L'Eni vuole perforare altri pozzi nel mare Adriatico. A lanciare l'allarme è il Coordinamento No Hub del Gas Abruzzo che, in una nota, fa sapere che la compagnia ha avviato la procedura di V.i.a. nazionale per la perforazione del pozzo Donata 4 Dir, "nella concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi B.C3.AS. a 14,6 miglia dalla costa (27 km)". Qualora Eni ottenga l'autorizzazione, la trivella sarebbe localizzata nel tratto di mare antistante Martinsicuro e S. Benedetto del Tronto.
"Il progetto presentato al Ministero dell'Ambiente -spiegano gli attivisti- prevede la perforazione del pozzo Donata 4 DIR fino a 1.181 metri di profondità (la lunghezza del pozzo sarà maggiore in quanto deviato) a partire dall'esistente piattaforma Emilio per l'estrazione di gas del Campo Donata. Il gas estratto sarebbe inviato con condotte esistenti all'altra piattaforma Eleonora e da qui alla centrale gas di Pineto".
Per il Coordinamento No Hub del Gas, l'Adriatico non può continuare "ad essere alla mercé dei petrolieri quando è un mare già sottoposto a pressioni antropiche insostenibili, come evidenziato dal rapporto sullo stato dei mari europei dell'Agenzia Europea per l'Ambiente".
Il progetto presentato da Eni, sottolineano gli ambientalisti, potrebbe provocare gravi danni all'ambiente, dal momento che "lo scavo di pozzi comporta impatti consistenti a causa dell'utilizzo in gran quantità di fluidi di perforazione, della dispersione in mare di sostanze pericolose come diversi metalli pesanti (cadmio, cromo ecc.) durante le fasi di estrazione, della subsidenza, di eventuali incidenti".
"Inoltre non si può criticare Trump per poi continuare a farsi beffe anche da noi degli obiettivi del Trattato di Parigi per contrastare i cambiamenti climatici. Ormai un numero consistente di studi ha dimostrato come il metano non sia una fonte meno pericolosa per il Pianeta rispetto ad altre fonti fossili in quanto, a parità di emissioni, ha un potere clima-alterante decine di volte maggiore della CO2. Una quota consistente di metano -conlude la nota- anche il 5-10%, viene persa in atmosfera in tutte le fasi della filiera, dall'estrazione al trasporto, dallo stoccaggio alla distribuzione".