“Stanno abbattendo tutti i pini dei filari storici dell’Altopiano delle Cinque Miglia, sui 9 Km di Statale 17 a quota 1.250 metri”.
La denuncia viene da Giovanni Damiani, già direttore tecnico dell’Arta, che ha rilanciato la notizia del blog “Report-age.com” di Maria Trozzi.
“L’altopiano sta praticamente cambiando volto" scrive Damiani sul suo profilo Facebook "in una delle strade, gestita dall’Anas, paesaggisticamente più belle d’Italia, tra i comuni di Rocca Pia, Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo, Castel di Sangro, via di accesso ai Parchi Nazionali e località turistiche d’eccellenza, e di attraversamento tra l’Adriatico e il Tirreno ( la storica ‘via degli Abruzzi’). La motivazione (presunta) è che il vento forte che ha raggiunto i 150 km/h, ha spezzato rami rimasti sulla strada… per cui si procede al taglio dei fusti. E dire che quegli alberi che hanno dato prova di eroica resistenza a quelle condizioni ambientali (l’Altopiano è definito “la Siberia” d’Abruzzo) vennero piantati proprio per la sicurezza delle persone, affinché potessero orientarsi e mantenersi sulla strada durante le bufere di neve.
"Inoltre avevano la funzione impedire lo smottamento del rilevato stradale dal momento che ai suoi lati a Primavera e in Autunno i campi sono completamente allagati. Oggi resta qualche palina a segnalare i margini della strada durante le bufere di neve, che peraltro diventano invisibili quando i fiocchi si congelano su di essi. Oggi ai viaggiatori, quando nevica è riservata una guida su una strada praticamente invisibile col rischio di impantanarsi".
"L’allarme contro questo scempio è stato lanciato, tempestivamente ma senza che le istituzioni avvertite muovessero un dito o fornissero informazioni, dal blog “Report-age.com” di Maria Trozzi, giornalista d’inchiesta e autentica e libera sentinella del territorio. Da tutta Italia arrivano notizie di tagli feroci e ingiustificati di alberi, in città e fuori di esse. Le grandi centrali elettriche a biomasse hanno bisogno di materia prima, evidentemente, per lucrare i contributi di Stato che le incentiva (ogni euro che ricavano vendendo la corrente elettrica prodotta bruciando legno, ‘tira’ nelle loro tasche circa 3,9 euro, prelevate dalle nostre bollette…). Non basta urlare lo sdegno, bisogna passare alle denunce, penali e alla Corte dei Conti".
"Faccio appello a chi ha competenze in materia" conclude Damiani "di segnalare i potenziali reati connessi con i fatti sopra riportati. Studierò caso per caso, con persone di buona volontà, i contributi e avvierò esposti-denuncia alle Procure competenti, anche con l’aiuto di Italia Nostra di cui sono componente del Consiglio Direttivo Nazionale”.
Per Anas si tratta di una questione di sicurezza per gli automobilisti e per gli utenti dell’arteria.