"È molto grave che il Ministero della Transizione ecologica, che era incaricato di adottare entro il 30 settembre un piano che mettesse ordine alle ricerche di gas e petrolio, confinandole alle sole aree territoriali compatibili, abbia lasciato inutilmente decorrere quel termine".
Lo dichiarano Enzo Di Salvatore e Daniele Marinelli, responsabili rispettivamente Transizione ecologica ed Economia del Partito Democratico abruzzese.
Di Salvatore e Marinelli spiegano che "dal primo ottobre, nella sostanza, i permessi di ricerca già autorizzati tornano efficaci e si riattivano le procedure amministrative collegate: un fatto che merita una censura chiara e netta. Non serve a fugare le preoccupazioni il comunicato diramato dal MITE, con cui Cingolani ha precisato che, in attesa di varare il piano, il Ministero non autorizzerà nuove ricerche e non rilascerà nuovi permessi. Il rischio della ripresa delle attività collegate alle ricerche di combustibili fossili, infatti, è serio ed attuale e riguarda i permessi già autorizzati, che la legge del 2019 aveva sospeso e che ora tornano ad avere vigore. Né vale a rassicurare e ad assolvere, l’ulteriore precisazione contenuta nel comunicato del Ministero, il quale, dopo avere implicitamente riconosciuto che a partire dal 30 settembre le compagnie petrolifere potranno riprendere le ricerche, sostiene che le società interessate comunque non lo faranno, pur potendo, non avendo la certezza di poter sfruttare successivamente il giacimento".
Sarebbe, dunque, una gentile concessione delle multinazionali. "Tutto questo senza considerare l’ulteriore ipotesi di eventuali ricorsi o contenziosi collegati all’approvazione del piano oltre il 30 settembre. Per scongiurare questo epilogo, sarebbe stato sufficiente adottare un decreto-legge e prorogare la sospensione delle ricerche di gas e petrolio per qualche mese, nell’attesa del varo definitivo il piano. Così non è stato ed è evidente che il Ministero in questo caso non abbia svolto correttamente il proprio lavoro".
Questa superficialità rischia di procurare un grave danno per i territori, "oltre che trasmettere il pericoloso messaggio di una scelta in favore delle fonti fossili, proprio in un momento storico in cui alle istituzioni è richiesto il massimo impegno per favorire il processo di transizione ecologica. Peraltro anche il piano nel frattempo inviato alla conferenza unificata si limita a fotografare l'esistente, introducendo criteri per il rilascio dei nuovi permessi e delle nuove concessioni. Dunque non è un vero piano, ma un atto di indirizzo".