"I call center rappresentano in assoluto il luogo di maggior assembramento contemporaneo e continuativo di persone. I rischi di contagio sono enormemente maggiori rispetto ad ogni altro luogo di lavoro, ma assistiamo alla grave sottovalutazione da parte delle aziende e ad una ancor peggiore indifferenza e disattenzione da parte degli Enti preposti ai controlli".
A lanciare l'allarme è Vincenzo Cretarola, coordinatore nazionale settore call center del sindacato Cisal comunicazione, che sottolinea come l'ultimo Decreto adottato dal governo per contenere l'emergenza coronavirus, non contenga alcuna disposizione riguardante il settore dei call center, "non prevedendo - si legge in una nota - nessun obbligo specifico per i committenti e per i gestori e nessuna procedura semplificata per ammortizzatori sociali, almeno per alleggerire la presenza contemporanea di migliaia di addetti in uno stesso luogo".
"L'indicazione di 1 metro come distanza minima in un call center è un dato puramente statistico, impossibile da rispettare - sottolinea Cretarola che aggiunge come la questione possa avere conseguenze gravi su tutta la comunità aquilana. "Si tratta - evidenzia - di un potenziale di veicolo esponenziale di contagio non solo fra i colleghi, ma fra tutta la popolazione aquilana".
"La Cisal - prosegue la nota - ben prima dell'ultimo Decreto del Governo aveva chiesto a Comdata, che gestisce il Contact Center Inps con oltre 500 addetti, interventi urgentissimi quali: adozione rapida anche parziale di televoro, per diminuire la compresenza di troppo personale; riduzione dei volumi di attività concordata con Inps con garanzia dei soli servizi indifferibili; attestazioni ufficiali della idoneità dei locali, soprattutto di quelli chiusi, del tutto privi di finestre; diradamento delle postazioni di lavoro degli operatori; sanificazione continuativa delle postazioni ad ogni cambio di operatore".
Comdata, riferisce il sindacalista, ha replicato "semplicemente dicendo di essere in regola, senxa prendere in considerazione le nostre proposte". A detta del sindacalista, la società ha adottato le necessarie misure di sicurezza soltanto dopo che uno dei dipendenti della sede romana del call center è risultato positivo al coronavirus. "Solo dopo alcuni giorni - si legge nella nota - ha proceduto nottetempo ad organizzare - in fretta a furia e senza criteri equi e razionali - la disposizione "a scacchiera" delle postazioni, ma solo dopo aver comunicato la presenza di un caso positivo nella sua sede di Roma. Ammettendo quindi, a misfatto avvenuto, che avevamo ragione".
"Fin da domenica scorsa abbiamo chiesto una verifica urgente al Servizio Prevenzione della ASL AQ1, anche per verificare l'idoneità generale di una sede di lavoro che fin dal suo avvio (2 dicembre 2019) continua a dimostrare carenze più che evidenti. Gli abbiamo illustrato in dettaglio le nostre proposte migliorative per continuare l'attività".
"Il Servizio Prevenzione si è limitato a chiedere telefonicamente informazioni all'azienda, che ovviamente ha detto che era tutto a posto (smentendosi appena due giorni dopo). Mi sono sentito addirittura accusare personalmente di condurre una iniziativa "strumentale" per altri fini non meglio specificati".
"E'così che gli Enti competenti fanno i controlli nel luogo di lavoro prioritario in assoluto in un caso come questo? - si chiede il sindacalista Abbiamo chiesto un intervento immediato al Direttore Generale della ASL AQ1 con una relazione sull'accaduto. Cosa dobbiamo fare per esigere rispetto per la salute non solo degli operatori dei call center? Occorrono sempre iniziative di drammatizzazione per risolvere i problemi, in questa città Dobbiamo essere costretti a farle?"
Pezzopane (Pd): "Governo si attivi per tutelare operatori call center"
"In questo momento di grave crisi per il Paese faccio un appello al governo e alle autorità di controllo affinché le norme per garantire la sicurezza dei lavoratori siano rispettate in tutti i luoghi di lavoro. Purtroppo mi sono arrivate numerose segnalazioni per quanto riguarda la difficile situazione dei lavoratori dei call center preoccupati di contrarre il coronavirus durante il turno di lavoro. In particolare mi segnalano l'assenza di diradamento delle postazioni e la poca alternanza all'interno delle aree di lavoro."
Lo dice in una nota la deputata dem Stefania Pezzopane, della Presidenza del Gruppo Pd a Montecitorio.
"In questo particolare momento - sottolinea la deputata Pd - in cui gli italiani sono costretti a passare la maggior parte del loro tempo a casa, gli operatori dei call center diventano un'interfaccia fondamentale per tutti coloro che telefonicamente abbiano bisogno di ottenere assistenza o informazioni da un ente pubblico o privato. In questo contesto, esorto il governo a favorire per questa categoria di lavoratori tutte le iniziative possibile per incrementare al massimo lo smart working e il telelavoro,effettuare la disinfestazione e la pulizia dei locali a ogni cambio turno e garantire la distanza di almeno un metro per ogni operatore".
D'Eramo: "Situazione inaccettabile"
"La situazione dei call center aquilani è ormai insostenibile: serve un intervento deciso del governo, urgente e non rinviabile".
Lo dice il coordinatore della Lega Abruzzo, il deputato aquilano Luigi D'Eramo.
"L'emergenza va affrontata sotto due punti di vista - dice D'Eramo - In primis quello della sicurezza: non è accettabile, anche alla luce dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio, che i lavoratori siano costretti, oggi, recarsi al proprio posto di lavoro senza che siano state prese le necessarie precauzioni contro il contagio da coronavirus. Si tratta di ambienti che amplificano il rischio di epidemia se non vengono adeguatamente configurati.
Il secondo aspetto, altrettanto grave, riguarda l'indecoroso comportamento delle aziende che oggi, in questo quadro di crisi e incertezza, lasciano a casa i lavoratori, licenziandoli. La Lega si batterà per evitare questo atto di vera e propria macelleria sociale".