Il Wwf ha inviato ieri una diffida agli ATC presenti nel territorio dell’area contigua del versante abruzzese del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (ATC Avezzano; Roveto-Carseolano; Sulmona; Subequano), perché si attivino al fine di evitare che siano ammessi nei propri territori cacciatori non residenti nell’area protetta e nell’area contigua.
L’istituzione delle aree contigue è prevista dall’art. 32 della Legge quadro sulle aree protette (394/1991). La norma riconosce a questi territori un importante valore dal punto di vista della conservazione. Sono, infatti, “aree-cuscinetto” limitrofe ai parchi nazionali, fungono da corridoi faunistici e garantiscono una protezione maggiore per gli animali rispetto alle zone più lontane dai Parchi grazie alla predisposizione di regolamentazioni che limitano il rischio di mortalità dovuto a cause antropiche. In particolare nelle aree contigue è di fondamentale importanza far sì che l’attività venatoria sia limitata, così come la norma nazionale definisce chiaramente, ai soli residenti. Una limitazione ancor più necessaria quando nei territori sono presenti specie dall’elevato interesse conservazionistico quali l’Orso bruno marsicano. È noto, infatti, che la sfida per la conservazione dell’Orso si gioca ben oltre le aree protette e si può vincere soltanto se si darà a questo animale la possibilità di espandere e consolidare il proprio areale al fuori dei Parchi.
La Regione Abruzzo con la Deliberazione di Giunta n. 480/2018 ha perimetrato l’area contigua e non può “dimenticarsene” nel momento della predisposizione dei calendari venatori: in quello 2020/2021 ne fa solo un veloce accenno, mentre con una nota dell’11/09/2020 il Dipartimento Agricoltura chiede agli ATC presenti nei territori dell’area contigua la ridefinizione del nuovo carico venatorio.
Il Wwf ricorda invece le indicazioni normative presenti nella legge quadro nazionale, negli stessi atti della Regione Abruzzo (oltre al riferimento presente nel calendario venatorio) e chiede che gli ATC facciano in modo di ammettere all’attività venatoria in area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise esclusivamente i residenti nell’area protetta e nell’area contigua stessa.
La Regione Abruzzo e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise dal canto loro intervengano per le rispettive competenze affinché le aree contigue (che si attendono dal 1991!), perimetrate nel 2018 e lasciate da allora nel limbo, vengano finalmente anche formalmente istituite e se ne predisponga la regolamentazione necessaria perché specie come l’Orso bruno marsicano abbiano le tutele che le leggi nazionali impongono e che a livello locale non si possono ignorare né far finta di non conoscere.