Martedì, 14 Maggio 2019 15:25

"L'Aquila. Tesori d'arte tra XIII e XVI secolo": l'arte sacra aquilana in mostra in Val D'Aosta

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Quattordici opere recuperate e restaurate, tra oreficerie, sculture in terracotta, pietra e legno, dipinti su tavola e tela, provenienti dalle chiese aquilane giungono in Val D'Aosta per un mostra ospitata nella prestigiosa sede del Forte di Bard, uno dei migliori esempi di fortezza di sbarramento di fine ottocento.

L'esposizione "L'Aquila. Tesori d'arte tra XIII e XVI secolo" nasce dalla collaborazione tra l'Associazione Forte di Brad, cui è affidata la gestione della fortezza, l'Ufficio Arte Sacra e Beni Ecclesiastici dell'Arcidiocesi Metropolitana dell'Aquila, il Polo Museale dell'Abruzzo (enti prestatori delle opere) e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città dell'Aquila e i Comuni del Cratere. Gode inoltre del patrocinio della presidenza del Consiglio regionale della Regione Abruzzo e del Comune dell'Aquila

Il progetto, che è accompagnato da un catalogo edito dalle edizioni Forte Brad e co-edito dalla Verdone Editore di Castelli, è stato presentato stamattina in conferenza stampa da Marco Zaccarelli, ideatore e coordinatore dell'iniziativa, dalla direttrice della Soprintendenza Unica del cratere Alessandra Vittorini, dalla direttrice del Polo Museale d'Abruzzo Lucia Arbace, dal Nunzio apostolico Monsignor Orlando Antonini. Presenti anche il vice sindaco dell'Aquila Raffaele Daniele e la storica dell'arte Giovanna Di Matteo, della Commissione Arte Sacra Arcidiocesi Metropolitana dell'Aquila.

Dal prossimo 30 maggio fino al 17 novembre, le sale 'Gli Alloggiamenti', appositamente restaurate per l'apertura del nuovo ciclo espositivo del triennio 2019-2021, ospiteranno capolavori dell'arte sacra aquilana: dalle Madonne con Bambino del Maestro Sivignano e di Matteo da Campli allo splendido San Sebastiano di Saturnino Gatti; dal Sant'Equizio di Pompeo Cesura fino alle grandi tele di Mijtens.

Negli stessi giorni, il Forte Brad ospiterà anche la mostra fotografica, inedita e curata da Eleonora Di Gregorio, "La città nascosta" del fotoreporter aquilano Marco D'Antonio ed esporrà due costumi storici della Perdonanza, ricollegandosi alla candidatura a patrimonio immateriale Unesco.

"Nell'anno del decennale abbiamo l'obbligo morale di raccontare e condividere l'esperienza della ricostruzione -le parole della Soprintendente Vittorini- E' questo uno dei modi migliori per guardare avanti e non chiudersi sul semplice percorso di riparazione di un danno. Per questo abbiamo sostenuto con forza il progetto che, oltre al messaggio concetrato su questi quattordici capolavori, per volontà del curatore, amplia lo sguardo sul contesto da cui queste opere sono state recuperate: la città dell'Aquila e il ruolo che l'arte restaurata o riscoperta dopo il sisma, ha nel processo di rinascita".

Da testimonianza della ricchezza dell'arte aquilana e del lavoro di recupero e tutela svolto nel cratere, una tematica quest'ultima che sarà al centro del Convengo sul restauro architettonico promosso dal Consiglio nazionale architetti il prossimo ottobre, l'esposizione diventa occasione di riflessione dei tanti problemi derivanti dal sisma. Delle undici chiese (quattro ormai scomparse) da cui i  14 capolavori in mostra provengono, soltanto una, San Berardino, è stata restaurata e riconsegnata alla città. Uno straordinario patrimonio culturale che va in malora e rischia di essere definitivamente perduto, ha evidenziato Don Antonini che ha colto l'occasione per lanciare un accorato appello affinché si superi l'impasse in cui versa la ricostruzione dell'architettura sacra dell'Aquila.

"A dieci anni dal sisma -ha affermato- non possiamo permetterci di perdere questo straordinario patrimonio culturale. Occorre investire sull'unica risorsa che L'Aquila e le sue frazioni hanno: la natura l'arte e la cultura. Ricordiamoci che alla base della ripresa economica e occupazionale del territorio c'è l'industria del turismo".

Appello al quale ha fatto seguito l'invito della Soprintendente Vittorini a scongiurare il trasferimento della sede unica della Soprintendenza dall'Aquila a Chieti. "La questione del trasferimento ha raggiunto le stanze della politica che sta lavorando per formalizzare una Soprintendenza stabile collocata nel capoluogo. Ma la partita non è ancora chiusa e -ha concluso Vittorini- non vorrei che L'Aquila concludesse questo decennale con lo scippo della sede della Soprintendenza".

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