Domani, mercoledì 23 settembre, ricorrerà il 77° anniversario dell'eccidio dei Nove Martiri aquilani, assassinati dai nazifascisti.
Riportiamo, qui di seguito, la nota dell'Anpi L'Aquila per ricordare la strage.
Dopo l’Armistizio con gli Alleati dell’8 settembre ‘43, l’Italia venne occupata dai nazi-fascisti.
Per sfuggire al Proclama di Kesserling che obbligava tutti i giovani ad arruolarsi nell’esercito tedesco un gruppo di giovanissimi patrioti aquilani per difendere la dignità e la libertà dell’Italia, si rifugia in montagna. Nel tentativo di unirsi alle Bande partigiane vengono però sorpresi dai tedeschi, catturati e fucilati.
Il 23 settembre 1943 morirono così Anteo Alleva, Pio Bartolini, Francesco Colaiuda, Fernando della Torre, Berardino Di Mario, Bruno D’Inzillo,, Carmine Mancini, Sante Marchetti, Giorgio Scimia.
“Ai giovani d’Abruzzo e in particolare de L’Aquila dedico queste pagine che rievocano una bella e generosa azione compiuta col sacrificio della vita da giovani come loro”.
Con questa dedica il professor Corrado Colacito apriva la sua rigorosa e struggente ricostruzione dell’eccidio dei Nove Martiri che il Comune dell’Aquila pubblicava il 25 aprile 1955 col titolo “Ricordo storico” (ripubblicato nel 2013 da Textus Edizioni).
Da quel glorioso episodio – uno dei primissimi esempi in Italia di Resistenza armata al nazifascismo – sono trascorsi 77 anni. Ma le parole di Colacito restano ancora il più emozionante racconto e il più bel giudizio per proteggere la memoria di quei giovinetti e per offrirla come lezione ai giovani di domani.
Con le sue parole, dunque, vogliamo ancora oggi ricordare questa storia drammatica e nobile da cui è nata L’Aquila civile, democratica e antifascista.
“Nella sua tragica semplicità – scrive Colacito – l’episodio così commovente dei Nove Martiri illumina di vividi riflessi l’atmosfera ingloriosa di quel settembre ’43: è come una perla nel fango […] Possiamo considerarlo un momento di toccante umanità che vide consumare, in un attimo, il sacrificio di nove innocenti cuori giovanili ardenti di amore ideale.
Non si ripeta , stolidamente, che quei “ragazzi” s’ingannarono o furono ingannati; non si dica che agirono per imprudenza e per sventatezza dovuta alla loro età, senza nemmeno rendersi conto di ciò che volevano […] soprattutto non si insulti alla loro memoria affermando che il loro sacrificio fu inutile e vano.
Il fremito di rivolta che agitò quelle anime pure e generose merita ogni rispetto, ogni ammirazione.
Non si mossero, quei “ragazzi”, perché volessero sfidare un immortale destino: essi volevano una cosa molto più semplice ed umana: volevano evitare la vergogna e l’umiliazione di essere schiavi dei nuovi dominatori che calpestavano il suolo della Patria. E non si batterono come “eroi” ma come “ragazzi”: però non ve n’erano molti di “ragazzi” come loro in tutta la penisola durante quel triste frangente. Andarono essi incontro alla Libertà e incontrarono invece la morte sul loro cammino.
I Nove Martiri aquilani sono e saranno, perciò, sempre degni di compianto e onore.”
Nella convinzione di interpretare il sentimento di tutti gli uomini e le donne della città, oggi l’Anpi dell’Aquila ricorda ancora e sempre questa straordinaria pagina di storia.