"Lo stop all’assistenza domiciliare ai malati oncologici è una vergogna".
A dirlo è la senatrice Stefania Pezzopane che commenta così la grave situazione che vive l'associazione 'L'Aquila per la vita', fondata otto anni fa dal dottor Giampiero Porzio.
Dallo scorso giugno, infatti, l'associazione si vede costretta a seguire solo i "vecchi" pazienti, a causa della mancata convenzione della Asl con due dottoresse, nel frattempo divenute ricercatrici universitarie, con la spiacevole conseguenza di non poter garantire lo svolgimento dell'attività di assistenza come in precedenza, e nonostante al riguardo vi siano state varie sollecitazioni. "La vicenda è passata sotto silenzio per evitare che ci fossero strumentalizzazioni politiche" - ha affermato il dottor Porzio - "dato che la situazione ha iniziato a farsi sentire verso fine marzo e quindi nell'imminenza delle elezioni regionali. Da giugno, in ogni caso, siamo impossibilitati a prendere altri pazienti, essendo rimasti in quattro e dovendoci occupare anche del reparto".
Il ridimensionamento dell'assistenza fornita dalla onlus (ben 22.000, infatti, le visite fornite) ha allarmato anche l'amministrazione comunale, col sindaco Massimo Cialente che ha domandato alla Asl le ragioni di tale disimpegno per un servizio di indubbia utilità e che, col tempo, era tra l'altro diventato uno dei fiori all'occhiello della sanità aquilana.
Ora, l'intervento della Pezzopane. "La situazione nella ASL aquilana - ha incalzato la senatrice democrat - appare in tutta la sua gravità. Altro che difesa d'ufficio, fatta da qualche consigliere comunale dell'attuale management. Nella ASL e nello specifico all’ospedale aquilano sono state mortificate le competenze ed i problemi dei malati gravi e terminali. Non interessano né al manager, né a chi fa inopportune difese politiciste. L’assessore regionale alla sanità Paolucci intervenga per sollecitare il manager della Asl a porre riparo a questa ennesima umiliazione della sanità aquilana".
'L’Aquila per la vita' - continua Pezzopane - "svolge da anni un ruolo essenziale nella cura domiciliare dei malati di cancro. Non è pensabile che il servizio si possa bloccare, interrompere o peggio ridimensionare a causa della mancata convenzione con due ricercatrici. È questa l’ennesima prova di una gestione della Asl aquilana fallimentare, a cui bisogna porre immediatamente fine. Inutile sbandierare dati e cifre per investimenti, che risultano fittizi. Se i servizi sanitari essenziali, come quelli dell’assistenza ai malati oncologici vengono tagliati, se un’associazione che da anni lavora sul territorio offrendo un servizio d’eccellenza non è messa nelle condizioni di poter operare perché non ci sono i soldi per pagare il personale medico, vuol dire che o che non si hanno a cuore le sorti dei pazienti o non si amministrare bene".
Questa mattina - conclude Pezzopane - "ho avuto conferma dalla presidente Emilia De Biasi, che la Commissione Sanità del Senato programmerà una visita all’Aquila, per fare luce su una situazione critica, non più tollerabile".
LA REPLICA DI SILVERI
"Apprendo dai giornali", dichiara il Manager As1, Giancarlo Silveri, "che avrei avuto ripetute richieste di convenzionamento di due oncologhe ricercatrici universitarie"
"A me, per la verità, risulta soltanto che in una seduta della Commissione Paritetica - l'Organismo che regola i rapporti fra l'Azienda Sanitaria e l'Università di L'Aquila - è stato richiesto, dai rappresentanti dell'Ateneo, di convenzionare, tra gli altri, le due dottoresse in questione"."Avendo noi definito nella nuova pianta organica", aggiunge il Manager, "il numero di personale universitario convenzionabile e già convenzionato, dato peraltro il contingentamento imposto dalla Regione in materia di dotazione di personale, abbiamo risposto che la cosa non sembrava possibile e che, comunque, l'avremmo esaminata attentamente nell'ambito del Collegio di Direzione il quale ha ritenuto poi non accoglibile la proposta formulata dall'Università".
Giancarlo Silveri, direttore generale della Asl1 L'Aquila-Avezzano-Sulmona, risponde così alle critiche arrivate dalla Senatrice aquilana Stefania Pezzopane che in un comunicato aveva ripreso la denuncia del primario di Oncologia e Presidente dell'Associazione L'Aquila per la vita Giampiero Porzio.
"Ciò premesso", osserva ancora Silveri, "sembra opportuno ricordare che le professioniste di cui si tratta sono state per alcuni anni assunte a tempo determinato dalla A.S.L. con un compenso cui faceva fronte la Onlus L'Aquila per la vita, con le somme donate da Enti e persone del nostro territorio". In sostanza la Onlus raccoglieva fondi e ne girava quanto necessario alla A.S.L. per le retribuzioni delle due dottoresse adibite quindi ad attività domiciliare. Ad un certo punto, sembrerebbe, non ne ho certezza perché nessuno me lo ha comunicato, che L'Aquila per la vita abbia destinato i fondi raccolti all'Università e non più alla A.S.L., perché assumesse quali ricercatrici le due persone di che trattasi".
"Non ho quindi ricevuto alcun tipo di notizia comunicazione o proposta - continua Silveri - né dal primario oncologo del P.O. S. Salvatore né dal Dott. Porzio ovvero dall'Associazione L'Aquila per la vita. Il fatto che, a posteriori, venga però informato attraverso i giornali il Sindaco della città si commenta da solo".
"Da parte mia", dice ancora il Manager, "non ho mai fatto mistero, e ne ho parlato più volte con il Dott. Porzio, della necessità di ricondurre l'attività domiciliare, svolta da L'Aquila per la vita, nell'ambito delle regole e delle norme e quindi, per gli aspetti organizzativi, del Distretto Sanitario che deve agire in risposta alle esigenze via via rappresentate dai "medici di famiglia".
"In verità i servizi svolti in questi anni non avevano nessuna integrazione con le attività delle strutture territoriali aziendali (Distretto Sanitario e quant'altro), alle quali per norma compete qualunque tipo di assistenza domiciliare"
"Inoltre era - ed è - mia intenzione estendere, come è giusto che sia, una simile importante attività a tutto il territorio della A.S.L."
L'attuale manccanza di servizio di assistenza domicialiare, secondo Silveri, non risponderebbe a verità "in quanto nel territorio di L'Aquila, di Avezzano, di Sulmona e di Castel di Sangro la terapia del dolore e le cure palliative vengono normalmente prestate a domicilio dei pazienti, da parte di personale A.S.L., su semplice richiesta dei medici di base".