"Il miracolo del Castel di Sangro non è legato solo al risultato della competizione sportiva ma è il prodotto della valorizzazione della multidimensionalità dello sport che ha permesso di sviluppare l'economia di un territorio".
Così Gabriele Gravina, neo Presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio (Figc) e socio della Fondazione Carispaq, ha spiegato il percorso che ha portato al successo la squadra di calcio del Castel di Sangro che, sotto la sua presidenza, ha raggiunto la serie B. Oggi in città in occasione dell’annuale incontro con i soci per una riflessione sull’intensa attività svolta nell’anno a favore dello sviluppo socio economico della provincia dell’Aquila, Gravina durante l'incontro con la stampa, ha spiegato il significato dello sport e il ruolo dello stesso nei processi di socializzazione e formazione dei giovani e di sviluppo socio economico del terriotorio.
All'incontro con la stampa, oltre a Gravina, hanno partecipato anche il Presidente della Fondazione Marco Fanfani, il socio della Fondazione e Segretario Generale della Federazione Internazionale di Roller Sports Roberto Marotta, il Presidente della società strumentale della Fondazione, FondAq, Domenico Taglieri ed il Segretario Generale della Fondazione Carispaq David Iagnemma.
Se obiettivo del confronto tra i soci della Fondazione Carispaq, come sottolineato da Fanfani, è stato individuare le evntuali opportunità e collaborazioni utili a superare le problematiche legate alle carenze dell'impiantistica sportiva cittadina, l’auspicio emerso è che il mondo sportivo possa essere interpretato innanzitutto quale momento socializzante e di integrazione e non solo in termini di competizione e risultati.
"Castel di Sangro -ha spiegato Gravina- ha ottenuto una evoluzione positiva ottenendo ottimi risultati sportivi che hanno avvantaggiato anche il tertitorio nel suo complesso. Parliamo di una piccola realtà di 5000 persone che è arrivata ad avere più spettatori allo stadio che abitanti". Ma per il presidente Figc, il vero risultato storico è rappresentato dalla scoperta da parte della comunità della "multidimensionalità dello sport. La comunità ha conosciuto l'aspetto della socializzazione, dell'aggregazione della cultura legata allo sport e dello sviluppo che può portare l'industria del turismo sportivo. Basti pensare che nel 1995 a Castel di Sangro c'era un solo albergo. Oggi ci sono 55 strutture ricettive all'avanguardia".
Un modello significativo dal punto di vista sportivo e dello sviluppo socio economico che, per Gravina, può essere esportato solo a precise condizioni. "E' necessario raccogliiere le energie umane ed economiche e, soprattutto, le idee, mettendo insieme la città e proponendo progetti. Tutto ciò -ha precisato- richiede una tempistica legata alla responsabilità e alla lungimiranza che sono gli ingredienti fondamentali per ricorprire un ruolo di guida all'interno di una città. Specialmente all'Aquila, una realtà complessa che vive una situazione difficile dal 2009. Come si risolvono queste continue tensioni tra chi vuole andare via e chi vuole resistere, tra il radicamento sul territorio e le esigenze di soddisfazione e realizzazione personale? Attraverso proposte e la capacità di saper trattenere e coinvolgere i veri protagonisti del territorio: gli aquilani".
Per Gravina, per sfruttare appieno le potenzialità dello sport per il rilancio del territorio nel suo complesso, occorrono lungimiranza e capacità di far sentire i protagonisti come parte attiva e inglobata all'interno di questo percorso. "Per quanto riguarda il mondo dello sport e del calcio, L'Aquila e il suo terrtiorio sono in linea col trend generale del nostro paese. Da una verifica che ho fatto è emerso che nella provincia dell'Aquila il calcio legato ad alcune categorie, seconda e terza in modo particolare, ha perso circa il 50% delle società. A fornte di questa perdita, però, si registra un dato molto positivo: si sono raddoppiate le squadre e le società impegnate nei settori giovanili. Tradotto,c'è vogliia, in questo territorio, di puntare sull'asset del futuro e dei giovani. Quando arrivano messaggi di questo tipo, noi che abbiamo una responsabilità istituzionale, dobbiamo accompagnare questi processi e rifiutare forme di quotidianità senza prospettive. Sono i campionati dei giovani che generano prospettiva".