Si è sbloccata l’impasse che impediva l’avvio dei lavori di ristrutturazione di Palazzo Branconi-Farinosi, uno degli edifici di maggior valore storico dell’Aquila.
NewsTown se n’era occupata in più occasioni, l’ultima delle quali risale all’ottobre 2019.
Lo scorso 4 giugno sono partite le opere di cantierizzazione propedeutiche all’intervento di recupero vero e proprio, che prevede, oltre alla riparazione e al consolidamento sismico dello stabile, anche il restauro delle preziose opere d’arte interne (guarda il video e la photogallery).
I lavori costeranno 10,7 milioni di euro, dureranno tre anni e saranno eseguiti da un’Ati formata dalla CMB di Carpi e dalla ditta aquilana Fratelli Ettore e Carlo Barattelli, che si sono aggiudicati l’incarico al termine di una selezione nazionale indetta dalla proprietà, la banca Bper.
La storia
Situato tra piazza San Silvestro, via Garibaldi e via Gignano, da non confondersi con l’omonimo palazzo posto frontalmente la chiesa, Palazzo Branconi-Farinosi fu costruito tra il primo ventennio del Cinquecento e la seconda metà del Seicento, accorpando una serie di unità edilizie originariamente autonome, per volontà della famiglia Branconio, originaria di Collebrincioni. Il capostipite del casatoera Giovanbattista, orafo e consigliere dei papi Leone X e Clemente VII nonché amico personale di Raffaello Sanzio, che volle ritrarsi insieme a lui in un famoso dipinto conservato oggi al Louvre.
La proprietà
L’edificio, come detto, è di proprietà della Bper e in passato fu, per un breve periodo, anche sede della presidenza della giunta regionale. Dopo il terremoto, ha riportato danni pesanti alle pareti perimetrali e al tetto. I suoi interni custodiscono, tra le altre cose, due cortili e alcuni cicli di affreschi molto pregevoli, tra cui quelli della Sala delle storie bibliche, della Sala dei putti e della Sala delle storie di San Clemente.
Il progetto
Nel 2013 Bper, dopo una gara a inviti, affidò la progettazione a un’Ati costituita da tre studi tecnici: lo studio Inverardi dell’Aquila; lo studio Del Boccio di Sulmona e uno spin-off dell’Università di Firenze, DiaCon srl, fondato da Giacomo Tempesta, professore di Statica nell’Ateneo toscano.
Progettisti e strutturisti hanno lavorato di concerto non solo con la Soprintendenza, ma anche con l'Opificio delle pietre dure, uno dei più importanti istituti internazionali nel campo del restauro, che ha sede sempre a Firenze e dipende direttamente dal Mibact.
Il progetto è stato ultimato alla fine del 2018 ma alcune osservazioni e richieste di modifiche avanzate dalla proprietà ne hanno ritardato la definitiva approvazione, con la relativa concessione del contributo da parte dell’Usra, facendola slittare fino al 2022.
A coordinare i lavori sarà l’architetto Carlotta Inverardi, che spiega: “Si tratta di un intervento molto complesso, dove bisognerà far procedere parallelamente la parte relativa al consolidamento strutturale con quella che riguarderà il recupero delle opere d’arte interne. Dei 10,7 milioni di lavori, ben due sono destinati proprio al restauro dei dipinti e degli affreschi, alcuni dei quali, come quelli dei ciclo di S. Clemente, sono stati smontati e andranno quindi ricollocati al loro posto”.
Quanto alla destinazione d’uso futura del palazzo, dovrebbe mantenere quella direzionale che aveva prima del terremoto, anche se la Bper starebbe valutando la possibilità di renderne fruibile al pubblico almeno una parte, allestendo una sorta di percorso museale.