"Il Gran Sasso Science Institute è un esempio di come si possano coniugare scienza e impegno civile senza compromettere l'eccellenza della ricerca. Per questo dobbiamo continuare a investire sul GSSI".
A dirlo è stato il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, che ha presenziato l'inaugurazione dell'anno accademico 2019/2020 della scuola di dottorato internazionale.
"Entro la fine dell'anno" ha affermato Fioramonti a margine dell'evento "mi auguro già questo giovedì, verrà approvato un decreto speciale per garantire maggiori risorse al Gran Sasso Science Institute. Di questa necessità mi sono fatto ambasciatore insieme al senatore Rubbia e ad altre figure del mondo della ricerca direttamente davanti al presidente del Consiglio".
Alla cerimonia di apertura dell'anno accademico, svoltasi nell'aula magna del rettorato, hanno preso parte anche i premi Nobel per la Fisica Berry Barish e Carlo Rubbia (entrambi membri dell'istituto: il primo come componente del comitato scientifico dell'istituto e il secondo come docente), l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, l'ex ministro e presidente Istat Enrico Giovannini, attualmente docente di Economia all'Università Tor Vergata, che ha tenuto la lectio magistralis Utopia ambientale, utopia sociale.
Coccia: "Presto nuovo collegio di merito"
Potrebbe diventare una realtà già tra poche settimane il nuovo collegio di merito gestito dalla nuova fondazione a cui daranno vita Gran Sasso Science Institute, Univaq e Comune dell'Aquila.
L'annuncio è stato dato dal rettore del GSSI Eugenio Coccia.
Il collegio di merito è una sorta di campus universitario diffuso che potrà contare su una sessantina di alloggi ricavati dalle abitazioni equivalenti ereditate dal Comune e dislocati sia in centro storico che in periferia (per la precisione 31 in centro e 34 in periferia). Sarà una residenza alla quale avranno accesso gli studenti più meritevoli sia del GSSI che di Univaq. "Sarà un ulteriore modo per accrescere la nostra già alta attrattività internazionale" ha detto Coccia "Molti docenti del Gssi vengono dall’estero o sono professori italiani che hanno lavorato e fatto ricerca per molti anni in alcuni dei più prestigiosi atenei del mondo e che sono tornati in Italia per insegnare nell’istituto.".
Questo appeal internazionale è certificato anche, ha ricordato Coccia, dalla varietà dei paesi di provenienza di coloro che accedono ai quattro corsi di dottorato dell'istituto (fisica astroparticellare, matematica, informatica e scienze sociali), divenuto ormai una realtà consolidata e rispettata nell'ambito della rete delle scuole di eccellenza e alta formazione italiane, un club esclusivo di cui fanno parte la Sissa di Trieste, la Normale e la Sant'Anna di Pisa, lo Iuss di Pavia e l'Imt di Lucca.
"La nostra nascita" ha ricordato Coccia "è stata accolta positivamente, come un rafforzamento di questa rete. Non siamo stati visti come dei competitor interessati a portarsi via una fetta della torta dei finanziamenti statali".
A sei anni dalla nascita - i primi tre vissuti in regime speciale, gli ultimi tre come istituzione universitaria superiore a tutti gli effetti - il GSSI, ha ricordato un commosso Coccia, vede ogni anno aumentare il numero delle applications, ossia delle domande ), inviate da parte degli aspiranti dottorandi (anche a fronte di una diminuzione del numero dei posti dovuto all'allungamento del periodo di dottorato da 3 a 4 anni) e ha un tasso di rinunce praticamente nullo.
"Chi viene qui non va via, e ciò è merito sia della nostra impostazione interdisciplinare, che vede una contaminazione positiva e virtuosa tra scienze naturali e scienze sociali, sia del metodo che usiamo nella scelta dei candidati. Diamo sicuramente molta importanza al merito e alla preparazione ma non ci fermiamo solo a quelli. Guardiamo molto anche il talento. Se dovessimo considerare solo la preparazione, dovremmo selezionare solo studenti italiani, perché magari chi viene dall’estero ha dei gap legati a corsi di laurea diversi dai nostri. D'altra parte, chi ci sceglie lo fa perché capisce che qui si può davvero fare ricerca in modo innovativo”.
"I 70 studenti che si sono dottorati qui" ha affermato Coccia "oggi lavorano tutti: chi in centri di ricerca o altre università, chi in organismi come Ocse o Banca d'Italia".