Martedì, 25 Agosto 2020 10:12

La lezione di Arischia: dopo gli incendi, preoccupano rischi idrogeologici

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Altri incendi di origine dolosa nell'aquilano; nella notte tra domenica e lunedì, i vigili del fuoco sono dovuti intervenire nei pressi dell'ex discarica della Cona a Collebrincioni e a Colle Sapone, dove sono state date alle fiamme delle sterpaglie. 

Episodi che preoccupano, e non poco, le forze dell'ordine impegnate ad investigare sui roghi che, nei giorni scorsi, hanno distrutto oltre 700 ettari di bosco su Monte Pettino e ad Arischia, su Monte Omo. 

E proprio ad Arischia, ieri, la forte pioggia ha portato a valle cenere e detrici che si erano accumulati col passare dei giorni trasformando le strade delle frazione in veri e propri torrenti scuri; i tombini, come prevedibile, non hanno retto alla portata dell'acqua e la situazione, nel corso del pomeriggio, si è fatta davvero difficile. Problemi simili si sono riscontrati anche nel comune di Pizzoli. 

Sul posto si sono portati alcuni addetti dell'Asm e volontari che hanno cercato di limitare i danni che però sono importanti.

Ciò che è accaduto ieri ripropone, con forza, la questione della messa in sicurezza dai rischi idrogeologici.

Come spiegato ai nostri microfoni dal professor Antonio Moretti, docente di Geologia all’Università dell’Aquila, gli incendi - distruggendo le radici degli alberi - hanno fatto venire meno l'azione di ancoraggio del sistema pianta-suolo-roccia; ebbene, tanto più è precario l'equilibrio preesistente (ad esempio in prossimità delle aree abitate edificate a valle d scarpate dove il suolo viene trattenuto proprio dalle radici delle piante) tanto più è concreta la possibilità che, in concomitanza di eventi piovosi eccezionali, anche di breve durata, l'acqua, scorrendo su superfici molto inclinate che il fuoco ha denudato, tenda a incanalarsi provocando erosione e trasporto di fango e detriti vari.

"Va fatta subito una mappatura delle zone più a rischio", ha chiarito Moretti. "In parte sappiamo già quali sono queste aree perché, per esempio, sulla montagna di Pettino, le case sono state costruite su depositi detritici che in geolologia si chiamano cunoidi alluvionali. Se questi depositi sono lì è perché in passato sono stati portati dall'acqua. Dobbiamo incrociare questi dati con la mappa delle aree più colpite dal fuoco perché su un versante privato della protezione delle piante, a seguito di una pioggia abbondante l’acqua può prendere in carico cenere, ghiaia e soprattutto fango che, essendo più pesante dell’acqua, scende a valle con velocità maggiore. Bisogna intervenire immediatamente, prevedendo subito delle strategie di evacuazione".

Ultima modifica il Martedì, 25 Agosto 2020 11:31

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