmona-Foligno.
E' ripartito, infatti, l'iter procedurale per la realizzazione del 'serpente' di metano, un tubo di un metro e venti di diametro che taglierebbe l'Appennino per 168 chilometri, in una zona sismica a massimo rischio, interessata dai terremoti più distruttivi degli ultimi anni: l'aquilano - con lo stesso capoluogo d'Abruzzo e la sua frazione a est, Paganica, attraversata da una faglia sismica attiva - passando per le aree contigue all'amatriciano, colpite dal terremoto dello scorso 24 agosto, e fino alla Valnerina (Norcia) e ai Monti Sibillini (Visso e Ussita), terre dell'epicentro del sisma del 26 ottobre.
Sebbene le Istituzioni locali a tutti i livelli, dalla Regione e giù, fino ai Comuni, si siano espresse avverso il progetto a parole, e con atti amministrativi, il via libera alla realizzazione del metanodotto potrebbe essere imminente. D'altra parte, l'infrastruttura energetica è considerata una priorità, da anni, "perché dobbiamo servire il nostro Paese e l'Europa attraverso le opere di adduzione e di trasporto del gas proveniente dall'est europeo" ribadiva, più di tre anni fa, l'allora sottosegretario Giovanni Legnini, oggi vice presidente del CSM.
Non è un caso che il tavolo sia stato convocato a qualche ora dalle dichiarazioni del Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti che ha sottolineato come stiano per partire i lavori di realizzazione del Tap, il gasdotto trans-Adriatico che dovrebbe connettere Italia e Grecia attraverso l'Albania, pensato per portare in Europa gas naturale dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e, chissà, del Medio Oriente, attraverso le coste pugliesi. A Brindisi, il gasdotto dovrebbe allacciarsi con la Rete Adriatica Snam che, per quasi 700 km, porterebbe il gas fino a Minerbio, tagliando, appunto, le aree interne appenniniche.
Come lascia intendere la scelta del nome (Rete Adriatica), i corridoi di passaggio del gasdotto erano stati individuati lungo la costa. Oggi, il progetto prevede - al contrario - soltanto un tratto di lungomare. Da Biccari (Foggia) in poi, le difficoltà geologiche e un elevato grado di urbanizzazione della costa hanno imposto la scelta di un tracciato più interno. Appunto, sulle montagne molisane fino ad arrivare in Abruzzo e, di qui, su per Foligno fino in provincia di Bologna.
Ed i motivi sono anche economici: tra Campochiaro (in provincia di Campobasso) e Sulmona esiste già un tratto del gasdotto Transmed che ha suggerito di sfruttarne il corridoio. Un gasdotto costa circa 2 milioni di euro per ogni chilometro, sfruttare il tunnel abruzzo-molisano vorrebbe dire risparmiare almeno 50 milioni. Ecco perché, per Snam, è cruciale l'Abruzzo interno. Nonostante si tratti di una zona a forte rischio sismico e di grande pregio ambientale. Il metanodotto, infatti, taglierebbe 3 parchi nazionali, un parco regionale e oltre 20 siti di rilevanza comunitaria.
Il governatore Luciano D'Alfonso ha sempre ribadito che la posizione di Regione Abruzzo "non è un no a qualsiasi infrastruttura energetica; la Regione dice no a questa attuale allocazione, ma siamo pronti ad entrare nel merito, con il governo e con la Snam, per cercare di trovare soluzioni alternative che rispettino i beni irripetibili del nostro ambiente e del nostro territorio". Insomma, il progetto si farà e passerà anche dall'Abruzzo, la speranza era di invididuare un percorso altro rispetto a quello disegnato da Snam.
Purtroppo, l'accellerazione per la realizzazione della centrale di compressione a Sulmona - l'iter è oramai concluso - non lascia che flebili speranze; per la centrale, l'esecutivo ha avocato a sé la decisione nonostante la Regione, nelle Conferenze dei servizi, abbia sempre negato l'intesa. "La Costituzione attribuisce alla Regioni un parere decisorio sul consenso alla realizzazione di un’opera di questo genere - ha spiegato a news-town il vice Presidente della Giunta Regionale Giovanni Lolli – e noi lo abbiamo negato in tutte e due le Conferenze dei Servizi che si sono svolte al Ministero dello Sviluppo economico. Purtroppo una legge italiana (ll decreto Sblocca Italia voluto dal Governo Renzi e approvato dal Parlamento nel 2014 ndr) consente alla Presidenza del Consiglio di assumere competenza esclusiva circa la realizzazione di opere di interesse nazionale che rivestono carattere d’urgenza anche di fronte al parere negativo della Conferenza dei Servizi".
E' accaduto per la centrale, accadrà, molto probabilmente, per la realizzazione del gasdotto. E anche stavolta, il parere negativo di Regione Abruzzo in Conferenza dei servizi potrebbe non bastare; "dal momento che la Regione può esprimersi solo attraverso atti, l'azione istituzionale deve essere accompagnata da un’iniziativa di movimento che oltre a Sulmona e L’Aquila coinvolga anche tutte le zone terremotate del Centro Italia", ha ribadito Lolli innanzi ai comitati riuniti, in febbraio, a Paganica.
In questo senso, l'azione di protesta dei comitati non si è mai interrotta. "Le motivazioni per opporsi sono molteplici e inattaccabili perciò chiediamo con forza che la politica tutta le faccia pesare con il Governo e la Società proponente, con la consapevolezza che è loro preciso dovere difendere la salute dei cittadini, il territorio, l’ambiente", hanno ribadito i comitati cittadini per l'ambiente. Che hanno aggiunto: "Chiediamo facciano lo stesso anche il sindaco di Pratola, di Corfinio, di Popoli, di Roccacasale, dell’Aquila, dei Comuni dell’Aquilano e i rappresentanti istituzionali delle altre Regioni che in questi anni hanno prodotto atti deliberativi di netta contrarietà all’opera. Alla Regione Abruzzo chiediamo di mantenere ferma la negazione dell’intesa con lo Stato per tutte le motivazioni espresse nelle Delibere di Giunta e per quanto accaduto dopo il terremoto dello scorso anno. Riteniamo che la risoluzione presentata dal Consigliere Pierpaolo Pietrucci, Presidente della Commissione Ambiente e Territorio, all'ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale fissata per martedì scorso, e rinviata per la terza volta, potesse essere un ulteriore elemento di forza da portare al tavolo del Governo. Auspichiamo che dietro la mancata approvazione in aula della risoluzione non si celi una inversione di marcia su questa problematica da parte della Regione Abruzzo".
Intanto, il sindaco di Sulmona Annamaria Casini ha ribadito "la netta contrarietà mia, della Giunta, del Consiglio comunale alla realizzazione dell'opera".
Pietrucci: "Governo e Pd non possono continuare a far finta di nulla"
"Contro il metanodotto Snam e la centrale a compressione di Sulmona, mi sono fatto promotore di tutti gli atti pubblici e istituzionali possibili: sono arrivato a scrivere al Presidente della Repubblica, due volte al presidente del Consiglio (prima Matteo Renzi e poi Paolo Gentiloni), ho firmato una risoluzione approvata dal Consiglio regionale. Nel corso della prossima seduta del Consiglio regionale si discuterà un’altra mia risoluzione che ho presentato mesi fa e che propone l’opportunità di studiare un tracciato alternativo in mare. La Giunta regionale ha espresso ripetutamente il suo diniego al passaggio del metanodotto lungo la dorsale appenninica. Non sarebbe accettabile perciò qualsiasi via libera da parte del governo alla realizzazione del tracciato del metanodotto Sulmona – Foligno lungo l’Appennino, né l’assenso alla costruzione della centrale a compressione nella città peligna".
A dirlo è il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci. Che aggiunge: "I numeri parlano da soli: sono 19 i Comuni su cui insiste il tracciato e che nello stesso tempo fanno parte dei crateri sismici costituitisi dal 2009 a oggi. Non esiste nessuna esigenza di approvvigionamento energetico né economica tanto impellente tale da giustificare un rischio del genere, anche alla luce dei dissensi espressi ufficialmente e istituzionalmente dai Comuni interessati dal tracciato. Il governo e il Partito Democratico non possono continuare a fare finta di nulla - l'affondo di Pietrucci - a nascondere la testa sotto la sabbia. Dovranno scegliere se privilegiare le ragioni della convenienza economica e dei grandi operatori energetici oppure, al contrario, fare una scelta di pura e semplice prudenza, che apra la possibilità di una valutazione di un tracciato alternativo, lontano dai territori ad alto rischio sismico, dalla aree interne di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria che, oltre alla morte e alla distruzione degli ultimi anni, non possono e non devono sopportare la spada di Damocle di una infrastruttura che, l’ho detto più volte in passato, rischia di rivelarsi una vera e propria bomba a orologeria".
De Santis (Idv): "Comuni ribadiscano il loro No, senza se e senza ma"
"Il giorno 26 ottobre è convocato l'incontro decisivo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri fra Ministeri, Regioni ed Enti locali coinvolti per definire l'iter autorizzativo per la costruzione del tratto di Metanodotto che va da Sulmona a Foligno. Anni di battaglie e di proteste, promosse dai Comitati cittadini per l'ambiente di Sulmona e sostenute da tantissimi Comuni, rischiano di essere vanificate da una decisione inaccettabile per i territori sul piano della sicurezza, della salute e della tutela ambientale".
Si legge in una nota firmata dal segretario regionale dell'Italia dei Valori, Lelio De Santis. "Basti ricordare che il tracciato del metanodotto si sviluppa lungo tutta la dorsale appenninica altamente sismica, tuttora fortemente attiva con i recenti terremoti del Centro Italia, che hanno dimostrato la pericolosità e la vulnerabilità di un territorio, che non può ancora essere sottoposto ad interventi stressanti e massicci", sottolinea De Santis.
Che aggiunge: "lo stesso tracciato del metanodotto andrebbe a deturpare il paesaggio e l'ambiente naturale di un territorio ricompreso in buona parte nel sistema dei Parchi nazionali abruzzesi, arrecando un grave pregiudizio alle potenzialità turistiche ed un danno economico alle comunità locali. La tanto decantata Regione verde d'Europa verrebbe calpestata nei suoi valori più importanti, cancellando così tutte le politiche ambientali e tutte le linee di sviluppo economico dell'ultimo ventennio".
Insomma, "vincerebbero, come spesso accade in questo Paese, l'interesse affaristico e gli appetiti delle Lobby del gas, a danno dei cittadini residenti, che con grandi sacrifici continuano a presidiare territori sempre più deboli sul piano economico e sul piano demografico. C'è bisogno di un sussulto di orgoglio - l'affondo di De Santis - e di un atto di responsabilità della politica tutta per bloccare un'opera dannosa e pericolosa, di cui l'Abruzzo e l'Italia non hanno bisogno. Invito, pertanto, tutte le Istituzioni, a partire dalla Regione, a fare fronte comune al tavolo ministeriale contro la realizzazione di un'opera che serve a pochi e danneggia tutta la comunità regionale. Da parte mia, in qualità di Consigliere, da subito tornerò a sollecitare il Comune dell'Aquila e l'Amministrazione provinciale perché sia ribadito un NO secco e convinto alla realizzazione".
Bracco (SI): "Regione Abruzzo mantenga la schiena dritta"
"Giovedì prossimo 26 ottobre la Regione Abruzzo mantenga la schiena dritta e nell’ambito della riunione che avrà luogo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri faccia valere la propria perentoria contrarietà riguardo la realizzazione del gasdotto Sulmona-Foligno".
E’ netta la presa di posizione del Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco. "Mi chiedo come possa essere ancora sul tavolo l’eventualità di stuprare circa 100 chilometri dell’Appennino centrale per inserirvi proprio un gasdotto. Cento chilometri di territorio in cui il rischio sismico è elevatissimo".
Fra poco meno di un mese - ricorda Bracco - il 3 novembre prossimo, "ricorrerà il 311° anniversario dal terrificante terremoto di Sulmona che, nel 1706, devastò la cittadina peligna e moltissimi Comuni del suo hinterland provocando la morte di oltre mille persone. Un sisma la cui magnitudo si attestò a quota 6.6, superiore sia a quella che colpì L’Aquila nel 2009 sia a quella che rase al suolo Amatrice l’anno scorso. Se il nostro Paese avesse un minimo di amor proprio e se, soprattutto, l’attuale classe dirigente facesse tesoro di quanto accaduto nei secoli passati – ha aggiunto Bracco – sarebbe un’ovvietà quella di mettersi di traverso di fronte alla realizzazione di un’imponente opera infrastrutturale che, oltre ad andare a devastare sine die porzioni enormi di territorio, metterebbe a repentaglio per generazioni e generazioni a causa dell’altissima sismicità di quelle zone la vita di migliaia di persone".
"Ricordo inoltre – ha proseguito il Consigliere regionale – che di tutti i Comuni coinvolti nel percorso abruzzese del metanodotto, ben 19 sono inseriti nei vari crateri sismici che si sono costituiti sin dal terremoto di L’Aquila del 2009. Credo non sia affatto priva di fondamento la tesi secondo cui la Snam abbia voluto imprimere una notevole accelerazione all’iter che attiene al gasdotto Sulmona-Foligno prima che la politica si dedichi anima e corpo all’imminente e ovviamente infuocata campagna elettorale per le elezioni Politiche della prossima primavera".
Come dare torto, infatti, alle presumibili intenzioni della Snam stessa che, molto probabilmente, vuole mettere prima della tempesta del voto quanto più fieno possibile in cascina? "Da anni tutte le associazioni e i comitati che sono nati per dire no al gasdotto si battono a più non posso contro un’opera mastodontica la cui realizzazione difficilmente può dirsi compatibile con il contesto ambientale presente in quelle zone. La politica non deve far altro che dar seguito a quelle istanze. Così facendo – conclude Leandro Bracco – si farebbero per una volta gli interessi non di pochi ma dell’intera collettività".