Dopo l'attacco durissimo del presidente di Italia Nostra L'Aquila, Vincenzo Giusti, riguardo la realizzazione, ormai quasi completata, della gradinata davanti alla Porta Santa di Collemaggio, con un intervento da 1 milione di euro, anche l'Archeoclub L'Aquila entra nel dibattito con una riflessione sulle modalità con cui, negli ultimi mesi soprattutto, tante modifiche sono state apportate nel centro-storico, senza però coinvolgere chi il centro storico lo vive e lo attraversa, cioè i cittadini.
"Prendo spunto dall'articolo pubblicato da Italia Nostra sulla gradinata che si sta realizzando nei pressi della Porta Santa per fare alcune considerazioni, non tanto nel merito dell'appropriatezza o meno, della necessità o meno, di questa nuova opera nei pressi dell'antica Porta, ma per esprimere alcune considerazioni sul metodo che si sta utilizzando in alcuni casi per apportare delle modifiche sostanziali al centro storico aquilano.- spiega la presidente di Archeoclub L'Aquila Maria Rita Ancone- Vorrei ripartire, come esempio, dalla vicenda della nuova piazza Regina Margherita di cui Archeoclub L'Aquila si è occupata per circa due anni non per essere contro il progetto presentato alla città, ma per avere la possibilità, insieme ad altri cittadini e associazioni che si interessano dei beni comuni, di esprimere opinioni e punti di vista diversi che potessero rendere condiviso il progetto definitivo. Percorsi di partecipazione e progettazione condivisa si stanno d'altro canto sperimentando da parte dell'Amministrazione e dell'Urban Center per il futuro recupero del quartiere Fontesecco-Borgo Rivera; tali modalità di intervento in aree di particolare pregio e significato storico, dovrebbero a nostro avviso costituire esempio da seguire costantemente. Prima di tornare al metodo, sono a mio avviso necessarie alcune considerazioni sul significato del centro storico che non è soltanto la parte urbanisticamente più antica, ma anche quella parte della città in cui i cittadini più si identificano per la loro storia comune, per la loro identità culturale e di comunità. Quindi le attività edilizie e di modifica di questa parte così importante della città devono essere trattate con la massima attenzione e consapevolezza."- scrive nella nota stampa Maria Rita Ancone.
"Non basta pertanto rivolgersi a un progettista o a un gruppo ristretto che esprima su un'area un'idea progettuale: è invece necessario, nel trasformare e recuperare un luogo a lungo vissuto dai cittadini, ascoltare il maggior numero di pareri possibile perché i punti di vista, in questo caso, devono essere espressi da più parti per evidenziare aspettative ed elementi legati al vissuto e alle esperienze che quel luogo ha determinato, oltre che, naturalmente, le modalità di tutela storico-artistica. Si stanno progettando in questi mesi restauri di piazze e di luoghi pubblici che hanno una vitale importanza per la vita cittadina. Il disegno futuro di questi spazi richiede un'attenta considerazione di ciò che significano proprio come luoghi pubblici, di incontro e di vita in comune. Come giungere a progetti che non rendano “alieni” i nostri storici luoghi di incontro? Il metodo che oggi abbiamo a disposizione è quello della «Partecipazione», ossia dell'ascolto e della condivisione delle idee mediante percorsi definiti che possano far raggiungere risultati il più possibile accettati e condivisi. Per tornare all'esempio della struttura in fase di realizzazione presso la Porta Santa, si può ipotizzare che una progettazione raggiunta con la partecipazione dei cittadini e delle associazioni avrebbe condotto probabilmente a soluzioni diverse. L'Archeoclub - ad esempio - avrebbe suggerito, per un più idoneo inserimento nel delicato contesto storico-ambientale della Basilica, di utilizzare semplicemente quanto già ideato - anche se a una diversa scala - per il teatro Amphisculpture del Parco del Sole dall'architetto Beverly Pepper e cioè: una struttura a càvea che sfruttasse il pendio esistente e l'utilizzo della stessa pietra bianca e rosa. L'Archeoclub suggerirebbe poi, più in generale, di limitare al massimo il consumo di suolo e l'impatto antropico sullo stato dei luoghi, nell'ottica di una miglior risposta dei terreni a fenomeni atmosferici particolari e quindi di una miglior vivibilità." conclude la presidente di Archeoclub L'Aquila.