Questa mattina si è riunita la III commissione comunale 'Politiche sociali, culturali e formative' per discutere della "situazione dei medici di famiglia e pediatri di libera scelta" a seguito dell’emergenza Covid-19 e della campagna vaccinazioni.
"E’ sotto gli occhi di tutti come, dopo la prima fase di pandemia affrontata con fermezza e grandi sacrifici, in cui l’intero sistema sanitario pare aver retto l’enorme onda d’urto provocata dai tanti e improvvisi contagi, la situazione - con l’avvento dell’estate, la riapertura delle strutture pubbliche e i conseguenti assembramenti, spesso incontrollati - è nuovamente degenerata, con un forte aumento dell’indice di positività che si è attestato sul 2,3%", sottolinea la consigliera del Passo Possibile Emanuela Iorio, pediatra di libera scelta.
"Già diversi mesi orsono ebbi modo di 'allertare' sulla più che probabile circolazione congiunta di virus influenzale stagionale e, purtroppo, di virus Covid-19, nel periodo autunnale, in modo che la rete sanitaria territoriale potesse organizzarsi e strutturarsi in tempo, vista anche la sintomatologia pressoché simile fra le due, ed oggi posso dire che l’auspicata sinergia fra tutte le componenti assistenziali di certo non funziona al meglio", l'affondo.
Iorio denuncia l’enorme carico lavorativo a cui sono sottoposti i pediatri (una media statistica nazionale di 50/70 telefonate al giorno che il lunedi diventano anche 100), costretti ad affrontare, insieme all’attività ordinaria, anche il surplus degli interventi sui casi di positività al Covid19 - prettamente in ambito scolastico, concernente quindi il sottoporre i bambini al tampone in presenza di sintomi e il conseguente rilascio dei certificati medici per il rientro nei tempi prescritti – oltre alle vaccinazioni antinfluenzali, imprescindibili per affrontare al meglio la stagione invernale.
"Con il protocollo che scatta immediatamente, non si può chiedere ai pediatri di assumersi la responsabilità di dichiarare la non positività senza una visita in presenza o un tampone, correndo il rischio, tra gli altri, di intasare gli studi e il servizio sanitario in generale", sottolinea Emanuela Iorio. "A fronte di una grande e continua disponibilità che noi pediatri abbiamo dato fin da subito, e dell’efficacia del servizio di accertamento diagnostico dell’Uoc 'Igiene Epidemiologia e Sanità pubblica', guidata dal dottor Enrico Giansante, debbo costatare la poca disponibilità della A.S.L. a far fronte alle nostre legittime richieste di supporto in questa situazione drammatica su diversi fronti".
La Asl - prosegue Iorio - "ci chiede di sottoscrivere la nostra partecipazione alla Campagna vaccinale, il cui inizio, tra l’altro, ha subito forti ritardi, ma paradossalmente non da alcuna risposta alle nostre richieste di agire al meglio per la sicurezza degli utenti, avanzate dalla nostra organizzazione sindacale, la FIMP. Come pediatri abbiamo chiesto alla ASL di prevedere locali dedicati, magari vicini a strutture che possano essere di supporto in caso di emergenze (per esempio uno schock anafilattico) e in cui l’accoglienza, qualitativa e quantitativa, dei pazienti possa essere sicura per tutti. Ed inoltre, abbiamo proposto alla di fornire personale infermieristico dedicato a supporto dei pediatri: ad oggi, però, l'azienda sembra fare muro su tutte le nostre richieste".
L’unica, tardiva, risposta è la disponibilità a fornire ambulatori localizzati nei distretti Montereale, San Demetrio, Bazzano, "un’offerta che, evidentemente, per quanto spiegato, non risponde adeguatamente all’esigenza di somministrazione in sicurezza dei vaccini ai bambini. Ma vieppiù", aggiunge Iorio; "a quanto ci risulta, in Italia mancano 1,25 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale e antipneumococcico a fronte di un boom di richieste i dati parlano del 43% in più rispetto allo scorso anno) e, a tal proposito, c’è preoccupazione su numeri e tempistica per il relativo approvvigionamento, tra problemi di programmazione e gare regionali per l’acquisto delle dosi".
Per quanto concerne l’Abruzzo, la Regione gestisce direttamente la campagna vaccinale, bypassando di fatto le farmacie che invece altrove, come nel Lazio, in Toscana ed in Emilia Romagna, non solo lo vendono ma lo somministrano, rappresentando un primo presidio territoriale. "Purtroppo, nonostante le recenti rassicurazioni dell’assessore regionale Nicoletta Verì, ad oggi la realtà è che riscontriamo effettivi problemi di reperibilità del vaccino antinfluenzale, in numero già insufficiente per le sole categorie individuate dai provvedimenti programmatori (bambini dai 6 mesi a i 6 anni, operatori sanitari, ultra sessantenni)".