Mercoledì, 18 Settembre 2019 02:01

Visita Mattarella, studenti e professori: "Ora ci sentiamo meno soli"

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Cosa ha lasciato – quali sensazioni, quali impressioni e umori - la visita all’Aquila di Sergio Mattarella e del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti nel mondo della scuola?

Le parole pronunciate dal Capo dello Stato e gli impegni presi dal ministro non sono sembrati solo dichiarazioni di circostanza ma hanno avuto il merito di riaccendere la speranza di professori, dirigenti scolastici e studenti, sfiduciati dopo anni di vacue promesse da parte delle istituzioni. Anche se, soprattutto da parte dei ragazzi, c’è la volontà di continuare a vigilare e a esercitare un ruolo critico verso le istituzioni affinché alle parole seguano i fatti.  

“Sia le parole del ministro che quelle del presidente della Repubblica hanno riacceso la speranza, soprattutto sulla possibilità che si riesca a lavorare in un clima di concertazione più efficace” afferma Serenella Ottaviano, dirigente dell’isituto Cotugno “Bene ha fatto il ministro Fioramonti a richiamare le parole di Calamandrei sulla scuola come luogo in cui si diventa cittadini. Noi siamo costruttori di società. Considero molto importante anche il riconoscimento fatto al tanto lavoro svolto finora da noi dirigenti, dagli insegnanti, da tutto il personale e anche dagli studenti. Non ho sentito solo dichiarazioni di intenti. E’ stata una visita rinfrancante, che ci ha fatto sentire meno soli”.

Mario Centi è il vice preside del Da Vinci-Colecchi. Le classi alberghiere dell’istituto hanno preparato, lunedì, il pranzo e allestito tutta l’accoglienza per la delegazione del ministero dell’Istruzione: “Sono contento per come i ragazzi si sono impegnati. Alla fine, malgrado la stanchezza, erano tutti molto entusiasti. La giornata di lunedì ha portato sicuramente più ottimismo, spero vengano accolte subito le dichiarazioni del ministro Fioramonti. Bisogna spendere i 43 milioni di euro già stanziati”.

Il caso del Colecchi, dice Centi, è emblematico del cattivo funzionamento di tutta quanta la macchina burocratico-amministrativa che sovrintende la ricostruzione delle scuole: “Pur avendo da due anni 7,5 milioni a disposizione per il rifacimento del vecchio edificio, i lavori non sono ancora partiti e continuiamo a stare nei musp. La manutenzione è a carico nostro e abbiamo molti problemi.
Alla fine andiamo avanti, perché non si può bloccare la scuola e perché abbiamo rispetto degli alunni, alcuni dei quali vengono anche da fuori. Ma questa situazione non è più sostenibile”.

Silvia Frezza, insegnante della circolo didattico Gianni Rodari, ha partecipato, in qualità di rappresentante del comitato Oltre il musp, all’incontro privato con il presidente della Repubblica: “Il presidente ci ha ascoltato con attenzione e già questo ci ha colpito molto perché è capitato di rado, in questi anni, di avere avuto interlocutori ben disposti all’ascolto. Soprattutto, ci ha riempito di orgoglio sentire il Capo dello Stato lodare il lavoro svolto dalla scuola dopo il terremoto. La scuola, qui all’Aquila, è stata davvero un collante sociale. Le famiglie sono rimaste perché la scuola, nonostante tutto, ha retto”.

“Sicuramente è una visita che ci ha ridato speranza e che ha posto di nuovo l’attenzione mediatica sull’Aquila” osserva Antonia Melaragni, rappresentante di istituto del Cotugno “Tuttavia, non possiamo non dirci, al tempo stesso, anche amareggiati, perché alla mancata ricostruzione delle scuole pubbliche si accompagna anche l’esodo dei giovani, la progressiva diminuzione di politiche sociali e di investimenti in servizi territoriali. Rispetto a tutto questo, deve esserci una presa di coscienza e di responsabilità da parte delle istituzioni. I musp non permettono di svolgere una didattica di qualità e ostacolano anche l’aggregazione della popolazione studentesca. Basti pensare alla situazione del Cotugno, dislocato in cinque sedi diverse”.

Ester Cataldi

“Penso che la speranza sia l’ultima a morire e che è bello ricevere segnali positivi e di rilancio dal Governo” dice Ester Catoni (foto sopra), studentessa del liceo Scientifico Bafile “Penso anche, però, che non sia possibile dover aspettare il decennale del terremoto per ricevere le giuste attenzioni e le promesse di ricostruzione. In dieci anni, le uniche due scuole ricostruite sono scuole private. Le restanti hanno indici di sicurezza al di sotto della norma o con problemi strutturali o piani d’emergenza carenti. E vista e considerata l’importanza sociale che la scuola riveste in una città come la nostra, noi giovani abbiamo bisogno di più della sola attenzione mediatica ricevuta negli ultimi giorni. La situazione delle scuole aquilane doveva essere centrale già da anni e deve continuare ad esserlo finché non verranno adeguate sismicamente e messe a norma tutte le scuole del territorio”.

Ultima modifica il Mercoledì, 18 Settembre 2019 11:16

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