Smantellata all'Aquila un'associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Questa mattina il personale della Squadra Mobile dell'Aquila, nell'ambito dell'operazione "Fare Centro", ha eseguito sette delle nove ordinanze di custodia cuatelare disposte dal Gip del Tribunale dell'Aquila Romano Gargarella, nei confronti di sei uomini e una donna.
Le persone finite in manette sono R.K., 32enne di nazionalità albanese e M.M., 46enne aquilano. Agli arresti domiciliari, invece, S.O. 28enne, R.S. 25enne, e H.E. 40enne, tutti cittadini albanesi, S.D. 30enne romena, S.T. 50enne macedone. Sono in corso le ricerche di altri due indagati, un 27enne romeno e un 32enne albanese, destinatari, rispettivamente, della custodia cautelare in carcere e di quella degli arresti domiciliari. Sei di loro dovranno rispondere del reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina, gli altri tre delle varie cessioni di stupefacenti
Le indagini, durate circa un anno e coordinate dal P.m. David Mancini, hanno permesso di documentare, anche attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre mille cessioni di sostanza stupefacente, in particolare cocaina.
Le attività illecite avvenivano principalmente in un appartamento del centro storico dell'Aquila, in via del Guasto. In alcuni casi, lo spaccio avveniva anche in altri luoghi del centro storico.
I particolari dell'indagine sono stati resi noti in conferenza stampa dal Capo della Squadra Mobile della questura dell'Aquila e vice questore aggiunto Marco Mastrangelo e dal sostituo commissario Nazareno Buccella. "Le articolate attività operative hanno consentito di dimostrare l’esistenza di una vera e propria associazione -ha dichiarato il vice questore aggiunto Mastrangelo- di cui facevano parte alcuni degli indagati, costituita allo scopo di reperire e poi vendere al dettaglio la cocaina, evidenziando i singoli ruoli degli appartenenti all’associazione criminale, il modus operandi e i compiti che ogni appartenente all'associazione svolgeva".
Al vertice dell'organizzazione, un cittadino straniero. Gli altri avevano compiti che andavano dal confezionamento in dosi, alla vendita fino all'acquisizione della sostanza stupefacente che, sulla base delle acquisizioni, arrivava in città settimanalmente dalla provincia di Roma. In particolare, il ruolo dell'aquilano finito in manette, era quello di fornire manodopera finalizzata all'acquisizione e allo spaccio.
Secondo la ricostruzione fornita oggi dal vice questore Mastrangelo, i clienti, dopo aver preso accordi telefonici con gli indagati, utilizzando anche whatsapp, entravano nell’abitazione e ricevevano la cocaina pattuita. n alcuni casi, per eludere i controlli delle Forze dell’Ordine, alcuni clienti consumavano la droga direttamente nell’abitazione in via del Guasto.
Rilevante il flusso di denaro: il prezzo di ogni singola dose (mezzo grammo) era di circa cinquanta euro.