La stragrande maggioranza delle circa 150 famiglie che il Comune dell'Aquila intende sgomberare dagli alloggi del progetto Case di Sassa NSI per realizzarvi la scuola nazionale di formazione dei Vigili del fuoco non intende trasferirsi ed è pronta a dare battaglia, anche legale, se necessario.
E' stato ribadito nel pomeriggio, nel corso dell'incontro organizzato dal Comitatus Aquilanus nella casetta adiacente il campo di bocce del quartiere.
Un centinaio di persone hanno risposto all'appello del referente del comitato Antonio Perrotti; hanno partecipato la deputata dem Stefania Pezzopane, i consiglieri comunali Stefano Palumbo (Pd) e Lelio De Santis (Cambiare insieme), il segretario del circolo Pd di Sassa Quirino Crosta e l'avvocato Walter Rapattoni, responsabile nazionale dell'Unione Inquilini che ha inteso manifestare la propria vicinanza, e quella del sindacato, ai cittadini a rischio sgombero.
Intanto, si procederà con una diffida al Comune "affinché non reiteri - ha sottolineato Perrotti - l'atteggiamento superficiale, dispotico, militaresco che ha assunto"; nel frattempo, "avviamo una denuncia preventiva presso gli Enti competenti ai vincoli, Autorità di bacino, Genio civile e Protezione civile, per informarli che il Comune intende localizzare una struttura strategica in una zona alluvionale (in foto, gli allagamenti degli anni scorsi)". E sia chiaro, ha aggiunto Perrotti: "si sta operando in contrasto con l'articolo 80 della legge regionale 18/1983 e non è assolvente il fatto che, nel post terremoto, e senza pareri tecnici, si sia fatto l'errore di ubicare qui il progetto Case". Inoltre, "proveremo ad avere un'interlocuzione col Commissario straordinario indicato dal Governo per la realizzazione dell'opera, l'ingegner Vittorio Rapisarda".
E poi, "prepariamoci ad una manifestazione di massa sotto la sede del Genio civile".
La battaglia continua, insomma, e sebbene l'assessore Vito Colonna abbia ribadito l'intenzione dell'amministrazione di avviare i trasferimenti delle famiglie ai primi di settembre, le famiglie non hanno alcuna intenzione di muoversi da Sassa Nsi.
D'altra parte, la deputata Stefania Pezzopane ha inteso chiarire che, al momento, non c'è alcun atto amministrativo che giustifichi gli sgomberi: "Sono rimasta colpita dalla lettera inviata dall'assessore per informare del trasferimento forzato; la trovo una iniziativa sbagliata. La norma stabilisce che, entro sei mesi dall'approvazione della legge che ha dato il via libera alla realizzazione del centro di formazione all'Aquila, andava sottoscritta una convenzione tra Comune dell'Aquila e il Dipartimento nazionale dei Vigili del fuoco, specificando la disponibilità dei luoghi e delle strutture immobiliari e la cessione gratuita degli stessi ai Vigili; ad oggi, la firma ancora non c'è stata. L'unico atto prodotto è un verbale, a margine di una riunione, con cui l'amministrazione comunale si è impegnata ad individuare un'area idonea. Intanto, però, si è proceduto con una lettera di sgombero, senza che sia definito l'intervento, senza che sia stato dettato un cronoprogramma, senza che si siano coinvolte le famiglie per valuarne le esigenze. E' irresponsabile. Si sta trasformando un progetto importante per L'Aquila, e noi vogliamo che si realizzi, in una occasione di tensione sociale".
Ne abbiamo scritto diffusamente nei giorni scorsi: la scelta di realizzare in città uno dei tre centri nazionali di formazione territoriale dei Vigili del fuoco è assolutamente condivisibile; è previsto un finanziamento di quindici milioni per il triennio 2021-2023 e di un milione a decorrere dal 2024: l’intervento prevede non solo l’adeguamento delle palazzine agibili ma anche l’abbattimento di quelle inagibili, sgomberate in seguito a un’indagine della magistratura che aveva fatto emergere deficit strutturali in molti edifici del progetto Case. Ad essere demolite, però, saranno solo le palazzine, non le piastre. Insomma, parliamo di un’operazione di rigenerazione urbana importante, a consumo di suolo zero e con finanziamento pubblico.
Non solo: la presenza degli studenti sarà arricchente per la città e, va aggiunto, si rinforzerà, in questo modo, il rapporto col corpo dei Vigili del fuoco.
Si poteva individuare una soluzione alternativa? E' lecito pensarlo: il segretario del circolo Pd di Sassa, Quirino Crosta, ha reiterato la proposta, avanzata mesi fa nell'ambito di un masterplan di riqualificazione dell'area est della città, di realizzare l'intervento nel progetto Case di Pagliare di Sassa, sfruttando la presenza della ex Sercom che, così, si potrebbe riqualificare recuperando la struttura in abbandono.
Non è questo il punto, però.
E' il metodo con cui l'amministrazione sta procedendo che lascia interdetti: non è stato avviato un confronto con le famiglie da trasferire, non si è proceduto ad un'analisi delle esigenze, dei bisogni, delle eventuali fragilità sociali ed economiche dei nuclei che stanno subendo lo sgombero.
Le famiglie non sono 'pacchi postali' da spostare da un alloggio all'altro come nulla fosse. Ci sono bambini in età scolare che, trasferiti altrove, sarebbero costretti a cambiare scuola; ragazze e ragazzi che vivono quel quartiere come casa loro; ci sono anziani impossibilitati ad un trasloco, persone con fragilità che abitano l'alloggio assegnato da anni e hanno necessità di un supporto per trasferirsi altrove, famiglie monoreddito con difficoltà di spostamento. Per non parlare dei legami sociali che verranno inevitabilmente spezzati.
Ecco il motivo per cui un'operazione del genere non si può semplicemente imporre, ma va accompagnata da un'attenta valutazione sociale dell'impatto che produce su cittadini che, in molti casi, sono già provati dalla precarietà di una soluzione alloggiativa che non gli appartiene e che non sentono propria.
Al contrario, si naviga a vista; fino a qualche giorno fa, l'amministrazione non aveva neppure un censimento delle famiglie che vivono a Sassa NSI; si sta facendo una ricognizione in questi giorni per capire chi effettivamente sta abitando gli alloggi e a che titolo, da quanti componenti sono formati i nuclei, quanti sono agli appartamenti occupati.
Addirittura, alcuni inquilini presenti alla riunione hanno denunciato che l'assessore Vito Colonna avrebbe promesso 500 euro a chi accetterà il trasferimento, a patto che sia in regola con i pagamenti delle utenze e dei canoni. Non si capisce davvero a che titolo. "Ciò che è emerso dall’incontro di oggi e che ci ha preoccupato molto sono stati i racconti di più inquilini: hanno parlato di ripetuti episodi avvenuti negli ultimi giorni, di persone che si sono qualificate come dipendenti dell’ente e che hanno sollecitato i residenti con moniti che esortavano a pacificarsi col fatto che prima o poi se ne dovranno andare. Episodi di vera e propria intimidazione psicologica da parte di chi invece deve dare risposte serie alla città: cosa hanno da dire Sindaco e Assessore?", si chiede Quirino Crosta. "È preoccupante che si ricorra a queste forme di persuasione: lo fanno perché mancano gli atti amministrativi legittimi. Mancano gli atti con cui il Comune stipula la convenzione con il corpo nazionale dei VVFF, mancano gli atti con cui il comune impegna un’area piuttosto che un’altra per realizzare la scuola e gli alloggi, mancano le varianti urbanistiche obbligatorie per legge con cui si cambia la destinazione d’uso al progetto Case, manca la programmazione con cui si impegnano le risorse economiche per costruire la scuola, mancano atti formali con cui giunta e consiglio deliberano sulla nuova destinazione delle famiglie, manca il censimento delle famiglie stesse ed un piano sociale".
Manca l’urbanistica con cui si pensa e si disegna il progetto della scuola, aggiunge il segretario del circolo di Sassa. "È uno scandalo ed è ignobile l’idea, riportata dall’incontro con l’assessore, di mercanteggiare speculando sulla vita e sui bisogni di queste famiglie per una manciata di euro. Quanto è stato raccontando durante l’assemblea restituisce un quadro drammatico di come l'amministrazione stia gestendo questa operazione. Perché l’amministrazione sceglie di calpestare la vita di queste famiglie a pochi giorni dalla riapertura delle scuole? Perché lo fanno poi nella distrazione del periodo feriale? Cosa ci nascondono? Cosa c’è sotto l’idea di far sloggiare queste famiglie e cosa c’è sotto la mancanza del progetto della scuola? Perché guastare un bel progetto per la città con questa pessima gestione? Sindaco e assessore si impegnino ad affrontare i residenti in audizione in commissione territorio".
Sul punto hanno preso impegni precisi i consiglieri comunali Stefano Palumbo e Lelio De Santis; quest'ultimo, ha depositato stamane una interrogazione urgente chiedendo venga posta all'ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale. "Qui non si sta strumentalizzando una decisione assunta dall'attuale maggioranza", ha tenuto a chiarire De Santis; "si sta tentando di affrontare un problema che riguarda tutta la città. Per questo ho fatto in modo che un gruppo di assegnatari incontrasse l'assessore Colonna: un incontro che, purtroppo, si è rivelato infruttuoso. La Giunta intende imporre una soluzione che non ha ragion d'essere, mancando i presupposti sul piano formale, amministrativo e giuridico. Nessuno pensi che si sta facendo una battaglia contro la scuola nazionale di formazione, anzi: ribadiamo che l'intervento va realizzato. Ma un buon amministratore dovrebbe decidere dove realizzarlo, come, coinvolgendo la popolazione e producendo atti che legittimino le decisioni assunte. In questo senso, la lettera inviata da Colonna può essere gettata nel cestino". Tra l'altro, "non è stato stabilito alcun criterio per assegnare i nuovi alloggi alle famiglie che si intende sgomberare. Siamo all'anarchia amministrativa".
"Nel 2016 fu approvato dal consiglio comunale un mio ordine del giorno con il quale impegnavo l'amministrazione alla redazione di un piano di valorizzazione di quei progetti CASE ritenuti strategici e contestuale demolizione, dismissione o riconversione degli altri, a partire da quelli inagibili ormai da anni (sono oltre il 10%)", ha aggiunto Stefano Palumbo; "si fosse dato seguito a questo mio indirizzo oggi si sarebbe potuto già disporre di questa o di qualche altra area per la realizzazione della scuola di formazione dei vigili del fuoco senza dover ricorrere a forzature che mettono a rischio la realizzazione di un progetto molto importante per la città. Il discorso andrebbe allargato a mio avviso, come suggerisco da mesi, al vergognoso problema della caserma dei VVFF che nonostante un finanziamento disponibile di 12 milioni di euro attende di essere ricostruita da 12 anni. La quasi totalità delle rappresentanze sindacali dei vigili, auditi in commissione, si è detta contraria alla localizzazione scelta in via Panella. Perché allora non individuare un'area dove realizzare sia la caserma che la scuola facendone una cittadella dei vigili del fuoco? Sarebbe un esempio unico in Italia, una scelta davvero strategica per la nostra città".