Nella giornata di ieri (25 ottobre) si è conclusa un'annosa vicenda iniziata nel lontano 2002, allorquando sedici lavoratori, assegnati alla viabilità della Provincia dell'Aquila, convenivano in giudizio, dinanzi ai Tribunali di Sulmona e L'Aquila, l'ANAS S.p.A. e la Provincia, quest'ultimo quale nuovo datore di lavoro succeduto ad ANAS S.p.A. in attuazione delle procedure per il trasferimento del personale dall'Ente Nazionale per le Strade (ANAS) alle regioni ed agli enti locali.
La causa riguardava la richiesta un indennizzo per il periodo precedente al trasferimento presso la Provincia dell'Aquila sulla cd. "promozione automatica", nonché sull'inquadramento nel superiore profilo di Operatore Specializzato, a far data dal trasferimento.
L'esito del giudizio di primo grado vedeva vittoriosi i dipendenti, tuttavia a seguito dell'appello promosso da ANAS e Provincia, la Corte di Appello dell'Aquila – nel 2006, riformava la sentenza dando torto agli stessi operai. La vicenda approdava in Cassazione la quale nel 2009 accoglieva il ricorso dei dipendenti, rinviando per il seguito della controversia o alla Corte di Appello di Ancona.
Ma non finisce qui. Nonostante il parziale accoglimento delle ragioni dedotte dai ricorrenti, la vicenda veniva portata dalla Provincia di nuovo in Cassazione, la quale annullava la sentenza di Ancora e rinviava alla corte di Bologna. La palese assurdità della vicenda ha indotto il presidente Angelo Caruso ad avviare una trattativa con i ricorrenti a seguito della quale, dopo ben 16 anni, è approdata finalmente a soluzione.
Le parti interessate, dunque hanno raggiunto un accordo tradotto in una formale transazione, fondata su un principio sancito dalla Suprema Corte di Cassazione in un procedimento analogo, ovvero il diritto dei lavoratori al superiore inquadramento anche presso l'Ente territoriale.
A margine della vicenda il presidente a nome di tutta la maggioranza consiliare esprime la massima soddisfazione per il risultato raggiunto, evidenziando come la sua amministrazione mira a risolvere stragiudizialmente le controversie, evitando in tal modo sia i rischi di soccombenza dell'ente, che forme di esasperazione dei rapporti.