Lunedì, 16 Dicembre 2019 10:25

Da L'Aquila a Durazzo: '180 amici' per la popolazione colpita dal sisma

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Lo scorso 26 novembre una scossa di magnitudo 6.4 ha colpito l'Abania e parte dei balcani, provocando la morte di 51 persone, di cui 26 solo a Durazzo dove sono crollati due alberghi, due palazzi e una villetta di tre piani.

Stando all'ultimo bollettino ufficiale, sono 900 i palazzi danneggiati dal terremoto, per un totale di 5.500 case inagibili. Ma si tratta di dati ancora parziali. L'Unione Europea e le Nazioni Unite stanno coordinando un piano internazionale per aiutare le zone maggiormente colpite. In particolare un team dell’UE, composto da circa cinquanta ingegneri provenienti da sei stati membri, sta conducendo, a fianco degli esperti locali, la valutazione dei danni e il piano di distribuzione degli aiuti.

Un ulteriore sostegno di emergenza è stato garantito dall'Unione Europea che, dopo aver attivato il meccanismo di protezione civile nelle ore immediatamente successive alla scossa (un totale di tre squadre di ricerca composte da più di 200 persone provenienti da Italia, Grecia e Romania), ha promesso, per bocca della presidente della Commisione europea Ursula von der Leyen, una donazione da 15 milioni di euro.

A mobilitarsi a sostegno delle popolazione colpite anche moltissimi volontari, onlus e associazioni provenienti dagli stati più vicini. Il primo a tendere la mano è stato il Kosovo, poi Montenegro, Croazia, Macedonia, Serbia, Bosnia, Grecia e Italia.

Al momento, diverse Onlus italiane sono impegnate in Albania per iniziative di solidarietà. Tra queste anche l'associazione 180 amici dell'Aquila, già operativa nelle emergenze L'Aquila 2009 e Centro Italia 2016/17, che si è attivata come parte della rete ESPRÌ – Emergenze Sociali Psicologiche Ricerca Intervento – per prestare supporto alla popolazione.

Lo scorso 3 dicembre la squadra composta da tre psicologi - Emanuele Sirolli della 180amici L'Aquila, Patrizia Perrone della Psy+ e Rozi Dako della rete Psicologi per i Popoli Torino - ha raggiunto Durazzo a bordo di una camper messo a disposizione proprio dalla 180 Amici. Il team, che ha fatto rientro in Italia venerdì scorso, ha incontrato gli operatori della Croce Rossa albanese per una prima mappatura dei bisogni sociali e sanitari con l'obiettivo di sviluppare un progetto di cooperazione con gli operatori attivi sul territorio.

"I campi allestiti all'interno di scuole e palestre, dove sono state accolte le persone nelle ore immediatamente successive alla scossa, sono stati chiusi. Alcuni erano gestiti da organizzazioni italiane sul modello di quelli sorti all'Aquila e nel Centro Italia, caratterizzati quindi da un pesante controllo sugli ospiti che dovevano indossare anche un braccialetto. Gli sfollati, dopo pochi giorni, sono stati trasferiti in grandi strutture alberghiere di Durazzo", spiega a newstown lo psicologo aquilano Emanuele Sirolli, che sottolinea anche il buon lavoro svolto dalla Croce rossa albanese, l'unica organizzazione statale impegnata a Durazzo.

"La Croce Rossa ha coordinato le operazioni di prima assistenza e continua a distribuire alla popolazione medicinali e cibo, due pasti al giorno che vengono preparati a Tirana e poi portati negli alberghi di Durazzo dagli operatori. Stanno facendo un buon lavoro - ribadisce Sirolli - ma non hanno nessun tipo di esperienza nella gestione dei disagi delle persone travolte dal terremoto. L'ultima scossa distruttiva, prima di quella dello scorso 26 novembre, si era verificata nel 1979".

Dopo la prima emergenza, spiega lo psicologo della 180 amici, i cittadini si troveranno ad affrontare la fase della seconda emergenza che richiede interventi di ricostruzione materiale, sociale, economica, lavorativa e relazionale. "Subito dopo la scossa i centri socio assistenziali di Durazzo sono stati aperti e messi a disposizione della popolazione in modo gratuito. C'è un buon lavoro sul territorio, ma gli operatori albanesi ci hanno chiesto consigli sulle priorità degli interventi da attuare. Sulla base delle esperienze acquisite nelle precedenti situazioni emergenziali, L'Aquila e il Centro Italia, sottoscriveremo un protocollo con la Croce Rossa Albania che prevede un periodo di formazione sul campo agli operatori locali della salute mentale. Non lavoreremo direttamente con i cittadini per via delle difficoltà linguistiche, ma affiancheremo le figure già impegnate in quei territori".

Sirolli ha sottolineato come a Durazzo, al momento, ci sia una situazione di "apparente normalità dettata dal bisogno. Le attività commerciali sono tutte aperte, la popolazione ha ricominciato immediatamente a lavorare perché non aveva scelta. E' una città dalle forti contraddizioni, coesistono grande ricchezza e situazioni di povertà estrema e il suo sviluppo urbano è stato caratterizzato da una forte speculazione edilizia. Nel 1995 Durazzo aveva pochissimi abitanti, ora ne può contenere fino a 200.000, ma la maggior parte degli appartamenti, circa l'80%, era sfitto prima della scossa dello scorso novembre. E' una città di mare, e la maggior parte delle abitazioni sono seconde case".

I segni del sisma, che ha stravolto la vita della comunità, non sono però evidenti nel paesaggio urbano di Durazzo, dove l'architettura antisismica comunista successiva al terremoto del '79 non ha subito danni. "Le strutture maggiormente danneggiate sono quelle sorte durante la speculazione degli anni '90. Alcuni palazzi interessati da crolli sono stati già abbattuti ", aggiunge Sirolli.

Le indagini preliminari condotte dalla polizia portuale di Durazzo hanno portato all'arresto di 17 persone, tra cui costruttori, ingegneri e funzionari, sospettati di aver violato il regolamento edilizio; illeciti che hanno portato al crollo degli edifici. Otto dei sospettati sono ancora ricercati dalla polizia. Tra gli arrestati c'è anche un ingegnere che lavorò ad un edificio di Durazzo in cui sono morti otto membri della stessa famiglia.

In attesa degli esiti delle verifiche di agibilità, i cittadini continuano a vivere nelle proprie case. "Le autorità hanno messo a disposizione della popolazione un'autonoma sistemazione, 250 euro al mese, ma senza offrire una soluzione abitativa che deve essere trovata autonomamente dalle famiglie. Il risultato è che molti continuano a vivere nelle proprio case senza sapere se siano inagibili o meno, visto che le autorità stanno effettuando i controlli proprio in questi giorni. Da un certo punto di vista ciò contribuisce a non disperdere gli abitanti. Anche se - sottolinea Sirolli - i concentramenti negli alberghi favoriscono anche gli aiuti e l'assistenza. Bisognerà trovare un equilibrio tra assistenzialismo, autodeterminazione e assistenza. Quando torneremo a Durazzo daremo un contributo anche in questo senso", conclude Sirolli.

È stata lanciata una raccolta fondi per sostenere le missioni: si può donare attraverso bonifico bancario sull'IBAN dell'associazione ESPRÌ (IT40T0200801102000105475511, causale: missione Albania) oppure tramite PayPal al link https://www.espri.network/donazioni/.          

Ultima modifica il Lunedì, 16 Dicembre 2019 18:34

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