Martedì, 29 Ottobre 2019 15:56

Tsa, il caso De Simone: poco chiari i contorni della decadenza

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E dunque, Annalisa De Simone non è più la presidente del Teatro Stabile d'Abruzzo. 

La scrittrice aquilana era stata nominata nel dicembre 2017 dalla passata Giunta regionale di centrosinistra; sarebbe arrivata a scadenza naturale di mandato nel dicembre 2021. Al contrario, ieri pomeriggio è stata informata di essere decaduta dall'incarico dal 22 ottobre. 

La decadenza trova ragion d'essere nella legge regionale 25 del 9 novembre 2009, recante "nuove norme sulle nomine di competenza degli organi di direzione politica della Regione Abruzzo", la così detta legge sullo spoils system; all'articolo 1 comma 2, si prevede che "al fine di realizzare compiutamente il riallineamento temporale, la nomina degli organi di vertice, individuali e collegiali, di amministrazione degli enti dipendenti della Regione, economici e non, dei consorzi, delle agenzie, compresi i componenti di comitati, di istituti, di commissioni e di organismi regionali e interregionali, nonché delle società controllate e partecipate dalla Regione, conferite dagli organi di decisione politica, hanno una durata massima effettiva pari a quella della legislatura regionale e decadono all'atto di insediamento del presidente della Giunta, salvo motivata conferma nei successivi 180 giorni".

Ora, c'è chi si dice convinto che la norma in oggetto non possa essere estesa al Teatro Stabile d'Abruzzo che, di fatto, è un Ente morale con personalità giuridica di diritto privato; eventualmente, la valutazione spetterà agli organi competenti.

Di certo, è assolutamente legittima la logica dello spoils system.

Non è questo il punto, però.

Sorvolando sulle modalità con cui è stata comunicata la decadenza, al termine della conferenza stampa di presentazione della nuova stagione teatrale, senza che la presidente ne fosse informata - un atto incomprensibile considerato che la presidente era decaduta da 6 giorni, una "scorrettezza istituzionale" davvero inusuale che, evidentemente, trova motivo nello scontro che si è consumato nei giorni scorsi tra il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi e Annalisa De Simone sul Festival degli Incontri - ci sono aspetti della vicenda che meritano una riflessione approfondita.

Partiamo dall'evidenza che la 'forzatura' di ieri, oltre lo sgarbo, si è resa necessaria per l'approvazione del bilancio di previsione: se non fosse stata formalizzata in Consiglio d'Amministrazione la decadenza, non si sarebbe potuto approvare il bilancio o, meglio, l'eventuale approvazione sarebbe stata impugnabile. 

Qui sta il punto. 

In regime di proroga del presidente, o peggio di decadenza, si possono assumere soltanto atti di ordinaria amministrazione e atti urgenti ed indifferibili, se opportunamente motivati. Ebbene, ad approfondire la legge regionale sembrerebbe che la decadenza sia intervenuta "all'atto di insediamento" del presidente Marco Marsilio, e dunque il 25 febbraio 2019; tuttavia, recita la norma "salvo motivata conferma nei successivi 180 giorni". Per questo, ci sono due filoni di pensiero: il primo, che considera De Simone decaduta il 25 febbraio e l'altro, invece, che interpreta i 180 giorni come un tempo in cui, a tutti gli effetti, il presidente del Tsa è rimasto in carica, in attesa della decisione del governatore di confermarla o meno. Così si spiegherebbe il termine del 22 ottobre indicato ieri: decaduta il 25 agosto, sarebbe intervenuta la proroga di 45 giorni prevista dalla legge n. 444 del 15 luglio 1994 che ha disciplinato la prorogatio degli organi dello Stato, degli enti pubblici o a partecipazione pubblica; tuttavia, la legge regionale non fa alcun riferimento al regime di proroga. 

E' chiaro che se dovesse prevalere la prima interpretazione della norma, De Simone sarebbe decaduta da mesi, e prorogata di fatto fino a ieri: in questo caso, gli atti non ordinari, e non indifferibili, assunti da presidente in questi mesi potrebbero essere impugnati; al contrario, dovesse prevalere la seconda interpretazione la decadenza sarebbe intervenuta alla fine di agosto, con gli atti prodotti da quel giorno e fino a ieri, ivi compreso il recente bando per l'assunzione di personale, che sarebbero, come detto, impugnabili a meno di non voler considerare l'eventuale proroga di 45 giorni prevista dalla legge 144, come da orientamento emerso ieri.

Un bel grattacapo, sembrerebbe. 

D'altra parte, una domanda è d'obbligo: chi avrebbe dovuto avvertire Annalisa De Simone dell'intervenuta decadenza, per proteggere l'Istituzione, prima di tutto, da eventuali atti impugnabili che pure la presidente avrebbe potuto assumere? La direzione amministrativa è delegata al dirigente organizzativo Giorgio Iraggi che, evidentemente, per motivi difficili da comprendere, non ha inteso informare la presidente della mancata conferma del suo incarico. 

Intanto, a guidare il Tsa - fino alla nomina del futuro presidente - sarà la vice presidente Rita Centofanti, vicinissima al sindaco Pierluigi Biondi.

D'Alessandro (Italia Viva): "Porterò il caso in parlamento"

"L'epurazione della presidente, Annalisa De Simone, perché di questo si tratta , è inaccettabile, un fatto vergognoso e non può finire qui.
Quale sarebbe stata la colpa della Presidente? Essere libera e garantire la libertà delle espressioni culturali. Porterò il caso in Parlamento . Chiederò al Ministero della cultura Dario Franceschini di intervenire perché la politica non può spingersi al punto di mettere le mani addirittura sulla cultura che è innanzitutto sinonimo di libertà ed autonomia".

Ad affermarlo, in una nota, è il deputato abruzzese di Italia Viva Camillo D'Alessandro.

Ultima modifica il Mercoledì, 30 Ottobre 2019 17:51

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