Sette persone sono finite ai domiciliari e una è stata sottoposta a obbligo di dimora su disposizione del giudice per le indagini preliminari Mario Cervellino nell'ambito di un'indagine condotta dalla Squadra Mobile dell'Aquila sul traffico di cocaina.
I fermati - sette uomini di nazionalità marocchina e un macedone - avevano messo su una banda dedita allo spaccio sull'Aquila e Avezzano. Le indagini delle forze dell'ordine, partite nel 2016 in seguito al sequestro di una modica quantità di sostanza, hanno certificato un'ottantina di episodi di cessione di stupefacente, per un giro d'affari di circa diecimila euro.
Gli spacciatori erano domiciliati in parte all'Aquila e in parte ad Avezzano; alcuni di loro sono risultati essere alle dipendenze di aziende agricole del Fucino, i cui titolari, in seguito alle indagini, sono si sono dimostrati tuttavia del tutto estranei ai fatti.
All'Aquila le piazze dello spaccio erano due, il parcheggio del centro commerciale il Globo e la frazione di Preturo, mentre ad Avezzano gli scambi avvenivano nei pressi della stazione ferroviaria (anche se lì veniva concordato solo l'acquisto: la droga era poi materialmente venduta a domicilio).
La banda aveva elaborato un sistema di comunicazione in codice, in cui la cocaina era chiamata "carne" o "birra". Tra gli acquirenti degli spacciatori, persone di ogni età ed estrazione sociale: studenti, professionisti, imprenditori, commercianti.
La particolarità della banda era che i suoi membri erano soliti vendere piccole dosi, da 0,5 a 15 gg, perché, come hanno spiegato in conferenza stampa il capo della squadra mobile dell'Aquila Tommaso Niglio e il sostituto commissario Nazareno Buccella, "sapevano che con queste quantità il confine tra acquirente e detentore per la vendita diventa molto labile. Tuttavia, nel momento in cui abbiamo messo insieme e documentato tutti gli episodi, che sono stati numerosi, l'autorità giudiziaria ha potuto chiedere l'applicazione di misure restrittive".
La maggior parte degli episodi documentati dall Mobile sono avvenuti all'Aquila, che, ha affermato sempre Niglio, ormai sta diventando un centro non solo di vendita ma anche di stoccaggio per il traffico di droga: "Quest'anno abbiamo sequestrato ingenti quantitiativi che fanno ritenere che dall'Aquila possa irradiarsi nella provincia un fenomeno di distribuzione. Il sequestro fatto in primavera di un chilo di cocaina lo testimonia".
Nei confronti degli arrestati, ha annunciato Niglio, saranno attivate le procedure revoca del permesso di soggiornom e poi ri rimpatrio.
Ai domiciliari Bensaikouk Rachid classe 1992, marocchino domiciliato a L'Aquila, Edouar Yassir classe 1985, marocchino domiciliato ad Avezzano, Stoutou Abderrazzak classe 1987 marocchino domiciliato all'Aquila, Staouat Abedelmouniim marocchino del 1986 domiciliato all'Aquila, Jabani Tarik classe 1988 marocchino domiciliato a Celano, Ouguantar Hicham marocchino del 1981 e Kharsas Noureddine marocchino del 1978 domiciliato ad Avezzano, mentre Mustafi Kujtim, macedone classe 1996 domiciliato all'Aquila, è sottoposto ad obbligo di dimora.
Al termine della conferenza stampa il capo della Mobile Niglio ha annunciato che mancherà dall'Aquila per nove mesi per andare a seguire un corso di perfezionamento professionale.