La lotta alle mafie si conduce anche restituendo alla collettività i beni appartenuti alla criminalità organizzata, confiscandoli e dando loro una nuova destinazione, per scopi sociali (mediante una gestione affidata ai cittadini attraverso associazioni e enti no-profit) o istituzionali (facendone, ad esempio, delle sedi per le caserme delle forze dell’ordine).
A questa attività è preposta, dal 2010, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), che ieri ha tenuto all’Aquila una Conferenza dei servizi al fine di acquisire, da parte dei comuni e delle amministrazioni interessate, le manifestazioni d'interesse all'utilizzo dei beni definitivamente confiscati sul territorio regionale.
Alla conferenza, tenutasi nell'Aula Magna della Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza, hanno partecipato il direttore dell’Anbsc, il prefetto Bruno Frattasi; il prefetto dell’Aquila Giuseppe Linardi; il prefetto di Pescara Gerardina Basilicata; il prefetto di Chieti Giacomo Barbato e il vice prefetto vicario di Teramo Edoardo d’Alascio.
Sono 65 su 68 i beni confiscati in Abruzzo per i quali, ieri, è stata trovata una nuova destinazione. Si tratta, ha spiegato Frattasi, nella quasi totalità dei casi, di unità immobiliari (villette, appartamenti), alcune delle quali situate anche in zone prestigiose. Il valore dei beni ammonta, complessivamente, a 5 milioni e 720mila euro.
La provincia che vede il maggior numero di beni confiscati e restituiti è quella di Pescara, con 40 beni - 28 dei quali concentrati a Pescara città - per un valore totale di 3milioni di euro. Seguono Teramo (12 beni confiscati, 1,6 milioni di euro di valore), Chieti (11 beni confiscati, per un valore totale di 845mila euro) e infine L’Aquila (5 beni confiscati, valore totale 138mila euro).
I beni confiscati saranno tutti riutilizzati per scopi sociali.
A decidere concretamente come e a chi assegnarli saranno i comuni che dovranno muoversi, però, sempre avendo come obiettivo quello dell’utilità sociale: “La restituzione al territorio e la destinazione a uso sociale di quello che era appartenuto alla criminalità è il modo migliore dare nuova dignità al bene" ha detto Frattasi “Ci sono tante possibili nuove destinazioni: questi beni potranno diventare centri aggregativi, ludoteche, centri di ascolto, potranno essere usati come edilizia sociale per famiglie emarginate o in difficoltà”.
Frattasi ha infine sottolineato come spesso passi troppo tempo tra la confisca definitiva del bene e la sua riassegnazione. Il prefetto ha però detto che grazie alla legge che nel 2017 ha consentito un forte ampliamento di organico e al più recente Decreto Sicurezza si sta lavorando per costruire un'agenzia più forte, in grado di velocizzare l'iter burocratico che conduce alla destinazione dei beni.