Tre condanne con l’accusa di sfruttamento della prostituzione e tre assoluzioni: si è chiuso così al tribunale dell’Aquila, a dieci anni dai fatti, il processo relativo all’inchiesta dei carabinieri che aveva ipotizzato l’impiego per rapporti sessuali a pagamento di ragazze straniere assunte per spettacoli nel night “Lap Dance” di Pizzoli.
A una pena di cinque anni di carcere e una multa di 8 mila euro ciascuno sono stati condannati Mauro Ceccarelli, ritenuto titolare di fatto del locale come appreso da fonti legali, e Bruno Biondi, barista e dipendente tuttofare del locale, entrambi aquilani, e il pescarese Roberto Di Cola, amministratore.
Hanno perfino superato le richieste dell’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Stefano Gallo, le condanne stabilite dal collegio giudicante, presieduto dal magistrato Marco Billi con Daria Lombardi e Antonella Camilli giudici a latere.
Assoluzione, invece, per Pierluigi Frati, e Fabio Quintiliani, entrambi pescaresi, e per l’aquilano Claudio Lepidi.
Gli imputati erano assistiti dagli avvocati Vincenzo Calderoni, Maria Teresa Di Rocco, Silvia De Santis, Melania Catelli e Andrea Balena.